Un viaggio tra il suo amore per il meridione e la sua evoluzione artistica

In vista dell’uscita il 2 Maggio, in home video e su tutte le piattaforme digitali, di Napoli Velata, nel mese di febbraio abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter scambiare qualche battuta con il celebre regista Ferzan Ozpetek, con cui abbiamo parlato della sua ultima fatica, ma anche di molto altro, finendo per scoprire tante cose sull’uomo dietro l’artista.

L’incontro, svoltosi presso gli studi Warner Bros di Roma, è iniziato con una visione in anteprima del backstage dell’ultima creatura di Ozpetek, e proprio durante il video delle riprese siamo riusciti a soffermarci su più particolari, tra i quali la metodicità del lavoro effettuato dal regista turco.

Singolare è il momento nel quale Ferzan dichiara di apprezzare fortemente il lavoro svolto da Sasha Ippoliti (capo operatore della pellicola) ”Sono stato molto fortunato nell’essermi circondato da artisti innamorati del proprio lavoro; il gruppo è stato fantastico in tutte le sue unità, come gli operatori del suono, i quali si mettevano in disparte per cercare di catturare le giuste sonorità dell’ambiente. Nel film ho avuto dei lavoratori ‘amatoriali’, innamorati del cinema, tant’è che il finale del film l’abbiamo deciso tutti insieme”.
Una caratteristica senza alcun dubbio particolare questa di Ozpetek, che lo contraddistingue in mezzo alla massa di cineasti “padroni” della scena mondiale.
Un artista che afferma di “vivere il set”, tanto da desiderare di “voler essere capito dai propri collaboratori” e che ci racconta di aver sofferto durante la nascita di Rosso Istanbul: è stato un lavoro molto psicologico per me; l’ho girato a 50 metri dal luogo dove ho passato la mia infanzia. Le attrici ricordavano i miei parenti, e l’atmosfera di casa mi ha fatto male, perché era quasi come trasportare la propria vita su pellicola e ciò è un rischio per un regista. Alla fine il film l’ho amato, e penso di aver fatto bene a farlo, ma mi ha fatto anche male”.


Durante l’incontro, il cineasta turco ci ha fatto comprendere anche il continuo evolversi del suo lavoro, finendo per maturare al punto da essere finalmente riuscito a superare anche il blocco che gli impediva di girare scene erotiche grazie alla fantastica interpretazione di Giovanna Mezzogiorno e Stefano Borghi: I due protagonisti fanno sesso, ed è potente come, se non più, di Saturno Contro, ma questa volta sono stato in grado di guardare la scena ed essere felice di quanto ho diretto, perché le scene di sesso sono sempre state un tabù per me.
Nel caso di Napoli Velata ho detto ai ragazzi (Mezzogiorno e Borghi n.d.R.) ‘mi raccomando, fate attenzione alla scena d’amore, che io non sono capace a girarla’, e loro sono stai bravissimi, e mi hanno aiutato a superare questo blocco.
Sono stati talmente bravi che la scena ha assunto una tale passione, una tale intimità che io e la troupe ci sentivamo di troppo lì dentro e questa è una cosa fantastica
”.

incontro ozpetek
Un’umanità che traspare anche nella scelta di voler fare un film di genere, ma ciò era altamente prevedibile da parte di un uomo del mediterraneo, saldamente radicato nella cultura turca ed italiana.
Una scelta artista che, senza alcun dubbio, nasce anche dalla sua profonda ammirazione verso il sud Italia, tanto da affermare che “La vera cultura italiana è da Napoli in giù, per il loro modo di vivere e reagire, per il fatto che solo in questa città c’e il principe che si mischia alla gente semplice, dove la terra è viva, la cultura si mescola alla povertà”.
Un amore per questa terra, per la cultura partenopea, nato anche grazie ad una singolare cena: “Stavamo in una casa, per l’appunto, di Napoli, con amici, per una cena dove ho conosciuto un signore che abita alla Sanità e da lì ho iniziato ad interessarmi e a conoscere per bene la parte più popolare di Napoli.
Ho persino scoperto una casa di un principe, dove erano stati girati film del livello di Viaggio in Italia, di RosselliniL’oro di Napoli
di De Sica, e questo è pazzesco”.

Questo amore per la cultura meridionale è fortemente visibile anche nell’estetica del film, curato in maniera maniacale, in cui ogni singola inquadratura è paragonabile ad un quadro rinascimentale, un susseguirsi di fotogrammi volti ad esaltare i colori e la luce di una terra viva e capace di raccontare.
Un’evoluzione stilistica fortissima da parte di Ozpetek, maturata con gli anni, e, probabilmente, come lui stesso ammette in maniera scherzosa “è dovuta probabilmente all’età”. L’artista poi prosegue: “Oramai non riesco più a stare in un luogo se non è stilisticamente bello da vedere. A tal proposito, poco tempo fa mi sono ritrovato in un bagno turco realizzato da un borghese di Istanbul dopo aver visto il mio film Bagno Turco. Mi ha chiesto un giudizio e sinceramente gli ho detto che era bellissimo, ma la luce era inguardabile e per questo l’ho fatto contattare dal mio direttore della fotografia, Gian Filippo Corticelli, per fargli sistemare questo aspetto”.

Quello con Ozpetek è stato un incontro che si è rivelato una piacevole scoperta di un artista sensibile e ricco di sentimento e solo all’apparenza schivo, il quale è riuscito a farsi comprendere alla perfezione anche dagli addetti stampa.
Spesso accade che le persone non ti capiscano e resti il regista incompreso, ma in questo caso sono stato capito da tutti e questa è una vera bellezza, ti permette di farti innamorare ancora di più del mondo del cinema… Fare film è bellissimo”.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.