Uncle Frank è disponibile su Amazon Prime Video dal 25 novembre. Il film, interpretato da Paul Bettany, è scritto e diretto dallo sceneggiatore di American Beauty

Creekville, South Carolina. La giovanissima Beth (Sophia Lillis) trascorre le sue giornate tra la noia e il disagio del crescere in una famiglia rozza, ultrareligiosa e sostanzialmente estranea. Le domande che inevitabilmente sbucano nella sua coscienza di adolescente non trovano risposta e la sua curiosità è malvista da tutti. O quasi.
Come una meteora delle occasioni familiari, emerge lo zio Frank (Paul Bettany), un colto e interessante professore di letteratura all’Università di New York. con zio Frank si può discutere di letteratura, si possono porre domande sul sesso, si può essere se stessi. Allora, se quest’uomo è così speciale, perché il resto della famiglia continua a emarginarlo?

Uncle Frank: il semi esordio cinematografico di Alan Ball

In effetti parlare di esordio per un professionista come Ball può sembrare fuori luogo. Il regista di Uncle Frank ha consolidato il suo occhio registico in alcuni episodi di Six Feet Under e di True Blood, oltre che in qualche film per la TV. Soprattutto, però, ha prodotto e scritto uno dei film più straordinari della cinematografia degli ultimi vent’anni: American Beauty. In Uncle Frank, Ball persiste nel suo tono lirico, rendendolo tuttavia molto più asciutto. Dietro alla macchina da presa, poi, riesce ad orchestrare con enorme maestria tutti gli elementi del film, con un risultato perfettamente coeso, delicato, appassionante.

uncle frank

Può succedere, a volte, che l’unica firma di produzione, sceneggiatura e regia (come quella di Ball in Uncle Frank) porti a una chiusura dell’opera, a una scarsa ossigenazione. Il cinema, si sa, è un’arte collettiva e quello dell’one man show è un ruolo che si gestisce con grande genio o grande esperienza. Alan Ball vince la sfida con naturalezza, regalando al pubblico un film che convince dall’inizio alla fine.

L’intolleranza di ieri e quella di oggi

Chiaramente raccontare una storia lontana nel tempo ha senso quando si vuole far riflettere sull’attualità del tema. E, guardandoci attorno, l’omofobia è tutt’ora un problema con cui fare i conti. Quello che riesce particolarmente bene a Ball e al suo protagonista Bettany (per i fan dell’MCU, l’interprete di Visione) è mettere in scena un personaggio reale, non condizionato dai cliché e dagli stereotipi.
Uncle Frank è un uomo colto e sofferente, che non ha mai rinunciato al sogno di essere accettato dalla famiglia e – soprattutto – da suo padre “daddy Mac” (Stephen Root).

Ripetiamo, siamo in un ambiente molto definito, che basa le sue regole morali sui dettami della Bibbia, in cui autodeterminarsi è praticamente impossibile, da cui chi vuol essere libero deve emanciparsi. Frank, al contrario, è un uomo paziente, saggio, divertente, che si prende cura del suo compagno Wally (Peter Macdissi) e si gode la sua vita e le sue passioni nella grande New York City. Solo il rifiuto, portato avanti fino all’estremo (e non si dirà di più per non guastare il pathos del susseguirsi degli eventi) lo destabilizza.

Uncle Frank è anche un racconto di formazione

Da non trascurare neanche il ruolo della voce narrante Beth, interpretata dall’attrice di IT Sophia Lillis. Questa artista riesce bene a dare voce e corpo a un personaggio tanto complesso quanto lo sono di solito gli esseri umani nella fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Tuttavia, visto che il reale fulcro emotivo del film è il personaggio di Frank, quello di Beth è più un ruolo di supporto, uno sguardo – appunto – attraverso cui si narra la storia.
Certo, in parte, il doppio percorso dei personaggi – quello di una ragazza in cerca della propria identità e quello di un uomo adulto che desidera essere amato dai suoi cari – riflette alla perfezione l’intersezionalità delle istanze femministe e omofobe. Tutte le minoranze oppresse, insomma, coltivano percorsi paralleli, ma convergenti e il risultato è (sarà) una dimensione più accogliente, libera e amorevole.

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In conclusione

Il privato diventa politico, dunque, ma senza che né Ball sceneggiatore né Ball regista imbastisca lezioni a tavolino. Questo, nel cinema, è senz’altro il modo migliore per porre l’accento su tematiche e problemi, mostrare come gli esseri umani comuni ne risentano nella loro quotidianità.
Quindi un plauso a Uncle Frank di Adam Ball, un film dolce, sincero, che riesce a essere toccante senza essere retorico. Una piccola perla che si aggiunge al catalogo Amazon Prime Video, che sta facendo della qualità il suo tratto distintivo.

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.