O del tormentato viaggio dietro lo sviluppo di Final Fantasy XII

Senza arrivare agli estremi della cancellazione, che pure esistono, nel corso della storia dei videogiochi sono numerosi gli esempi di titoli che hanno avuto dalla loro uno sviluppo travagliato. Interruzioni, posticipi e ritardi sono, purtroppo, all’ordine del giorno; ma c’è stato un tempo in cui lo scettro era posseduto da Final Fantasy XII. In effetti, ben prima del rilascio del chiacchierato e fantomatico Duke Nukem Forever, i 5 anni di attesa dall’annuncio (6 per l’arrivo in Europa) hanno permesso all’allora ultima fatica di Square Enix di occupare addirittura un posto all’interno del libro dei Guinness World Records. Un traguardo infelice che, oltre a nascondere tutta una serie di interessanti dietro le quinte, creò diversi grattacapi a Square-Enix, tanto da rendere necessario il posticipo di Final Fantasy XIII alla nuova generazione hardware di console, con tutte le conseguenze economiche negative del caso.

Premesso ciò, cercheremo di ripercorrere e decostruire questa storia, per arrivare a una spiegazione plausibile e capire cos’è andato “storto” durante lo sviluppo di Final Fantasy XII.

Questioni di scelte, fra Sakaguchi e Matsuno

Siamo nel 2000. Hironobu Sakaguchi, che l’anno seguente, stretto nella nuova Square-Enix e malconcio reduce dal disastroso Final Fantasy: The Spirits Within, lascerà la compagnia, compie quella che presumiamo essere una delle sue ultime decisioni. Decide, infatti, di porre alla guida di Final Fantasy XII, attesissimo nuovo capitolo della serie, Hiryuki Ito e Yasamu Matsuno. Il primo è, neanche a dirlo, l’inventore dell’Active Time Battle; il secondo, il director e scrittore degli acclamati Final Fantasy Tactics e Vagrant Story. La pre-produzione dello sviluppo di Final Fantasy XII è iniziata.

È Matsuno, allora, che concepisce e scrive la storia di Final Fantasy XII. In qualità di autore e co-director, è sua la volontà di ambientarlo nell’universo-mondo creato per Tactics, ovvero Ivalice; così, sempre da lui proviene quell’urgenza di spostare l’orizzonte narrativo verso tematiche inerenti alla sfera politica e alla crudeltà della guerra. Motivi che, per carità, sono stati affrontati spesso nel corso della serie, ma non sono mai stati così centrali né fondativi. Da qui prende il via questo racconto che parla di Dalmasca, un piccolo regno invaso e soggiogato da una potenza militare straniera, e di tutte quelle tragiche conseguenze che succedono a qualsiasi conflitto bellico: dalle vittime, decedute o sopravvissute, alla povertà dilagante, la fame, o all’oppressione subita dallo sconfitto; al senso di impotenza, rabbia e odio, al dolore straziante per chi ha perso tutto; agli stravolgimenti culturali e sociali, nonché religiosi, che ribaltano tutto in un istante lasciando il passato confinato nei ricordi, una labile certezza della memoria che con il trascorrere del tempo finisce per essere dimenticata.

Più interessato alle macchinazioni che si annidano e intrecciano nel mondo di Ivalice, Matsuno, rifugge da quei toni tipici di un romanticismo adolescenziale, o dai canoni archetipici del viaggio dell’eroe, per architettare un ensemble variegato che mescola un cast eterogeneo, con un pizzico di Star Wars, e produrre una cupa fantasia medievale shakesperiana.

Ma ecco che, a 4 anni dall’avvio del lavori, Yasumi Matsuno si dimette e lascia il progetto. Dichiarazioni ufficiali parlano di motivi di salute (nello specifico, di un malessere causato dall’eccessivo stress lavorativo), ma c’è chi ipotizza che la società lo abbia costretto alle dimissioni contrariata dal ritardo dei lavori e dallo sforamento del budget; e chi, invece, afferma che la causa deve essere rintracciata nelle numerose divergenze artistiche e creative fra la casa madre e Matsuno, che, in ultimo, anche per una certa incapacità nel gestire un progetto di così ampio respiro e caratura, ha preferito lasciare il posto a qualcun altro invece di restare e piegarsi a quelle imposizioni.

Con Hiroshi Minagawa come nuovo co-director, lo sviluppo di Final Fantasy XII procede a ritmi serrati fino alla data di rilascio, che avviene nel corso del 2006 per Giappone e Stati Uniti e nei primi mesi del 2007 per l’Europa. Per venire incontro ai limiti tecnici di Playstation 2 e alla mancanza di tempo, più di un elemento viene tagliuzzato (come la possibilità di poter giocare l’intero titolo in co-op, oppure la meccanica che avrebbe permesso di reclutare NPC per ricevere un aiuto extra durante le missioni di Caccia) e si nota una discrepanza fra la prima parte, più omogenea e avvincente, e una seconda parte più scollata e scolorita. Un aspetto che, per alcuni, va ricondotto non solo al rush finale necessario per immettere il gioco in commercio, ma al cambio di vertice e conseguenti rivoluzioni in termini di design e di scrittura.

In ogni caso, Final Fantasy XII ha incontrato reazioni contrastanti al lancio: la critica lo ha acclamato; il pubblico, invece, si è spaccato. C’è stato chi ha accolto positivamente i cambiamenti in termini di gameplay e di trama rispetto ai consueti canoni; e chi, d’altra parte, ha mal digerito un concept che, per imporre fluidità ai combattimenti e un open world navigabile senza soluzione di continuità, ha sacrificato l’azione in tempo reale per una strategia automatizzata e proposto personaggi ritenuti insipidi, schiacciati dal peso di una storia più grande loro.

Lo sviluppo di Final Fantasy XII: l’addio di Matsuno fra verità e leggenda

L’addio di Matsuno è uno di quegli episodi che nel corso degli anni si è tinto di giallo. Anzi, di molteplici colori che hanno contribuito a intorpidire le acque della verità, mescolando la verità con la menzogna, le supposizioni con le illazioni. Insomma, creando miti e leggende.

Uno degli aspetti su cui si è insistito di più, riguarda proprio il cambiamento che l’intera storia di Final Fantasy XII ha subito nel corso dello sviluppo, rispetto alla visione originale di Matsuno. Per lui, infatti, il protagonista doveva essere Basch, ex-capitano tormentato dai suoi fallimenti e accusato di tradimento, e l’intera vicenda ruotare intorno al suo riscatto e al suo ruolo nella salvezza di Dalmasca. Ma Square aveva altri piani in mente: una ricerca di mercato aveva infatti fatto notare che un “uomo” come Basch (che nel gioco ha 28 anni), difficilmente avrebbe attratto un pubblico di giovanissimi, specialmente se accostati a una carattere così umbratile e disincantato. Per questo motivo vennero creati Vaan e Penelo, due personaggi più giovani e solari, perfettamente in linea con il target demografico di riferimento del sondaggio effettuato da Square-Enix, e inseriti all’interno del gioco. Entrambi, in effetti, appiano quasi subito come elementi estranei al discorso, con poche e forzate connessioni narrative volte a giustificare la loro presenza — la quale, d’altronde, dalla seconda metà si assottiglia sempre di più, fino a quasi scomparire del tutto. Vaan, specialmente, è un caso strano: è il protagonista pur non essendo il protagonista: si trova a essere il personaggio principale — e noi con lui — solo perché la regia ce lo impone. Peraltro lui stesso chiarisce in più di un’occasione, di non essere il leader e di limitarsi a seguire il gruppo. Una situazione quantomeno bizzarra.

A questo punto, dovrebbero essere chiare la cause che hanno portato Matsuno alle dimissioni: nell’incapacità di poter effettuare tali cambiamenti per rispondere a criteri di natura commerciale, ha preferito, prima che venissero attuati, abbandonare lo sviluppo di Final Fantasy XII e rimanere coerente con i propri principi.

Ma, al contrario, potrebbe anche non essere così.

sviluppo final fantasy xii

Infatti, nel corso di un’intervista, Takashi Katano e Hiroaki Kato, responsabili della recente edizione remaster del gioco ed ex-membri del team originale di sviluppo di Final Fantasy XII, hanno dichiarato, pur non entrando troppo nello specifico come tipico della riservatezza nipponica, che “il gioco ha seguito più o meno lo stesso percorso dopo che Matsuno-san se n’è andato. Non c’è stata una grande revisione o qualcosa del genere. La versione giocabile del gioco era stata mostrata all’E3, e a quel punto si trattava davvero di rifinire il prodotto finale. Una volta che se ne è andato, era solo una questione di “Da qui in poi ci occuperemo di seguire il percorso stabilito”. Sottolineando anche che alcune delle caratteristiche più polarizzanti e controverse del gioco erano presenti molto prima che Matsuno lasciasse la squadra. “La parte relativa al cambiamento del personaggio principale è avvenuta in realtà abbastanza presto nello sviluppo. È vero, ci sono stati alcuni lievi cambiamenti su quale personaggio sarebbe apparso prima o dopo, ma niente che avrebbe stravolto lo sviluppo in termini di modifiche alla trama. Non è che l’intera storia è stata riscritta in qualcosa di completamente diverso man mano che andavamo avanti. Era solo una questione di seguire i ritmi del gameplay e farli accoppiare con la storia mentre procedevano senza soluzione di continuità. Questo è stato l’elemento più importante della riscrittura, assicurandosi che si adattasse al gameplay”.

Lo sviluppo di Final Fantasy XII: il nemico più forte è un easter egg dal duplice significato

All’interno del mondo di Final Fantasy XII non esiste un vero e proprio mini-gioco come da tradizione della serie, come il Blitzball in FFX o il Tetra Master in FFIX, per citarne qualcuno. È tuttavia possibile prendere parte alla Caccia ai Ricercati. Entrando a far parte del Clan Centurio, infatti, potremo effettuare un corposo numero di missioni secondarie che ci permetteranno, dopo aver ucciso la preda di turno, di ottenere punti esperienza, punti licenza e numerosi oggetti. Oltreché fama e sfiziosi collezionabili.

Proprio all’interno di queste missioni secondarie, precisamente nella più temuta e difficile, si annida un sorprendente ed enigmatico easter egg di Final Fantasy XII. Questa taglia, di fatti, prevede l’uccisione di un terribile mostro, un Super ricercato il cui nome è Yiazmat, un mastodontico drago antico che risiede nell’Anfiteatro delle Cascate di Ridorana. Nella storia ci viene presentato come colui che ha ucciso il mentore del capo del Clan Centurio, il moguri Montblanc che cerca, inutilmente vendetta. Il drago, infatti, è veramente un avversario fortissimo, uno dei più forti del gioco insieme a Zodiark, dotato di ben 50 milioni di HP. Una cifra spaventosa.

Ma la particolarità di questo boss non risiede nella sua eccezionale vitalità, quanto nell’origine del suo nome: Yiazmat non sarebbe altro che un derivato di YiASumi MATsuno, ovvero quel Matsuno, con lo specifico e neanche tanto velato intento di inserire l’ex director di FFXII nel gioco. Quale fosse il reale intento degli sviluppatori rimane tutt’ora un mistero; ma, va da sé che, il riferimento, lascia spazio a molteplici e contraddittorie interpretazioni, ognuna perfettamente plausibile: c’è chi, inquadrando l’abbandono di Matsuno come responsabile di un forte shock emotivo da parte del resto del team, hanno tradotto Yizamat, e quindi Matsuno, come un traditore che con il suo agire aveva generato rabbia e dispiacere, oltreché provocato danni economici all’azienda a seguito dei ritardi e dei problemi allo sviluppo e allora Montblanc sarebbe la personificazione di Square-Enix e il Clan Centurio degli sviluppatori; oppure il contrario, quindi sotto forma di un omaggio nostalgico-celebrativo, con la creatura draconica come mostrificazione della malattia di cui soffriva Matsuno (o, perché no, di una cattiva Square-Enix responsabile del suo allontanamento) e la volontà da parte dei suoi colleghi di voler simbolicamente (e concretamente nel mondo digitale) sconfiggere la causa di tutti quei problemi.

Il viaggio all’interno dello sviluppo di Final Fantasy XII si conclude qui, abbattuto il mostro si giunge alla fine. Probabilmente nessuno riuscirà mai a sciogliere l’alone di mistero che circonda questa vicenda, e l’unica cosa che rimane da fare è perdersi (per la prima o centesima volta) in questo mondo fantastico, alla ricerca del prossimo ricercato da abbattere o di un nuovo tesoro da scovare. Perché se una cosa è certa in questo Final Fantasy XII semi-matsuniano, è che è Ivalice a essere la reale e più sorprendente protagonista.

Andrea Bollini
Vivacchia fra i monti della Sibilla coltivando varie passioni, alcune poco importanti, altre per niente. Da anni collabora con diverse realtà (riviste, associazioni e collettivi) legate alla cultura e all'intrattenimento a 360 gradi. Ama l'arte del raccontare, meno Assassin's Creed.