Scheletri nell’armadio


Parlando di The Wardrobe, ci sono solo due modi per poter considerare questo gioco: da un lato, come un qualcosa di divertente, capace di colpire ad ogni nuova schermata il giocatore con qualche sorpresa; dall’altro, un titolo estremamente ruffiano, che cerca di compensare le lacune del proprio genere con una serie di citazioni a raffica, tratte dalla cultura pop e nerd degli ultimi anni.

In entrambi i casi, The Wardrobe è un gioco capace di regalare diverse ore di divertente intrattenimento, di conquistare i giocatori e portare le persone a continuare l’avventura solo per dire “vediamo che cosa si sono inventati questa volta”.

La storia è tanto semplice quanto assurda: due amici vanno a fare un pic-nic e uno dei due muore per colpa di una prugna avvelenata. Niente complotti o vendette, tranquilli, solo una fatalità che causa il trapasso e la resurrezione di uno dei due come Skinny, il sarcastico protagonista di questa avventura, tornato misteriosamente in vita grazie a qualche potere misterioso, giusto per ritrovarsi nell’armadio dell’amico, Ronny, come una sorta di “scheletro custode”.

Dopo qualche tempo Skinny si risveglia, uscendo dall’armadio deciso a ritrovare l’amico, anche per chiarire quel piccolo incidente con la prugna. Dopo una sosta tattica al bagno, ritorna al suo armadio solo per scoprire che… è sparito! La famiglia di Ron si sta trasferendo, e l’armadio in cui Skinny era rimasto nascosto dopo la morte è stato già trasportato via. Inizia quindi una ricerca in cui il nostro amico tutto ossa dovrà ritrovare il suo luogo di riposo, cercando anche di evitare gli sguardi indiscreti dei folli personaggi che popolano questo mondo.

Ci troviamo così di fronte a capicantiere “confederati”, coccodrilli col mal di denti e mostri di polvere decisi a conquistare il mondo, mentre il povero Skinny dovrà inventarsene una più del diavolo per riuscire a trovare il modo di raggiungere il suo armadio.

Il gioco, di per sé, è la classica avventura “punta e clicca”, in cui il nostro personaggio si troverà a interagire con diversi oggetti all’interno dello scenario, raccogliendone alcuni ed attivandone altri per poter proseguire nel proprio percorso. Niente di nuovo quindi, e che si rifà alla tradizione di avventure grafiche molto simili.
Ciò che manca nell’originalità del gameplay, il nostro buon The Wardrobe lo compensa con l’ironia e il gran numero di riferimenti, neppure troppo nascosti, all’interno della sua trama. I dialoghi sono brillanti e divertenti, capaci di strappare più di una volta una risata al giocatore, specie quando vedono interagire il personaggio con la voce fuori campo del tutorial, litigando su quanto sia stupido il tizio con in mano il mouse in quel momento.

E poi ci sono le citazioni sparse. Letteralmente. Ogni riquadro di gioco vede un numero impressionante di oggetti che si riferiscono a cose provenienti dalle situazioni più disparate. Si inizia nella stanza di un ragazzo, e appare normale che vi siano lo scudo di Captain America e una Poké Ball. Ma quando si comincia a circolare per strada, diventa un po’ più anomalo trovarsi di fronte al manifesto di ricercato di Sanji Gamba Nera, uscito fuori dritto dritto da One Piece, o a Ralph Spaccatutto, intento a godersi una pausa dopo una lunga giornata al cantiere!

Se il videogioco, quindi, non è di quelli capaci di tenerci col fiato sospeso (anche perché non è questo lo scopo del genere “punta e clicca”), ogni nuova schermata porta con sé una scoperta, il desiderio di vedere quante citazioni riusciamo a cogliere e, di conseguenza, la voglia di continuare a giocare per poterne trovare di nuove.

Conclusioni:

The Wardrobe è un gioco senza pretese, che non si prende sul serio. Pur essendo una semplicissima avventura punta e clicca come tante, il suo approccio al genere, così ironico e scanzonato, permette ai suoi giocatori di approcciarsi a questo titolo con una certa dose di soddisfazione e il desiderio di andare avanti per cogliere quante più citazioni possibile.

 

 

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.