Le vecchie e nuove “tigri” del golf

Il primo The Golf Club del 2014 nacque dalle ceneri della serie di videogiochi a tema golfistico Tiger Woods PGA Tour, pubblicata e sviluppata con cadenza annuale da EA Sports seguendo la tradizione tipica della casa con i videogiochi sportivi. In seguito agli torbidi scandali che riguardarono il campione, sia da parte di EA che da parte dello stesso si decise mutualmente di cessare lo sviluppo di ulteriori capitoli della serie. Così i ragazzi di HB Studios, i quali avevano già lavorato principalmente per conto di EA a giochi di cricket e rugby, decisero di lavorare con l’engine grafico Unity ad una nuova IP golfistica, cercando di colmare la mancanza che la cancellazione del progetto aveva portato nel mercato videoludico. Ne scaturì un gioco basato sostanzialmente sulla possibilità di giocare all’infinito, grazie alle feature creative che permettevano di costruire i propri campi fin nei minimi dettagli, con risultati apprezzabili. Circa tre anni dopo, la serie torna con il suo secondo capitolo.

Uno sport complicato

Diciamocelo, nonostante si possa riassumere in un “colpisci la palla con la mazza e mettila in buca in meno colpi possibile” il golf è uno sport incredibilmente sfaccettato e tecnico, con una miriade di termini specifici, possibili colpi, regole e situazioni che necessitano di tempo per essere compresi. Così come il suo ritmo, totalmente all’antitesi di quella che può essere una dinamica di una partita di calcio o basket, tende a rendere questo sport un qualcosa di decisamente elitario. La possibilità che una persona s’interfacci per la prima volta a questo sport quindi è molto alta. Per questo una maggior cura nell’accompagnare per mano l’utente nel mondo del golf sarebbe stato certamente gradito. Ahimè in The Golf Club 2 il tutorial iniziale è pressapochista e scarno nelle spiegazioni: vi sono brevi sessioni nelle quali si provano vari colpi, diversi ferri, tipologie di superfici ed effetti da imprimere alla palla, ma non vi è una reale spiegazioni di come e quando vadano utilizzati questi elementi. Niente che possa minimamente frastornare un appassionato dello sport, vi troverete a vostro agio sin dall’inizio. Se invece siete novelli golfisti, i primi istanti iniziali potrebbero spaesarvi, considerata la quantità di termini tecnici su schermo, trattati prendendone per ovvia la conoscenza. Niente che non si possa raggiungere con l’intuito, sia chiaro. E in ogni caso, una piccola ricerca su internet saprà fugare ogni dubbio. Però niente scuse, parliamo sempre di un tutorial un po’ troppo frettoloso ed incompleto.

 

“Ammazza che mazza”

Parlando di un videogioco di golf, non si poteva non citare il terribile titolo comparso nei Simpson. The Golf Club 2 è decisamente più avvincente pad alla mano, a patto di aver superato lo scoglio iniziale con lo sport e la conoscenza delle sue basi. Il gioco non possiede diritti ufficiali, quindi niente possibilità di impersonare un Johnson o un Molinari. Al loro posto vi è la possibilità di creare un proprio alter ego tramite editor, nel quale sarà possibile modificare ogni aspetto del nostro campione: sesso, connotati e abbigliamento di vario genere e relativi colori che potranno essere man mano sbloccati con la valuta di gioco, ottenibili completando partite. Tra le personalizzazioni possibili, vi è anche la possibilità di modificare il nostro set di ferri del mestiere, scegliendone colori, materiali e tipologie vere e proprie a seconda del tipo di campo che si andrà ad affrontare. Creato il nostro personaggio vi è o la possibilità di testare i percorsi creati dagli utenti tramite l’editor di cui parleremo, per allenarsi a raggiungere quantomeno il par. Oppure il giocatore potrà addentrarsi nella modalità carriera, scalando le classifiche. Dopo aver creato un club di golf o essersi iscritto a uno di quelli già esistenti, si avrà la possibilità di gareggiare in tornei di difficoltà sempre maggiore, migliorando l’estetica del nostro club con i soldi guadagnati, farsi una nomea nell’ambiente e poter accedere a club più importanti. Ci troveremo dunque catapultati sul campo di gioco. L’engine grafico è nella media, con uno stile grafico pulito e tendente al realismo. Nessun effetto cartoon, esplosioni colorate o personaggi fuori dalle righe. L’unica opzione grafica concessa è quella riguardante la possibilità di mostrare l’effetto della pallina tramite una scia colorata. Decisione che dimostra come il titolo sia fermo e rigoroso nel suo stile senza fronzoli. Sulla stessa linea è ad esempio il commento, che sottolinea i momenti clou della partita come farebbe un reale cronista, anche se a volte in maniera troppo didascalica. Purtroppo non mancano problemi tecnici sporadici, come cali di framerate nelle versioni console, o una certa insistenza nel pop-up dei vegetali presenti nell’area, niente che vada ad inficiare pericolosamente il gameplay di gioco. Un gameplay tecnico e asciutto, che non bada a fronzoli e che è in grado di portare diverse soddisfazioni una volta padroneggiato a dovere, a patto di disporre di una buona dose di esperienza e pazienza in egual misura. D’altronde il gioco del golf è così: sostanzialmente una quasi terapeutica gita tra questi prati rigogliosi, circondati da laghetti in grado di rilassare dopo una dura giornata di lavoro. Ma allo stesso tempo un inferno sceso in terra quando ci si ritrova a pochi metri dalla buca, putter in mano, cercando di indirizzare al millimetro la palla in buca, calcolando l’attrito dell’aria, la pendenza del terreno e la forza con cui tirare. Per dosare la potenza dei tiri si utilizza l’analogico (c’è un’opzione di gioco che permette di decidere se sinistro o destro, a seconda delle comodità del giocatore), tirandolo indietro e poi in avanti e cercando di mantenerlo il più possibile allineato con la pallina, simulando il movimento di una mazza da golf. Vi è chiaramente la possibilità di selezionare la mazza più adeguata, anche se il gioco tende a scegliere in automatico quella più adatta al momento, aiutando almeno in questo i giocatori con meno esperienza in campo. Vi è poi la possibilità di imprimere l’effetto facendo girare la pallina, selezionabile tramite un grafico di due rette perpendicolari spostabili nelle quattro direzioni: verso l’alto o il basso e verso sinistra o destra. Vi sono infine altri due tasti per osservare il campo da gioco e determinare in che modo procedere: uno che richiama una mappa a volo d’uccello dell’area di gioco, un altro che permette di muovere la telecamera liberamente per osservare la mappa di gioco fino alla buca. Per quanto assolutamente intuitivo, il gameplay necessita di tempo per essere assimilato. L’hud di gioco mostra sì la velocità e la direzione del vento, ma sta al giocatore capire come comportarsi di conseguenza. Così come viene mostrata su schermo la percentuale di riuscita del tiro che si sta per fare o la distanza potenziale della pallina a seconda della mazza e del terreno dal quale si sta tirando, ma la riuscita del tutto resta sempre e comunque nelle mani del giocatore. 

Il bastone e la carota

Uno dei problemi che si può riscontrare man mano che passano le ore sul titolo è questa totale mancanza di un senso di avanzamento verso il gioco stesso. Termini la tua partita, guadagni monete di gioco con cui comprare oggetti, la spendi per acquistare una mazza di materiale diverso o un cappello strambo, ripeti dall’inizio. Insomma, nelle ore avanzate, una volta presa confidenza con il sistema di gioco, non esiste davvero nulla di particolare che ti spinga a continuare a giocare. Diversamente da altri titoli simili, dove vi erano missioni o obiettivi particolareggiati che portavano il giocatore al completamento degli stessi per poter ottenere i premi in palio. Parliamo di quel tipo di quella soddisfazione che si prova nel battere un boss in un RPG ed ottenerne il loot, o di vincere una corsa automobilistica e sbloccare in nuovo fiammante bolide. Concetto che possiamo ricondurre al bastone con la carota attaccata, che invogli chi gioca a tornare più volte, per continuare nonostante le ore spese su un titolo. Concetto che è praticamente assente qui, se non fosse per il sistema di monete di gioco utili a sbloccare personalizzazioni per il personaggio e la modalità carriera. Un sistema di livelli ed esperienza, con relativi rewards, sarebbe stato davvero apprezzato, oltre al blando sistema di shop con monete in game. L’unica vera funzione di gioco che potrebbe tenere un appassionato dello “sbloccaggio” incollato allo schermo è quella riguardante l’incredibile editor di gioco, vero fiore all’occhiello del titolo. Tramite un’interfaccia intuitiva infatti è possibile letteralmente costruire nuovi campi in un numero che tende all’infinito. Si seleziona innanzitutto il tema dell’ambientazione, che sia un resort caraibico o le colline erbose inglesi. Settata l’ambientazione, sarà possibile personalizzare il territorio nei minimi particolari: modellarne la forma per creare montagne e colline o depressioni nel terreno, inserire banchi di sabbia, regolare l’altezza dell’erba o la quantità del fogliame, posizionare alberi, vegetazione e acqua multi strato, con la possibilità di creare cascate. Così come sarà possibile inserire tipologie di oggetti e ostacoli inusuali per un campo da golf: automobili, animali, mongolfiere, fino a strutture ed edifici come villette a schiera o capanne di legno. Altre opzioni sono la regolazione dell’orario, per regolare la luce durante la partita Novità rispetto il primo capitolo riguardano l’inserimento delle torrette per le telecamere e soprattutto di un sistema di folla dinamica. Dopo aver stabilito le zone del campo adibite al pubblico, a seconda dell’importanza l’evento richiamerà da pochi curiosi fino a vere e proprie fiumane di persone accorse ad osservare le prodezze dei giocatori. Da notare come la creazione delle proprie mappe di gioco sia senza dubbio più agevolata sulla versione PC del gioco, piuttosto che su quelle console. Si tratta in ogni caso di una grande feature che The Golf Club 2 ha ampliato ancora di più rispetto al primo capitolo, possibilità senza precedenti al di fuori di questa serie di giochi. Sostanzialmente, si può giocare ad un numero infinito di campi di difficoltà differente senza spendere denaro aggiuntivo in DLC con nuovi campi. Unica pecca può risiedere nella mancata possibilità di modificare i campi già creati da altri utenti, ma si tratta di piccolezze.

Conclusioni

The Golf Club 2 è un gioco di golf che si prende dannatamente sul serio, tecnico e spietato al millimetro nel suo gameplay, ma anche in grado di regalare soddisfazioni una volta presa la mano con esso. Niente fronzoli, solo golf duro e puro… Per alcuni anche troppo: se si è nuovi a questo sport infatti, la curva di apprendimento non è proprio ciò che s’intende per user friendly anzi, è da subito ripidissima e c’è bisogno di un bel po’ di dedizione e pazienza per districarsi tra i termini tecnici. Insomma, una maggior cura nella presentazione generale sarebbe stata quantomai gradita. Chi si aspettava qualcosa di diverso dalla più classica concezione del golf, sperando magari in qualche minigioco o missione ad obiettivi, resterà fondamentalmente deluso. In ogni caso, l’ottimo editor dei campi unito alla modalità carriera è la garanzia che permette al gioco di essere potenzialmente infinito, tra la possibilità di giocare nelle proprie buche e quella di poterne scaricare di già create dalla community.

Gianluca Boi
Recensore seriale, blogger, giocatore di ruolo decennale, hardcore gamer, groupie di Alan Moore. Amante dei Souls, di Castlevania e di Banjo-Kazooie e fanboy di Jet Set Radio. Ha visto Matrix almeno 42 volte, segue il wrestling ed è fissato con lo studio della musica tutta, con una piccola predilezione per gli Ulver, i Fair To Midland e le OST. Nasconde purtroppo un terribile segreto: non sa proprio come leggere gli orologi con le lancette (non scherzo).