Quando ci si trova di fronte a titoli come il remake di YU-NO: A Girl Who Chants Love at the Bound of this World è difficile non alzare il sopracciglio e pensare che si tratti dell’ennesima visual novel dall’estetica dozzinale ad essere graziata da una localizzazione in lingua inglese, o magari di una delle tante visual novel amatoriali che ammorbano ormai il listino digitale di Steam.

In realtà, il videogioco in questione, giunto in Europa qualche settimana fa su PS4, Nintendo Switch e PC grazie agli sforzi congiunti di Spike Chunsoft e Numskull Games è ritenuto in patria come uno dei pilastri del genere, tanto da aver ispirato la nascita di franchise ben più noti oggi in Occidente, come Steins;Gate o Fate Stay Night.

Yu-No fu infatti una delle prima visual novel in tutto e per tutto appartenente al genere eroge (erotic game, per lasciare poco spazio ai dubbi) a dimostrare che il genere testuale accompagnato da illustrazioni di disinibite donzelle poteva essere molto più di semplice materiale onanistico per solitari giocatori amanti dell’estetica anime; pubblicato nel 1996 per PC-98 e successivamente portato su Sega Saturn e Windows, questa intricata storia all’apparenza fin troppo radicata in tropi dell’animazione giapponese e portata in vita da un vero e proprio sfoggio di stereotipi bipedi fra i più popolari nell’immaginario di qualsiasi cosplayer appassionato di manga, racconta le fatiche di un liceale viaggiatore del tempo, caratterizzato in gran parte dalla sua fervida immaginazione quando si tratta di avere a che fare col gentil sesso.

Una caratteristica tutto sommato perdonabile se si pensa che il gioco, in origine, abbondava di scene esplicitamente votate a sollazzare il palato di giocatori interessati a voler approfondire la conoscenza di ogni comparsa femminile fino al fatidico “grande passo”, ma che in questa versione riveduta ed epurata di ogni sequenza esplicita finisce quasi per sfinire il lettore più interessato a conoscere l’intrinseco valore storico dell’opera in questione.

yu-no

Yu-no mantiene inalterata la sceneggiatura del leggendario Hiroyuki Kanno, quindi è immediatamente chiaro che ci si trova di fronte ad una tipica storia dai tipici ritmi della narrativa ad occhi a mandorla: tanto tempo votato al character development, centinaia di linee di testo praticamente inutili nell’ottica del progresso della narrazione e una chiara ossessione per ripetere più e più volte concetti già espressi in modo chiaro in precedenza, uno stile di scrittura di certo non aiutato da una traduzione che sembra spesso inciampare in formule sintattiche che poco aiutano la lettura e in veri e propri problemi di localizzazione (ad un certo punto si citano i dollari come valuta utilizzata dai personaggi, che sono chiaramente giapponesi).

Malgrado il pachidermico ritmo iniziale, una volta che il gioco scopre le sue carte e comincia a introdurre gli elementi fantascientifici per cui è noto in patria, è difficile non riconoscere il valore dell’opera e capire quali aspetti hanno poi influenzato opere successive come quelle già citate nell’introduzione della recensione.

YU-NO
La serie animata di YU-NO ripercorre in 26 episodi gli eventi della serie, spesso riassumendo all’osso le vicende per cercare di coprire in modo esauriente ciò che la visual novel racconta in oltre 50 ore di gioco.

La narrazione voluta per il titolo è adulta, forse un po’ ingenua in alcuni risvolti chiave delle vicende, ma appassionanto al punto tale dall’aver ispirato anche una recente serie animata di 26 episodi conclusasi solamente lo scorso primo ottobre. Per quanto riguarda i personaggi, duole ammettere che il tempo non è riuscito sicuramente a preservarne la freschezza: gran parte del cast di donzelle protagonisti è a tutti gli effetti la matrice su cui molte delle eroine delle visual novel odierne sono state ricreate, e come detto in precedenza sia ha quasi l’impressione che il titolo sguazzi nel tiepido mare del “già visto”, quando in realtà fu proprio il pioniere di molti degli aspetti che lo caratterizzano.

Malgrado ciò, il titolo 5bp rimane godibilissimo, soprattutto guardando alle sue unicità: Yu-No non permette di salvare in ogni momento come le visual novel odierne, ma dà la possibilità al giocatore di muoversi in una intricata timeline per scovare nuovi scenari attraverso l’ADMS, una meccanica che illustra la storia come un enorme diagramma di flusso i cui nodi possono essere selezionati per “riavvolgere” la storia e spostarsi da una dimensione all’altra; e sì, la storia parla di “mondi paralleli”, ma è chiara l’ispirazione alla letteratura fantascientifica legata ai viaggi nel tempo che ha poi definito capolavori odierni, come il franchise di Steins;Gate.

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Ambientato a cavallo fra un Giappone dall’aspetto bucolico e retrò e una realtà parallela dal fascino fantasy che niente avrebbe da invidiare alle ambientazioni delle tanto amate opere “Isekai” popolarissime al giorno d’oggi, Yu-No è a tutti gli effetti una visual novel con elementi punta e clicca che andrebbe oggi ricordata soprattutto in virtù delle sue peculiarità più che per il suo cast di personaggi o per la qualità tecnica del suo remake.

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Il lavoro svolto da 5bp e MAGES per promuoverne la fruizione e ammodernarne l’estetica è, tuttavia, un mezzo passo falso: il gioco è stato reso accessibile al pubblico console godendo di nuove illustrazioni, contenuti video in alta risoluzione e con aspect ratio 16:9, e guadagnando al contempo di un nuovo doppiaggio e l’opzione di lasciarsi trasportare dalla colonna sonora (di ottima qualità) affidandosi a nuovi riarrangiamenti o optando per quella originale; in tal senso, lo sforzo in termini di valori di produzione è chiaramente portato alla luce da illustrazioni ben realizzate, sufficientemente dettagliate e da micro animazioni degli sprite bidimensionali dei personaggi che riescono a rendere credibili i lunghi (spesso fin troppo) scambi fra i protagonisti, rendendo ancora più espressivo il lavoro dell’ottimo cast di doppiatori nipponici.

E benchè sia comprensibile che dovendo sottostare a limitazioni dovute alla pubblicazione su console, dove i contenuti espliciti in termini d’erotismo sono fortemente limitati, si sia optato per un nuovo character design più pudico e morbido, votando il fascino dei personaggi femminili a canoni più “carini” (o in gergo, “moe”) e meno sexy o seducenti, il parere di chi scrive è che in qualche modo sia stata turbata l’identità visiva dell’opera, deturpando l’aura adulta di alcune delle protagoniste più mature che erano messe lì per titillare l’interesse del fruitore proprio in virtù del gap generazionale fra il protagonista e, beh, le loro giunoniche figure.

YU-NO

E parlando di problemi in fase di remake, la navigazione nel gioco è affidata ad un cursore (proprio come se si stesse giocando al PC, ma senza la comodità di un mouse) anche quando ci si potrebbe affidare ad un comodo e semplice menù testuale.

Questo finisce per appestare la schermate di icone che fungono da punti d’interesse cliccabili, spesso creando confusione anche in virtù del fatto che per progredire nella storia è necessario selezionare più volte lo stesso hotspot. Insomma, parlare di opera di “svecchiamento” è forse attribuire alla versione disponibile oggi per piattaforme di gioco odierne un’identità fin troppo ingannevole: trattasi più che altro di un remake estremamente fedele che ha perso per strada i contenuti più forti. E forse, a parere mio, anche un bel po’ del suo carattere, ma i gusti son gusti.

Tirando le somme, YU-NO: A Girl Who Chants Love at the Bound of this World si colloca nel mercato odierno come un’opera non imprescindibile, il cui selling point è fondamentalmente definito dal suo valore storico più che da caratteristiche proprie.

Le sue peculiarità meccaniche e la qualità dell’intreccio voluto dallo storico team di sviluppo ELF Corporation sono ancora oggi godibili pur tenendo in conto che il titolo, nella veste in cui è oggi commercializzato, rimane un’edizione estremamente censurata del videogioco originale; gli irriducibili potranno sempre rivolgersi alla fiorente scena delle fan traduzioni per affondare i denti nell’edizione PC, disponibile in inglese e arricchita del doppiaggio giapponese e delle scene erotiche dell’edizione Sega Saturn, grazie all’eccellente lavoro di un team di appassionati ferrati nell’idioma di Yukio Mishima e nell’hacking. What a time to be alive!