Lei, lui… e la casa

Julia è una ladruncola che si guadagna da vivere derubando le persone nelle discoteche. Una sera viene rapita, legata, imbavagliata e portata in un laboratorio nel quale diviene una delle cavie di uno strano esperimento. Nel suo primo tentativo di fuga si ritrova nella casa dello scienziato a capo del progetto, ma viene fermata da Tau, l’intelligenza artificiale incaricata di gestire la casa e il laboratorio sottostante. A seguito dei danni riportati dopo la tentata evasione, Julia dovrà vivere a stretto contatto con Alex, lo scienziato, e soprattutto con Tau, suo guardiano, carceriere e confidente.

Tau è un film Netflix diretto da Federico D’Alessandro con Maika Monroe (La quinta onda, Independence Day: Rigenerazione), Ed Skrein (Deadpool, Il trono di spade) e il premio Oscar Gary Oldman (Il quinto elemento, Harry Potter, Il cavaliere oscuro, L’ora più buia).

 

 

Il film è uno sci-fi di stampo thriller che parte con le premesse di essere una storia, magari non eccelsa, ma almeno interessante. Tale interesse resta vivo nel primo quarto d’ora, finché non iniziano a manifestarsi vari buchi di trama che caratterizzano una qualità narrativa piuttosto vacillante. Andando avanti con la visione non si può fare a meno di notare una certa superficialità nei contenuti e nella psicologia dei personaggi. In un film del genere non è necessario conoscere la storia della vita dei protagonisti, ma occorrono dei collegamenti sui quali si possa intrecciare la trama, e simili ganci solitamente vengono piantati dalla regia, che in questo caso risulta paurosamente debole, mancando della marcatura necessaria in una storia nella cui prima parte i dialoghi sono quasi del tutto assenti.

La differenza tra alone di mistero e buco di trama si manifesta attraverso l’inesistenza della mano registica, che ci lascia percepire una forzatura di azioni e comportamenti senza spiegazione e situazioni che non hanno un vero senso logico. Simili mancanze sono ovviamente anche e soprattutto frutto di una sceneggiatura sciatta, il che è un vero peccato perché l’idea di fondo non era affatto male.
Se una storia che dovrebbe puntare principalmente sul concetto di umanità non sviscera il lato psicologico ed emotivo dei personaggi, il film perde in partenza.

Figura principalmente vacillante è il personaggio di Alex: per quello che si capisce dovrebbe essere una persona fredda e distaccata, che “dovrebbe” trattare Julia come un topo da laboratorio ma non ci riesce fino in fondo, o almeno è quello che immagina lo spettatore perché il rapporto tra l’uomo e la donna è praticamente nullo, fattore che rende inverosimile certi sviluppi della terza parte del film.
Ovviamente l’elemento principe della vicenda è il rapporto tra la protagonista a Tau, ma il problema è che rimane sempre troppo superficiale. I due hanno un rapporto ambiguo, dovrebbero instaurare una certa complicità che purtroppo rimane ad un livello troppo basso e che non ci regala il giusto interesse.

Ci sono infatti una serie di elementi che gli sceneggiatori avrebbero potuto trattare diversamente, in maniera più approfondita, ma questo non avviene  quasi mai. Ad esempio nei primissimi minuti del film si nota un volantino per un’accademia musicale sul frigo di Julia, il che ci fa dedurre che la ragazza sia un’appassionata di musica, ma quando viene tirato in ballo l’argomento con Tau, Julia appare completamente estranea. Il perché non sia stato adoperato per stabilire un punto d’incontro tra i due, e si sia scelto invece di limitare il tutto ad un puerile gioco del perché, non ci è dato saperlo. Tutto questo può forse funzionare all’inizio, ma alla lunga ci fa dubitare dell’intelligenza di Tau: infatti più conosciamo questa A.I., più ci viene il sospetto che di intelligente abbia ben poco. Sarebbe stato interessante vedere Tau e Julia stimolare la reciproca intelligenza cercando risposte, ma niente, si resta allo stato di partenza, con Julia che legge roba a caso e Tau che fa domande a raffica.

Anche il modo in cui la protagonista cerca di guadagnarsi la fiducia di Tau è piuttosto sciocco, e ciò che sarebbe dovuto essere una sorta di scambio di favori, creando una conseguente rete di bugie che li rende complici, si risolve in situazioni in cui Tau sembra un idiota che si fa fregare. Noi, al posto suo, l’avremmo fatta fuori il secondo giorno.

Ci hai provato, Netflix

Un buon film deve essere in grado di suggerire indirettamente ogni tipo di informazione narrativa attraverso tutti i mezzi di cui dispone. Tau ci prova più di una volta, ma fallisce almeno due su tre, e alla fine della visione si resta piuttosto perplessi.
Una volta inquadrato il plot ci saremmo aspettati un qualche “triangolo psicologico” in cui Julia fa di tutto per allungarsi la vita il più possibile, peccato che l’unica sua qualità sia essere meno stupida di Alex e Tau. Non è la prima volta che i film di Netflix gettano alle ortiche delle belle idee e alla lunga questa situazione crea un certo fastidio. Per una bassa produzione non ci si aspetta chissà quale finezza negli effetti speciali o scenografie spettacolari, ma una buona sceneggiatura prescinde da tutto questo, e chiunque abbia un po’ di fiducia nell’arte sa bene che tre attori, un set e una buona penna possono creare piccole meraviglie.

L’indignazione va alle stelle quando si prende consapevolezza che sono stati in grado di sprecare un premio Oscar come Gary Oldman, il quale ce l’ha messa tutta per umanizzare Tau, ma se i dialoghi sono mediocri, Oldman non può certo fare miracoli. Il difetto principale di Netflix in generale è proprio incappare in questi scivoloni, investendo in buoni progetti che talvolta vengono trattati con tremenda superficialità, e questo è un grande peccato, soprattutto quando si sa per certo che si poteva fare di più.

Verdetto

Questo film è come uno studente che potrebbe essere il primo della classe ma preferisce marinare la scuola. L’idea è buona, ma si perde in espedienti narrativi scopiazzati e una messa in scena oltremodo superficiale, se non addirittura svogliata. Un film potenzialmente valido che si rivela essere un B-movie dimenticabile da vedere una domenica pomeriggio quando non si ha nulla da fare. Se volete vederlo, che sia rigorosamente in lingua originale: la voce di Gary Oldman merita sempre.

Erika Pezzato
Laureata in lettere, cinefila per vocazione e scrittrice a tempo perso. Appassionata di film cult, fumetti e videogiochi, con un amore spasmodico per la letteratura, in particolar modo per il genere fantastico. In costante attesa che uno stregone bussi all'uscio di casa per offrire una nuova avventura alla quale non si può rinunciare.