Dai diamanti non nasce niente…

Chiunque di voi abbia navigato in rete per più di mezza giornata, si sarà sicuramente imbattuto in una serie di meme con protagonista uno strano tizio intorno alla quarantina, con i capelli scuri portati lunghi, che declama orrende battute su un tetto o in un negozio di fiori. Questa strano tipo è Tommy Wiseau, al secolo Thomas Pierre Wiseau, l’uomo capace di togliere il primato di peggior regista del mondo al compianto Ed Wood.

Così come Edward D. Wood Jr. – regista attivo negli anni ’50 – è stato cantato dall’opera di Tim Burton che vede il protagonista (Johnny Depp) alle prese con quello che è stato considerato per anni il peggior film della storia del cinema – Plan 9 from outer space –, allo stesso modo le gesta di Tommy Wiseau vengono narrate nel film scritto e diretto da James Franco.

Wiseau è diventato famoso – col senno di poi non sappiamo se suo malgrado o perché è stato così caparbio da andare fino in fondo al suo sogno – perché nel 2003 ha girato The room, il classico film per cui viene usata l’espressione “talmente brutto da fare il giro”.

Di cosa parla The room? La trama è tra le più semplici e abusate: una storia d’amore, il miglior amico che si mette in mezzo, la tragedia a chiudere il sipario. Tutto nella norma se non fosse che la storia che sta dietro la genesi di questo film vede protagonisti un patrimonio sterminato, un uomo senza alcun talento, la caparbietà di due amici soli contro tutto e tutti e un sogno troppo grande per un solo cassetto.

Dinnanzi a tutto questo materiale, James Franco non si è tirato indietro: acquisiti i diritti del libro da cui è tratto il film omonimo, lo ha assemblato in uno splendido prodotto da cinema, una storia che non stonerebbe accanto a Cenerentola, tanto sa di fiabesco.

Partiamo dalla fine: in occasione della scorsa cerimonia dei Golden Globe, quando Franco è stato chiamato a ritirare il premio come miglior attore, ha chiamato sul palco due persone: il fratello, Dave Franco (diventato famoso grazie ai film Now you see me 1 e 2) e Tommy Wiseau, che dopo quattordici anni dal lancio del suo film ha coronato il sogno di essere chiamato su uno dei palchi più importanti per un attore che voglia definirsi tale.

Com’è stato possibile tutto ciò? Grazie al film The disaster artist, in cui – sullo sfondo di una cinica e spietata Los Angeles – si consuma il sogno di due uomini, diretto da uno James Franco in stato di grazia.

Il film si apre con una carrellata di brevi dichiarazioni da parte di grandi uomini e donne dello show biz mondiale (J.J. Abrams, Kevin Smith e compagnia bella) che raccontano il loro punto di vista su The room, le prime volte che lo hanno visto e le occasioni in cui ne hanno parlato (e riso) con gli amici. Già questo mette lo spettatore su un piano di estrema curiosità, attirando immediatamente anche chi non ha mai sentito parlare delle pessime interpretazioni di Wiseu & soci (se ancora esiste qualcuno che non ha mai visto queste perle dell’internet, sia chiaro!).

Nel giro di qualche scena ci troviamo catapultati indietro nel tempo di una ventina d’anni, al momento in cui nasce l’amicizia tra Wiseau e Greg Sestero, aspirante attore e modello: su questa coppia di amici, sulle loro intese, reciproche invidie e affetto incondizionato si basa buona parte della storia.

Il merito di James Franco sta anche in questo: aver preso del materiale che aveva le potenzialità di una macchietta (la pessima recitazione di Tommy) e averne tratto sì un film divertente ma che non si accanisce eccessivamente su quello che potrebbe essere un cadavere pronto alla dissezione. Il film, in fondo, omaggia i due uomini, la loro caparbietà, il sogno che inseguono contro ogni pronostico e fa apparire la macchina hollywoodiana come un ingranaggio che stritola ogni velleità, anche quelle che nascono dai talenti veri. Figuriamoci come avrebbe potuto ridurre Tommy e Greg.

I due interpreti protagonisti, James e Dave Franco, recitano perfettamente la parte degli attori senza talento, dei wannabe senza speranza che si scagliano contro il sistema. In più occasioni ci siamo stupiti di fronte alle scene in cui James Franco scompariva, lasciando il posto – per il passo, la voce, i gesti – a Wiseau. Non era più un attore ma diventava qualcos’altro. Se avevate ancora dubbi sulla sua capacità di recitare, andate a vedere The disaster artist e ricredetevi.

Verdetto 

The disaster artist svela i retroscena della realizzazione di uno dei film più brutti della storia del cinema, The room, raccontando la storia di Tommy Wiseau – sceneggiatore, regista, finanziatore e interprete del film – e dell’amicizia che lo lega da ormai più di venti anni, a Greg Sestero – co-protagonista della pellicola del 2003. James Franco prende del materiale diventato ormai leggendario in rete e ne tira fuori un piccolo gioiello, in cui la bravura sua e del fratello Dave  si unisce alla sensibilità che ha saputo infondere nel film, raccontando sì la storia di un fallimento ma strizzando anche l’occhio al classico lieto fine delle fiabe. Da vedere e rivedere e, ci raccomandiamo, rimanete fino alla fine in sala… la scena post credits vale da sola tutto il biglietto!

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.