Arriva su Prime video The Turning – La casa del male, ennesima trasposizione di Giro di Vite di Henry James, la peggiore di sempre

Prendete una delle registe di videoclip più apprezzate di sempre, Floria Sigismondi, cultrice dell’estetica del disturbo. Affidatele la trasposizione di uno dei racconti gotici più misteriosi e stranianti di sempre, Giro di Vite di Henry James. Il tutto condito  dalla produzione e dall’attenzione di Steven Spielberg.

Le premesse lasciano pensare ad un horror conturbante e carico di fascino. Nulla di più lontano dalla cruda realtà. Le aspettative infatti precipitano presto nel più oscuro oblio delle illusioni. Come la confezione di una pizza surgelata, al cui interno c’è un prodotto deforme, ben distante da quell’immagine che aveva convinto all’acquisto. Perché The Turning – La casa del male, dal 18 maggio su Amazon Prime Video, spaventa. Ma per la sua aridità narrativa e per aver oltraggiato il capolavoro di James.

Perché se una storia è stata adattata ben 30 volte per lo schermo, chiunque scelga di effettuare la ventunesima trasposizione, dovrebbe quantomeno avere qualcosa da dire a riguardo. E invece The Turning risulta più evanescente dei fantasmi che insegue.

Era davvero necessario?

The Turning – La casa del male arriva su Prime Video, dopo il rimando e successiva cancellazione dell’uscita in sala nel 2020. Sarebbe stato più opportuno rimandare ancora quest’agonia registica, in cui l’orrore lascia spazio all’errore costante. Il leitmotiv del film si intuisce subito. Dopo un veloce prologo carico di cliché orrifici, la camera si sofferma su un televisore: un servizio giornalistico annuncia la morte di Kurt Cobain. Cobain non farà mai parte della trama e i Nirvana non compariranno nella colonna sonora (in cui però c’è Courtney Love). L’unico motivo per cui viene citato il cantante grunge è far sapere puerilmente che la storia si svolge nel 1994. Ma anche questo non rispecchia e rispetta alcuna logica.

La costumista Leonie Prendergast probabilmente non era a conoscenza di questo dettaglio, perché nulla lascia pensare agli anni novanta. Ma poi perché ambientare un romanzo horror del 1898 in un’epoca totalmente incompatibile con l’atmosfera gotica? È uno dei tanti interrogativi che spontaneamente nascono durante la visione dei novantaquattro minuti del film. Domande a cui non seguono risposte.

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La trama di The Turning – La casa del male, novità di Prime Video, segue pigramente quella di Giro di vite. Kate Mandell (Mackenzie Davis, Mariette in Blade Runner 2049) viene assunta come tutrice di Flora Fairchild, una ricchissima orfana, la cui precedente governante, Miss Jessel, era misteriosamente scomparsa. Flora vive da sola con l’inquietante, la signora Grose (Barbara Marten), ma presto si unisce al tetro quadro familiare il fratello di Flora, Miles (il baby fenomeno di Stranger Things e di It, Finn Wolfhard), espulso da scuola dopo aver provato a strangolare un compagno.

L’imponente maniero in cui è ambientata la vicenda, Fairchild Estate, si trasforma subito nell’habitat perfetto di tutti i possibili stereotipi del genere e la protagonista si ritrova catapultata in un incubo contraddistinto da presenze, un passato torbido e paranoie che devasteranno la sua mente.

L’intento iniziale del film è proprio quello di virare sul versante psicologico, cercando di reinterpretare James nelle sfaccettature più cerebrali. Il risultato però non rispecchia minimamente il desiderio di richiamare echi lynchani, naufragando in una narrazione singhiozzante, che palesa un collage mal montato in post-produzione.

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Se la trama si perde in un labirinto di trovate narrative senza via di fuga, il finale suggella il punto più basso dell’opera, spiazzando, negativamente, lo spettatore in un epilogo totalmente immotivato e per cui James si rivolterà per secoli nella sua tomba.

The Turning – La casa del male si perderà presto nei sentieri più oscuri di Prime Video, nella nebbia che avvolge gli horror di cui si vuole presto dimenticare la visione.

Leone Auciello
Secondo la sua pagina Wikipedia mai accettata è nato a Roma, classe 1983. Come Zerocalcare e Coez, ma non sa disegnare né cantare. Dopo aver imparato a scrivere il proprio nome, non si è mai fermato, preferendo i giri di parole a quelli in tondo. Ha studiato Lettere, dopo averne scritte tante, soprattutto a mano, senza mai spedirle. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha collaborato con più di dieci testate giornalistiche. Parlando di cinema, arte, calcio, musica, politica e cinema. Praticamente uno Scanzi che non ci ha mai creduto abbastanza. Pigro come Antonio Cassano, cinico come Mr Pink, autoreferenziale come Magritte, frizzante come una bottiglia d'acqua Guizza. Se cercate un animale fantastico, ora sapete dove trovarlo.