Se vi sentite un po’ nostalgici dei vecchi action RPG à la Secret of Mana, abbiamo buone notizie

La prossima uscita di Final Fantasy XVI ha riportato in auge lamentele quali “Signora mia, non ci sono più i videogiochi di una volta”. Lamentele che, da qualche anno più che mai, non trovano riscontro nella realtà ma anzi, sono smentite da un mercato che offre una varietà di titoli mai vista prima. Anche nel mercato giapponese le “operazioni nostalgia” si sprecano, tra riproposizioni di vecchi classici e nuovi giochi che puntano a riproporre esattamente strutture di gameplay dei “favolosi anni ‘90”. È questo il caso di Trinity Trigger, un’operazione dichiaratamente volta a soddisfare chi ne voleva ancora della serie Mana, al punto di avere nel team il compositore proprio della serie Mana.

La premessa narrativa dell’action RPG di Furyu è molto interessante e introduce un world building che avrebbe certamente potuto essere esplorato meglio: due fazioni di dèi, una associata all’ordine e l’altra a caos, si danno battaglia. O meglio, si sono dati battaglia attivamente in passato, e allo stato attuale delle cose la guerra si è trasformata da uno scontro diretto a una guerra per procura che sfrutta come proxy degli esseri umani. Il lascito dell’antico scontro però è evidente sul mondo di gioco: enormi armi (chiamate Arma) sono cadute sul pianeta e ne hanno influenzato il clima al punto da definire le condizioni di vita nelle prossimità di ognuna di queste. Il nostro protagonista si troverà assieme ad altri due compagni implicato in questo scontro e dovrà viaggiare arma per arma alla ricerca di nuovi poteri mentre cerca di sfuggire a dei misteriosi inseguitori.

A una premessa tanto forte – e tanto evocativa soprattutto negli artwork che vedremo in gioco – non viene purtroppo resa giustizia con un racconto che avrebbe avuto le basi per dire di più, ma è chiaro che l’obiettivo del gioco era un altro.

Trinity Trigger è infatti un action RPG tradizionalissimo, che punta tutto su meccaniche di gioco efficaci e combattimenti veloci e spesso impegnativi. Il gioco ci vedrà muoverci di zona in zona per esplorare l’Arma lì presente, che altro non è un dungeon con scontri, puzzle e boss fight, ognuna con un suo bioma definito dal clima specifico della zona. A margine ci sono diverse subquest che, a sorpresa, sono più interessanti delle aspettative.

La navigazione dei dungeon è tutt’altro che lineare, seppure non ci sia da aspettarsi chissà quale complessità, ma la combinazione degli enigmi con l’aspetto labirintico dell’interno delle armi obbligherà più volte a tornare indietro per capire dove andare.

A questo sommiamo un sistema di combattimento e crescita decisamente stratificato e complesso. Al nostro biondo protagonista si accosteranno altri due personaggi, e potremo passare tra ognuno di questi tre in qualsiasi momento (e che oltretutto sarà possibile far controllare ad amici grazie alla coop locale!). I nostri tre eroi sono accompagnati da un famiglio, il Trigger del titolo per l’appunto, che è in grado di trasformarsi in un’arma. Così avanzando nel gioco, di dungeon in dungeon, sbloccheremo nuove forme per le armi dei tre protagonisti, ognuna utile a sfruttare debolezze e resistenze dei nemici.

Ma non finisce qui, perché se non è possibile cambiare spada – in fondo è solo la forma che assume il nostro famiglio – è possibile attaccargli oggetti per ottenere potenziamenti di varia natura, da modificare in base alle situazioni, e lo stesso vale per l’armatura.

Per aggiungere ulteriormente al sistema di sviluppo, un altro livello di complessità relativo alla build del personaggio è legato alle combo: ogni passaggio della combo del personaggio sarà personalizzabile, scegliendo da un pool di abilità cosa vogliamo che questo faccia a ogni singola pressione del tasto, e ognuna di queste skill è a sua volta potenziabile singolarmente.

Se si considera che ogni personaggio può avere, avanzando nel gioco, tutte le tipologie di armi disposizione viene da sé che il sistema di crescita diventa piuttosto profondo e poco scontato, tra potenziamenti da equipaggiare, scelte su quali combo impostare e quali singoli attacchi potenziare e soprattutto su quali armi concentrarsi.

Il contraltare di tutto questo è che chiaramente Trinity Trigger è un gioco pensato per chi cerca una tipologia specifica di action RPG. Nonostante, infatti, l’art direction eccellete e la narrativa tutto sommato piacevole è chiaro come titoli di questo tipo prestino rapidamente il fianco alla ripetitività.

Ciononostante, Trinity Trigger va inquadrato per quello che è: un ARPG classicissimo che riesce perfettamente a raggiungere il suo obiettivo e che, siamo certi, non spiacerà a un pubblico specifico.