WhatsApp: la rivoluzione della messaggistica

WhatsApp è innegabilmente entrato a gamba tesa nella vita di tutti i giorni. Che sia per sentire gli amici, la fidanzata, il capo, l’amante o la nostra beneamata nonna,  quasi nessuno può farne a meno. Ma il successo di quest’applicazione non è arrivato senza sacrifici. I fondatori Jan Koum e Brian Acton se ne intendono di fallimenti, la loro strada verso il successo è sempre stata in salita; questo però non ha fatto altro che accrescere la tenacia della loro visione, risultata essere vincente e, soprattutto, remuneratrice oltre ogni limite. Un po’ come a quel genio creatore di una banalissima applicazione di cui vi abbiamo parlato recentemente in questo nostro articolo.
Quella che i due oggi si ritrovano tra le mani è senza mezzi termini la piattaforma di messaggistica istantanea più preziosa del pianeta; qualche anno fa però, qualcuno osò sbattergli la porta in faccia. Quel qualcuno pochi mesi fa ha piegato la testa e gli ha dato ben 16 miliardi di dollari. Miliardi si, avete letto bene. Stiamo ovviamente parlando dell’acquisizione da parte di Facebook del sistema di messaggistica; mossa che da un lato capiamo e da un lato temiamo per le conseguenze che potrebbero esserci.
Ma perché WhatsApp ha avuto un successo rapido e incalzante? La risposta è semplice: fin dal suo esordio nel lontano 2009 c’è stata una caratteristica che saltava subito all’occhio dei primi avventori: non c’era nemmeno un pixel di pubblicità al suo interno. Zero, nada, nothing. Senza banner e advertsing tra le palle, il passaparola da una persona all’altra è stata stato praticamente obbligatorio, decretandone, di fatto, l’ampio successo in una manciata d’anni. Come vi dicevo prima però, scavando non troppo a fondo nel passato dei due fondatori , non è stato tutto rose e fiori: hanno vinto, hanno perso e poi hanno rivinto ancora, stavolta di più, e in modo più clamoroso. Se anche voi siete dei falliti sull’orlo della canna del gas, continuate a leggere. Se non lo siete, leggete lo stesso, potreste trovare l’ispirazione giusta.

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Dopo un viaggio sabbatico in Sud America durato più di un anno, i due programmatori, amici sin dai tempi del college, si  sono ritrovati senza un dollaro in tasca. Alla ricerca di un lavoro, non vanno troppo per il sottile e nel 2009 puntano subito in alto: mandano i loro CV a Facebook, che puntualmente rifila a entrambi un Le faremo sapere grosso quanto una casa. Brian non demorde e manda il suo CV anche a Twitter, per essere scartato anche da loro. Jan si sente particolarmente inspirato da questo rifiuto e proprio in quei mesi crea le prime linee di codice per una piattaforma in grado di mandare messaggi da e per qualsiasi smartphone senza incorrere nelle odiate 0x600tariffe SMS delle compagnie telefoniche. Nasce semplicemente WhatsApp. Brian, che intanto aveva trovato un impiego in Yahoo!, aveva investito e perso parecchio denaro nei primi anni del 2000; decide però di unirsi a Jan e i due fondano una startup, accomunati dalla medesima filosofia di business, che si rivelerà chiaramente vincente. Jan, che adesso ha 38 anni, era poco più che adolescente  quando arrivò negli Stai Uniti da un piccolo villaggio alla periferia di Kiev, in Ucraina. Se avete letto qualcosa o visto i telegiornali in questi mesi saprete allora che lì la vita non è per niente facile. Lui stesso racconta senza troppi problemi che cose che noi diamo per scontate qui, come acqua calda, una linea telefonica o persino un pc, lì tutte queste cose erano lussi ad appannaggio di pochi fortunati. Una volta sbarcato in America, si è rimboccato le maniche e da autodidatta ha cominciato a studiare informatica usando manuali che comprava dal negozio di libri usati sotto casa. Nel 1997, arriva l’incontro al College con quello che poi diventerà amico prima e socio poi, Brian, che lo convince senza troppi giri di parole a cominciare a lavorare per Yahoo! ancora prima di laurearsi. Jan inizia così come ingegnere di infrastrutture nella web compagnia, ci prende così tanto gusto che decide perfino di lasciare l’università. I due nel corso del tempo se la sono spassata, tanto è vero che se andate nella pagina About del sito ufficiale di Whatsapp trovate scritto: “Semplicemente due tizi che hanno trascorso 20 anni a fare cose geek per Yahoo! prima di aprire Whatsapp.” Chiamali scemi. Come certamente saprete, WhatsApp ha rivoluzionato il concetto di messaggistica istantanea tra telefoni in questi anni.  Con la priorità di conservare a qualunque costo la privacy del consumatore, il servizio non ha mai ricevuto stravolgimenti catastrofici dal 2009 ma solo qualche piccola feature qui e là nelle sue ultime incarnazioni.

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A WhatsApp non frega niente del vostro nome, del vostro sesso, di quanti anni avete o di dove abitate. Avete un numero di telefono? Ecco, basta quello. Sperando che passando a Facebook tutto questo non cambi, anche se siamo seriamente preoccupati a riguardo. Aggiornamenti di status e notifiche di lettura (il famoso Visualizzato alle) completano l’opera. Il sogno di Jan era quello di abbattere i costi di comunicazione imposti dagli operatori telefonici, specialmente pensando a situazioni come la sua, quando anche solo un SMS per l’estero poteva prosciugarti il credito telefonico. Ad oggi, con un pubblico di milioni di persone in Europa e in America, una posizione stabile tra le cinque applicazioni più scaricate di sempre e un cospicuo conto in banca grazie a Facebook, possiamo tranquillamente dire che il suo sogno è diventato una solida realtà.