Non chiamatelo Minecraft clone.

Dragon quest è una delle saghe più amate e di successo della storia del videogioco: creata nel lontano 1986 (ben 32 anni fa!) dalla mente del maestro Yuji Horii, questo franchise ha attraversato un lungo percorso di trasformazione ed evoluzione attraverso ben undici capitolo per la serie principale e una pletora di spin off. Conosciuta per il suo aspetto fiabesco e il character design molto vicino agli anime (non a caso quasi tutti i titoli sono stati poi adattati in serie animate o manga), Dragon quest ha legato il suo destino indissolubilmente a quello di Nintendo, diventando uno dei titoli di punta della casa nipponica. Ovviamente con il successo della Switch non poteva mancare un nuovo capitolo: infatti come da programma Dragon Quest XI verrà lanciato sul mercato occidentale nel 2018 mentre è già disponibile in Giappone. Meno prevista era l’uscita di un titolo che prendesse l’universo che ha reso famoso questa saga e lo catapultasse in un misto tra adventure e sandbox alla Minecraft: Nintendo non si è fatta scappare l’occasione e ha riesumato Dragon quest builders dal buon 2016, riproponendolo sulla sua console di punta. Una scelta che come vedremo appare più che sensata.

Builders inizia sin da subito presentandosi soprattutto come un’avventura. Sin dalle primissime fasi di gioco è facile intuire che la storia è la colonna portante di questo titolo, mentre la fase più propriamente di costruzione e sopravvivenza fa da contorno. In questo Dragon Quest ci troveremo a vestire i panni di un fantomatico “Costruttore”, un ragazzino che ha il potere di costruire le cose. Sebbene questa descrizione alla Maccio Capatonda faccia un po’ sorridere, il potere di dar vita a nuove creazioni è una cosa piuttosto seria, specialmente nel mondo nel quale è ambientato Builders. Infatti una catastrofe ha colpito il reame rendendolo una terra desolata ed ora tocca al nostro eroe ricostruirlo per dare gioia ai tristi abitanti rimasti. La storia procede piuttosto a singhiozzi, grazie a una serie di quest che spingono il giocatore ad esplorare le aree circostanti e ad incontrare nuovi personaggi. Da questo punto di vista Builders fa un lavoro egregio riportando alla perfezione quel senso di esplorazione, ricerca e avventura che solo i migliori RPG sanno conferire. Senza svelare troppo delle vicende che il giocatore si troverà ad affrontare, possiamo dire che ci sono dei momenti nei quali il senso di decadenza di questo mondo e la desolazione delle persone che lo vivono è tangibile e decisamente coinvolgente: un episodio su tutti è quando una delle quest richiede al giocatore di attraversare una landa desolata per poi approdare ad un castello semi-distrutto nel quale vive un Re in rovina. Il viaggio, la scoperta e l’incontro con personaggi dal passato drammatico sono decisamente inusuali per la gran parte dei Minecraft-clone e aggiungono sicuramente un netto punto di differenziazione a Builders quando viene paragonato alla sua diretta competizione.

Se la storia e la struttura di progressione ha un certo sapore RPG, il titolo si gioca più come un adventure o uno Zelda “vecchia maniera”: il giocatore si troverà a controllare il Costruttore in terza persona con una serie di controlli piuttosto comuni per quanto riguarda i movimenti base e gli attacchi. Meno ortodossa è la fase di costruzione: nella parte bassa dello schermo è posizionata una barra di accesso rapido agli oggetti che una volta selezionati possono essere piazzati sul terreno di gioco. L’assenza di una visuale in prima persona rende decisamente più macchinosa la fase di costruzione, sopratutto perché è molto più difficile rendersi conto esattamente dove posizionare i vari blocchetti. Altri giochi come Portal Knight hanno risolto il problema dando accesso a una visuale in prima persona opzionale, cosa che purtroppo in Builders non è possibile. D’altro canto la costruzione di strutture complesse è facilitata dalla presenza dei progetti che danno un’indicazione piuttosto precisa di quali e dove porre determinati materiali per ottenere una costruzione precisa. Seguire i progetti o le indicazioni che alcuni NPC ci danno è fondamentale per progredire nel gioco. Se da un lato infatti dobbiamo salvare il mondo, dall’altro abbiamo un obiettivo più immediato e tangibile: costruire un florido villaggio da usare come base e per difenderci dagli attacchi nemici. Riproducendo gli schemi che ci verranno forniti, potremo infatti creare degli edifici specifici come stanze da letto, cucine, locande che permetteranno agli NPC di venire ad abitare e lavorare nel nostro villaggio, accrescendo il livello dello stesso e sbloccando nuove strutture.

Questa opulenza ovviamente non passa inosservata e, infatti, attirerà l’attenzione dei nostri nemici che di tanto in tanto verranno ad attaccare il nostro villaggio. Dopo un numero specifico di quest, uno degli NPC ci chiederà se siamo pronti per la battaglia e al nostro assenso Builders si trasformerà in tower defense spurio nel quale ci troveremo ad over affrontare orde di cattivoni che vogliono distruggere il frutto del nostro sudore. Il sistema di combattimento è piuttosto basico con  attacchi molto limitati e più concentrato nel dare la soddisfazione al giocatore di vedere il risultato delle sue scelte strategiche a livello di posizionamento delle strutture e scelte dell’equipaggiamento. Nonostante questo, gli intermezzi di combattimento si rivelano piuttosto d’intrattenimento, dando quella scarica di adrenalina a un titolo che per la sua stessa natura rischia di essere estremamente lento e ragionato.

Verdetto

Come dicevamo, il porting di Dragon Quest su Switch ha estremamente senso. La console riesce ad esprimere al meglio le qualità grafiche di un titolo che ha delle richieste piuttosto contenute ma al contempo grazie alla sua vena cartoon può essere di estremo appeal per il pubblico dell’ibrida portatile. In aggiunta a questo le caratteristiche del gioco lo rendono perfetto per delle sessioni “fuori casa” non richiedendo concentrazione o reattività al millisecondo. Insomma Nintendo sembra essere riuscita ancora una volta a fare la scelta giusta portando su Switch un prodotto degno di far parte del parco titolo non solo degli appassionati della saga ma anche di quanti cercano un piacevole diversivo che può dare spazio alla loro creatività.