Thunder Force: sull’asse Falcon-McCarthy una nuova commedia Netflix che non sa come far divertire il pubblico

Prosegue la collaborazione artistica tra Melissa McCarthy e suo marito Ben Falcone e stavolta la scena si sposta su Netflix, dove il regista e l’attrice (qui anche produttrice, ovviamente) danno vita a Thunder Force, un bislacco superhero movie che prova a puntare tutto sulla risata e la demenzialità.
I risultati però non sono affatto meglio dei precedenti, deludenti lavori della coppia, chiaro segnale che forse le loro strade dovrebbero dividersi, cinematograficamente parlando.

Il mondo (non) ha bisogno della Thunder Force

Nel maggio 1983, diversi anni prima della narrazione di Thunder Force, un grande fascio di raggi cosmici interstellari colpì la terra e i suoi abitanti, scatenando in pochi eletti alcuni poteri inimmaginabili. Purtroppo questa mutazione avvenne soltanto in determinati individui predisposti geneticamente a essere sociopatici, e questi nuovi superumani vennero chiamati Miscredenti.

Oltre vent’anni dopo il mondo, ormai, è quasi sotto scacco di questi supercriminali, ma una donna, la scienziata Emily Stanton (Octavia Spencer) ha sviluppato il procedimento per donare superpoteri alle persone normali, dando quindi al genere umano la speranza di poter sconfiggere i Miscredenti. La sua amica d’infanzia Lydia (Melissa McCarthy), però, si sottopone per errore al trattamento destinato alla Stanton, e a quel punto le due donne decidono di dividersi i superpoteri, così una ottiene l’invisibilità e l’altra la superforza, creando la Thunder Force: una coppia di supereroine che prova a combattere i Miscredenti e salvare Chicago, e il mondo intero, dal piano di conquista del potente politico e criminale “The King” (Bobby Cannavale).

thunder force netflix

Se la sinossi dunque è volutamente trita e banale, è perché Thunder Force punta tutto sulla comicità e sulla verve di un cast d’eccezione in cui, oltre alle già citate Spencer e McCarthy, figura anche uno strampalato Jason Bateman nei panni di Crab, una sorta di ripugnante uomo-granchio a dir poco imbarazzante. L’intero cast artistico sembra a disagio in un film che sfrutta malissimo i cliché dei superhero movie e non sa comportarsi adeguatamente nemmeno nelle vesti di commedia, con una risata che non arriva mai neppure a denti stretti, svilendo le qualità di attori di prim’ordine e affidando in particolare a Melissa McCarthy le redini di un’opera basata su un’ironia demenziale che diventa a tratti persino irritante.

Così come è irritante la preparazione del temibile duo di supereroine, quando si sottopone lo spettatore ad un’inutile e prolungata agonia che lo divide da quello che spera possa essere il core del film, ma che si rivela – come detto – un delirante teatro dell’assurdo che distrugge il concetto di girl power.

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Nemmeno la parte più intima e meno futile di Thunder Force, ovvero la grande amicizia tra le due protagoniste, le loro incomprensioni passate e la gestione delle colpe di un rapporto scemato nel tempo sa ravvivare il film, che collassa su se stesso in un finale sterile come il resto dell’opera, forse rinvigorito un minimo da qualche combattimento più dinamico di quelli visti fino a quel frangente, ma che al contempo ci fa riflettere sul fatto che Falcone & co. avrebbero potuto sfruttare molto meglio i superpoteri tra gag e scontri, soprattutto quello dell’invisibilità che, sulla carta, può prestarsi a situazioni particolarmente divertenti e che invece viene semiaccantonata come più generalmente viene fatto col personaggio interpretato da Octavia Spencer, sempre nell’ombra della prepotente e caotica McCarthy.

E invece il regista, nonché sceneggiatore, prosegue imperterrito in un progetto raffazzonato, come tanti purtroppo se ne vedono nello sconfinato catalogo Netflix, basato sulla comicità accentratrice della moglie, che strappa però ben poche risate.
In sostanza Thunder Force aveva un solo compito, intrattenerci, ma non è riuscito a fare nemmeno quello.


Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.