Benvenuti su Marte!

Nonostante nel 2018 vi siano ancora detrattori della scienza, dell’astronomia, dell’astrofisica e, dulcis in fundo, “terrapiattisti” (sigh), la razza umana continua fortunatamente a compiere passi avanti sul fronte dell’esplorazione spaziale. Da secoli le grandi menti dell’umanità hanno iniziato ad interrogarsi su uno dei pianeti che compongono il nostro Sistema Solare, Marte – anche noto come il Pianeta Rosso – iniziando ad organizzare delle vere e proprie missioni d’osservazione ed esplorazione.

Il fascino per l’esplorazione e – perché no – per la colonizzazione spaziale, non colpisce solo la comunità scientifica, ma anche migliaia di appassionati sparsi in tutto il mondo. Non stupisce, quindi, che le grandi case di produzione scelgano di far leva su questi sentimenti pionieristici, realizzando prodotti per l’intrattenimento – film, serie tv, libri e videogiochi – dedicati interamente a chi guarda alle stelle con curiosità, sognando magari di poterle esplorare in prima persona.

Se vi rispecchiate nella descrizione, e se la possibilità di esplorare e colonizzare un nuovo pianeta vi affascina (e forse spaventa al tempo stesso) seguiteci in questa recensione, nella quale vi parleremo del nuovo titolo sviluppato da Haemimont Games e pubblicato da Paradox Interactive: Surviving Mars.

“Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti.” – Arthur C. Clarke

Quando il team di Haemimont – un veterano dei city-builder, che ci ha “donato” titoli come la serie Tropico – annunciò per la prima volta Surviving Mars, lo descrisse come un “hardcore survival city-builder” e scelse di stuzzicare l’appetito dei fan pubblicando un trailer che si chiudeva con lo schianto di un meteorite su una tranquilla e pacifica colonia umana. Sin dal principio, dunque, lo studio di sviluppo ha voluto mettere ben in chiaro una cosa: la vita su Marte è possibile, ma è dannatamente ostica e ricca di pericoli. Saremo in grado di creare una colonia umana e farla sopravvivere alle avversità?

Per rispondere alla domanda, non resta che indossare i panni di una divinità – perché fondamentalmente è questa la sensazione che si prova in titoli del genere – rimboccarci le maniche, scegliere ogni singolo aspetto della nostra spedizione – dallo sponsor che ci finanzierà, alla specializzazione del nostro comandante, passando per il quantitativo e la tipologia di risorse e tecnologie da far approdare sul pianeta rosso – e far decollare il nostro primo razzo. Sin da queste prime fasi di gioco, che potremmo definire banalmente preparatorie, il team di Haemimont inizia mostrare una delle grandi lacune del titolo: l’assenza quasi totale di un tutorial. Cosa comporta la scelta di uno sponsor piuttosto che di un altro? A quali risorse e tecnologie è preferibile dare la priorità? Perché ogni singola decisione presa, va ad inficiare sulla difficoltà generale della partita – indicata da una percentuale posta nella parte superiore della schermata – e soprattutto una difficoltà superiore che tipo di ostacoli comporta? Queste sono solo alcune delle domande che un neofita del titolo potrà porsi avviando Surviving Mars e, a conti fatti, trovano le loro risposte semplicemente giocando. Forse è questa la motivazione che ha spinto il team di sviluppo ad inserire un easy mode – una modalità facilitata – dove, fondamentalmente, il giocatore salterà a piè pari la fase preparatoria, trovandosi direttamente su Marte con un gran quantitativo di risorse, denaro, e una buona selezione di tecnologie, più che sufficienti per iniziare a gettare le basi della propria colonia marziana.

Il primo grande obiettivo da realizzare nel più breve tempo possibile è rappresentato dalla costruzione di una dome, una grande cupola destinata ad ospitare le nostre colonie e i relativi abitanti. La prima cosa da fare, dunque, sarà garantire alla colonia una fornitura sicura e costante di alcune risorse primarie: acqua, elettricità e ossigeno. Ed è per questo motivo che il nostro primo razzo che atterrerà sul pianeta, sarà fondamentalmente una “nave-cargo” contenete alcune risorse di base, droni – adibiti alla costruzione e alla manutenzione degli edifici interni ed esterni alla colonia – e tre veicoli principali, che ci aiuteranno nell’esplorazione, nel controllo degli stessi droni e nel trasporto delle risorse. È in questa fase del gioco che iniziano a far capolino i tre fattori principali che influenzeranno tutta la vostra partita: la capacità di gestione, le doti strategiche e la pianificazione. Possono sembrare caratteristiche scontate in un city-builder, ma le sfide e le difficoltà offerte dal pianeta rosso sono molteplici e vanno dalle “semplici” piogge di meteoriti, alle ben più ostiche tempeste di sabbia, che potranno senza difficoltà rovinare tutti i vostri piani e costringervi a ricominciare tutto da capo.

“In the face of overwhelming odds I’m left with only one option: I’m gonna have to science the shit out of this.” – Mark Watney

Se la pianificazione, la gestione e la strategia, ricoprono dunque un ruolo piuttosto essenziale in Surviving Mars, lo stesso vale per la conoscenza. Questa, purtroppo, è una delle grandi pecche del gioco, che non avendo un vero e proprio tutorial ma limitandosi a dei semplici consigli in-game – peraltro molto sommari – costringe i giocatori ad andare avanti per tentativi. Fortunatamente, nel menù di pausa, è stata inserita una sorta di enciclopedia del gioco, nella quale poter trovare una descrizione di tutti gli edifici e macchinari disponibili, i già citati consigli in-game, una panoramica sulle meccaniche di gioco e sulle varie catastrofi che potrebbero – e lo faranno – verificarsi nel corso delle vostre partite. Consideratela come una sorta di “Manuale del Giovane Colonizzatore” e, se accettate un consiglio spassionato, consultatela sempre e comunque, non sarà completa al 100% ma fornisce senza alcun dubbio il miglior aiuto che possiate ricevere dal gioco.

Oltre all’enciclopedia, il team di Haemimont ha ben pensato di non lasciare il giocatore completamente in balia di sé stesso e ha inserito una componente essenziale per la vostra sopravvivenza su Marte: un Albero di Ricerca. Una volta atterrati sul pianeta rosso, solo una piccola porzione dell’intera mappa sarà stata esplorata automaticamente dalle sonde, la scannerizzazione e l’esplorazione di tutte le altre sarà uno dei nostri compiti principali. In alcune zone saranno scoperti dei particolari punti d’interesse noti come anomalie, che dovranno essere analizzate dal nostro rover esplorativo. Fatto questo, si potranno scoprire nuove tecnologie e guadagnare punti ricerca, necessari per poter espandere, appunto, il nostro Albero di Ricerca. La loro tipologia varierà dal semplice ampliamento di un deposito di stoccaggio, a vere e proprie meraviglie architettoniche note come Wonders, che andranno a rendere la vostra vita su Marte molto – MOLTO – più semplice. Purtroppo, oltre a necessitare un gran numero di risorse, si tratta di ricerche che potrete sbloccare più facilmente nell’endgame, rendendole a conti fatti poco utili nelle più ostiche fasi iniziali del gioco. Ciò detto, l’impegno di Haemimont impiegato in questo particolare aspetto del gioco è palese, e ciascuna delle tecnologie andrà ad influenzare positivamente e, soprattutto, facilitare la sopravvivenza della razza umana su Marte.

“That’s one small step for a man, one giant leap for mankind” – Neil Armstrong

Gettate le basi per la nostra colonizzazione del pianeta rosso e preparato il terreno per l’arrivo dei futuri abitanti, subentra uno degli aspetti più intriganti del gioco: la selezione dei coloni.

Chi tra voi ha giocato al recente Mass Effect: Andromeda – al di là del giudizio personale che possiate avere sul titolo – sa bene che in una missione di colonizzazione non vengono spedite “persone a caso” e la priorità viene data ad esperti, a chi deve a conti fatti RENDERE POSSIBILE la vita sul pianeta. In questo contesto, Surviving Mars viaggia sulla stessa lunghezza d’onda. Avendo inizialmente a disposizione dei posti limitati, sia sul razzo che sul pianeta stesso, si rende necessario selezionare accuratamente chi far partire subito e chi lasciare sulla Terra in attesa del “volo successivo”. A venirci in aiuto in questo contesto, troviamo un pratico sistema di selezione, che andrà a descrivere ogni singolo colono, evidenziandone i pregi, i difetti, la specializzazione e i gusti personali, in perfetto stile The Sims per capirci. Avremo scienziati ipocondriaci, botanici ansiosi, ingegneri sportivi e via via discorrendo. La priorità in questo caso, va data non solo a coloro che possono apportare un significativo aiuto alla colonia, ma anche a chi tra i volontari ha degli aspetti caratteriali e dei gusti affini. Se nella vostra colonia ospitate 12 abitanti sportivi e avete un centro sportivo, ecco che il loro intrattenimento sarà assicurato e, di riflesso, la sanità mentale dell’intera popolazione sarà garantita.

Anche lo spazio vitale ed edificabile delle singole cupole è piuttosto limitato ed è indispensabile scegliere con cura quali tipologie di edifici installare. Alcuni di essi saranno logicamente indispensabili – basti pensare alle abitazioni o ai ristoranti – mentre altri saranno lasciati alla scelta del giocatore. Anche in questo caso, si avrà a disposizione una totale libertà di scelta, tenendo ben presente che riempire una colonia di edifici per l’intrattenimento – come negozi, locali, casinò – andrà a inficiare negativamente sull’effettiva utilità e produttività della stessa, rendendola a conti fatti un bel parco divertimenti e nient’altro. Obiettivamente poco utile nelle fasi iniziali di uno sviluppo coloniale extraterrestre, non credete anche voi? In questo contesto, purtroppo, c’è da fare un piccolo appunto ad Haemimont, identificabile nella scarsità di contenuti presenti nel gioco. Il team non sembra essersi sforzato molto sotto questo punto di vista e, sia fuori che dentro la colonia, gli edifici sono, seppur graficamente ben curati, obiettivamente pochi. Certo, il già citato Albero della Ricerca andrà ad aggiungerne di nuovi, ma un po’ più di varietà sarebbe stata più che gradita. Ovviamente la soluzione al problema è presto detta: DLC e non ci stupiremmo più di tanto se facessero la loro comparsa all’orizzonte.

“L’espressione più eccitante da ascoltare nella scienza, quella che annuncia le più grandi scoperte, non è ‘Eureka’ ma ‘Che strano…’.” – Isaac Asimov

Se siete giunti fin qui, e prima ancora se avete iniziato a leggere questa recensione, si presuppone che la scienza, la fantascienza, l’astronomia e l’astrofisica, siano materie che stuzzicano il vostro interesse. In tal caso, sappiate che Surviving Mars è il trionfo del citazionismo. Nelle descrizioni di alcuni oggetti e aspetti del gioco – riscontrabili già dalla selezione iniziale del logo per la vostra spedizione –  sarà possibile trovare delle citazioni appartenenti non solo alle “grandi menti” del settore, ma anche ai più famosi prodotti dell’intrattenimento, siano essi film, serie televisive o giochi.

Ad aggiungere un po’ di mistero in tal senso, troviamo, appunto, dei fenomeni noti come Mystery. Tali eventi, selezionabili dal giocatore nella fase preparatoria della spedizione, si verificheranno tendenzialmente nelle fasi più avanzate del gioco e comporteranno la comparsa sul pianeta rosso, di… qualcosa di bizzarro. Facendo una banale ricerca su internet, potrete facilmente trovare dettagliate descrizioni dei singoli misteri, ma – se mi consentite un parere personale – non fatelo. Selezionatene uno, quello che più vi attrae, iniziate la vostra partita e giocate. Quando si verificherà, starà  a voi decidere come rapportarvici. Sappiate solo che l’intento del team di sviluppo era quello d’inserire una sorta di componente narrativa sfruttando proprio questi misteri e, dopo averli sperimentati, possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto.

Verdetto 

Tirando le somme, Surviving Mars si presenta ai giocatori come un più che dignitoso city-builder, che fa della componente sci-fi uno dei suoi principali punti di forza. Seppur ostico nelle fasi iniziali, complice anche la semi-totale assenza di un tutorial e la mancanza di una localizzazione in italiano, una volta presa confidenza con le meccaniche di gioco, la realizzazione della prima colonia umana su Marte diventa fattibile e facilmente gestibile. A proposito di gestione, purtroppo, il sistema di controllo su console è ben lontano dall’essere confortevole anzi, l’utilizzo di macro e combinazioni di tasti, nelle fasi più concitate di una partita, rischia di confondere il giocatore, rendendo necessario mettere in pausa lo scorrere del tempo in-game per provare a far fronte alle varie emergenze. Per quanto concerne l’aspetto tecnico del gioco, il titolo di Haemimont presenta una grafica pulita e ben curata nei vari dettagli, in particolare nelle fasi notturne dove il sistema d’illuminazione delle strutture, unito ad una colonna sonora composta da brani accuratamente selezionati e particolarmente rilassanti, rendono l’atmosfera generale ricca di fascino. Interessante anche la scelta del team di sviluppo d’inserire una sorta di componente narrativa grazie ai misteri e, altrettanto degno di nota, è il citazionismo volutamente inserito nel titolo, che trasmette un’indubbia passione per la scienza e la fantascienza in ogni loro declinazione.

Federico Barcella
Romano di nascita, nerd per passione, amante di Final Fantasy, di Batman e dei Cavalieri dello Zodiaco. Parla poco ma ascolta e osserva molto, sente un’affinità smodata con i lupi e spera di rincarnarsi in uno di loro. Cede spesso alle tentazioni della rabbia con picchi che creano terremoti in Cina per l’Effetto Farfalla e odia la piega che sta prendendo l’Universo-Videoludico negli ultimi anni.