Uno spettacolo per gli occhi

“Erano gli anni ’70, era la prima volta che si vedeva una ragazza così tosta. Non era il solito supereroe con il mantello, era tutto più leggero e libero, perché Laureline e Valerian erano due poliziotti normali, anche se ambientati nel 28esimo secolo”.
Con queste parole, il visionario regista francese Luc Besson, ha raccontato di come si è innamorato della serie a fumetti realizzata da Pierre Christin e Mézières, e di come sia nato il suo ultimo progetto: Valerian e la città dei mille pianeti.

Dopo aver messo la sua firma sulla cinematografia di fine anni ’90 ed inizio 21esimo secolo con capolavori del calibro di Leon, Nikita, Il quinto elemento e Lucy, il regista di Parigi torna nuovamente in sala (dal 21 settembre) con la sua ultima fatica.


Valerian è un’avventura fantascientifica che vede come protagonisti due giovani agenti speciali del governo dei territori umani, impegnati in missioni top secret volte a contrastare trafficanti e criminali intergalattici.
Vero spettacolo visivo, la pellicola risulta una delle poche opere in circolazione veramente idonee alla visione in 3D.
Infatti, dopo le 2 ore e poco più di proiezione, lo spettatore non esce dalla sala storcendo il naso come per parecchie delle passate opere che si sono affacciate sul mondo delle 3 dimensioni, ma rimane invece colpito ed affascinato da uno spettacolo fluido e visivamente gratificante, fatto di mondi colorati e sfumature di ogni tipo, una palette di pregevole fattura, adoperata nel migliore dei modi dal regista francese.


Besson ha scelto di realizzare una storia fresca e di puro intrattenimento, senza prendersi troppo sul serio, con la finalità principale di incantare e di entusiasmare il pubblico in sala grazie ad un mondo dove risulta impossibile non perdersi.

Un film che riesce a dire la sua in un universo (quello della fantascienza) ricco di mostri sacri e pilastri della cinematografia, a testimonianza del grande lavoro svolto dal regista, i suoi collaboratori e, soprattutto, il cast.
I protagonisti della pellicola sono i giovani Dane Dehaan e Cara Delevigne, rispettivamente classe ’86 e ’92, i quali a dispetto della giovane età e la conseguente scarna filmografia alle spalle, risultano ottimali per i ruoli degli agenti spaziali, finendo per entrare in perfetta sintonia con la fantastica realtà dove vivono.
Tra i due va promossa soprattutto la giovane modella londinese, che – dopo un approccio al mondo del cinema non indimenticabile – mette in risalto un netto miglioramento recitativo, mostrando di aver svolto un lavoro artistico qualitativamente valido, e riuscendo a far apprezzare un personaggio interessante e forte come il sergente Laureline.
Le sbavature rimangono, soprattutto per via di una espressività spesso monotematica, ma i progressi si vedono ed il futuro è, senza alcun dubbio, dalla sua parte.

Valerian e la città dei mille pianeti è la scelta giusta per tutti gli appassionati e non del genere, desiderosi di passare un piacevole sabato sera al cinema, visto che dalla visione del film risulta chiarissimo – come detto – il suo intento: intrattenere.
Certo, siamo lontani dai capolavori ai quali Besson ci ha abituato, non c’è lo stesso peso cinematografico e non ci sono i tecnicismi che ci vogliono far cogliere chissà quali significati, ma ciò non vuol dire che un prodotto oggigiorno per risultare realmente valido debba essere per forza troppo impegnativo.


Consiglio vivissimo che bisognerebbe dare all’altro protagonista, Dane Dehaan.
Il giovane Dehaan, durante l’intera proiezione, risulta prendersi troppo sul serio, finendo per caricare di significati un personaggio che non ne ha.
Valerian è tenebroso? Sicuro di sé? Innamorato? È un po’ tutto questo, ma nel concreto non ci è dato saperlo, sappiamo per certo che è un personaggio più leggero di quanto venga interpretato da Dane, il quale va a ricercare forzatamente qualcosa che non è.
Problema che si mostra anche attraverso una espressività facciale abbastanza piatta.
Questo però non sta a significare una bocciatura, anzi Valerian riesce ad interessare ed incuriosire lo spettatore, e Dehaan non dispiace, ma forse per un ruolo simile ed una storia di tale impegno, sarebbe stata migliore un’interpretazione simile a quella della sua compagna di viaggio.

Oltre ai giovani attori già menzionati, nel cast spiccano anche Clive Owen, che però risulta abbastanza impalpabile, finendo per realizzare un’interpretazione più che decorosa ma priva della carica emotiva alla quale ci ha abituato in passato (ma, d’altronde, non gli era richiesto ciò), e la super star mondiale Rihanna.

Tornando al mondo fantastico proposto da Besson ed i suoi fedelissimi ed abituali collaboratori, su tutti Thierry Arbogast e Hugues Tissandier, rispettivamente direttore della fotografia e della scenografia, questo risulta essere il vero punto forte della pellicola.
A priori sarebbe risultato veramente difficile immaginare una trasposizione cinematografica tanto fedele al fumetto, quanto affascinante, ma la troupe francese ci è riuscita, sfornando un prodotto visivamente e qualitativamente impeccabile.

Alpha, il microcosmo dove gli agenti speciali operano, gli ambienti che lo compongono ed i popoli che lo abitano, sono stati sviluppati nei minimi dettagli, finendo per far nascere nello spettatore una grande voglia di conoscere molto più approfonditamente le varie specie aliene apparse sullo schermo.
Da sottolineare anche le sequenze acquatiche, studiate con cura, ambienti molto apprezzati da Besson sin dai tempi del suo documentario Atlantis.

In conclusione bisogna menzionare la soundtrack curata da Alexandre Desplat, a dir poco funzionale per donare un’ulteriore aura mistica al mondo onirico e fantastico messo in scena da Besson.

valerian e la città dei mille pianeti recensione

Verdetto:


Valerian e la città dei mille pianeti risulta un ottimo prodotto di intrattenimento ed un vero spettacolo visivo.
Besson dimostra nuovamente la sua poliedricità mettendo in scena un mondo giovane e fresco, come i suoi agenti spaziali, capace di distaccarsi dalla seriosità tipica del genere, ma comunque riuscendo a mantenere un livello qualitativamente alto.
Promossi, senza troppa lode, i protagonisti, tra i quali meglio senza alcun dubbio la Delevigne, la cui costante crescita artistica ci fa ben sperare per il futuro.
Da sottolineare l’esser riusciti a sfruttare alla perfezione la proiezione 3D, dimostrando che vi sono anche dei titoli validi a saper valorizzare questa tecnologia.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.