La dolce illusione dell’intelligenza

Cosa fareste se svegliandovi improvvisamente in una stanza asettica, seduti e bloccati sopra una poltrona, con le mani completamente imprigionate all’interno di uno strano dispositivo pieno di strumenti e componenti con cui interagire, vi dicessero che l’unico modo di uscire da quella situazione è capire come funziona questa “scatola dei misteri” da cui -forse- potrebbe dipendere la vostra libertà? Ovvio. Ci provereste. Ma riuscirci? Beh quella è tutta un’altra storia.

Statik è sostanzialmente un puzzle game cucito intorno alle possibilità offerte dalla realtà virtuale grazie a PS VR. In questo ambiente estremamente poco decifrabile, osservati da uno scienziato che vi esorterà senza troppi aiuti a risolvere gli enigmi, dovrete trovare la soluzione di circa una decina di puzzle, che consistono sempre nel districarsi tra i vari rompicapo del macchinario fino allo sblocco totale di tutte le sue funzioni. In ogni livello quindi, nei panni e negli occhi della malcapitata cavia da laboratorio, ci troveremo con questo complesso dispositivo da imparare a conoscere, che cambierà nella forma e utilizzo ogni volta. Ma cosa dovremmo fare? Ecco, sta proprio nella risposta a questa domanda la genialità del titolo. In Statik non avrete nessun indizio su cosa dovrete fare e non saprete mai dove dovete arrivare precisamente. La scatola tecnologica con cui dovete interagire presenta in tutti i suoi lati leve, pulsanti, fili, led, display, manopole e ogni sorta di strumento che dovrete capire come interpretare. Ogni tasto del joypad provoca una reazione su questi dispositivi che funge da input visivo per cercare di dedurre come una cosa interagisce con l’altra e quali sono le operazioni da compiere. Deduzione infatti è proprio la parola chiave per descrivere il gameplay di Statik: non esistono delle regole sempre uguali e non c’è un reale percorso di apprendimento per la quale un puzzle potrà risultarvi più semplice di un altro, perché la logica dietro la risoluzione di ogni schema sarà sempre nuova.

Gli enigmi proposti sono inoltre mediamente complessi e richiedono vari step per essere superati, step della quale spesso va capito anche il giusto ordine. Oltre ad una buona capacità di osservazione, ragionamento, pensiero laterale ed intuito, dovrete spesso utilizzare anche l’udito, captare parole, frasi e suoni che in qualche modo potrebbero aiutarvi a comprendere come muovervi. Questo però implica una minima conoscenza dell’inglese piuttosto imprescindibile visto che il gioco non è localizzato in italiano. C’è però la possibilità di attivare dei sottotitoli in lingua originale che forse vi potrebbero rendere più comprensibile il significato di quanto sentito e arginare in parte il problema. Un’altra delle unicità del titolo è quella di essere espressamente pensato per PS VR, è infatti importantissimo il fatto di avere una prospettiva tridimensionale e a 360 gradi dell’ambiente, senza contare che immergersi in quelle stanze, solo voi e il rompicapo con cui dovete confrontarvi, crea un’atmosfera di isolata concentrazione molto utile ai fini del gioco. 

È davvero difficile spiegare nel concreto come funziona Statik e mi scuso se le argomentazioni in questa sede possono sembrare piuttosto vaghe, ma si tratta di un gioco che fa dell’intuizione e della scoperta il nucleo principale dell’esperienza e qualsiasi esempio in tal senso rischierebbe di togliervi qualcosa. Per una volta quindi vi chiedo di fidarvi semplicemente del feedback totalmente positivo che sto cercando di trasmettervi parlando di questo particolare gioco. A conclusione, posso dirvi che il titolo è relativamente breve, si tratta infatti di una decina di rompicapo dalla durata molto variabile, in quanto non c’è un vero e proprio crescendo in difficoltà ma semplicemente una diversificazione intrinseca della sfida, e quindi a seconda della capacità deduttiva di ognuno e della propria forma mentis, potreste perdere pochi minuti come un’ora nel risolvere l’uno o l’altro puzzle, ma molto difficilmente andrete oltre le 4 o 5 ore complessive per l’intera rosa di livelli. Una longevità che può sembrare troppo ridotta, ma che a fronte di un costo di 19.99 euro e di una ottima gestione delle sfide, tutte estremamente stimolanti, risulta infine più che adeguata, seppur non possiamo negare che ne avremmo voluto ancora.

Verdetto

I ragazzi svedesi di Tarser Studios ci regalano con Statik un gioco dalla struttura semplice ma allo stesso tempo estremamente innovativa, un puzzle game unico nel suo genere e un’esperienza adatta a tutti, anche ai non-videogiocatori, in quanto sovverte i classici meccanismi e dinamiche tipiche dei videogames e interfaccia l’utente direttamente con “il problema”, chiedendogli di applicarsi ad una forma di ragionamento universale e di sperimentare con gli strumenti in proprio possesso fino al raggiungimento dell’intuizione giusta, che vi darà grosse soddisfazioni. Una piccola perla per Playstation VR che non posso far altro che consigliarvi senza riserve e che vede i suoi unici limiti nella brevità dell’esperienza e paradossalmente, nella particolarità del suo “gameplay” probabilmente scoraggiante per i giocatori meno pazienti.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!