Una nuova particolare interpretazione della Grande Guerra

Se con Call of Duty WWII e l’imminente Battlefield V la Seconda guerra mondiale sembra essere tornata il leit motive degli FPS, sul versante adventure/puzzle-games vince decisamente il primo conflitto.
Della Grande Guerra se n’è impossessata Valiant Hearts nel 2014 in occasione del centenario dal suo inizio, e adesso, nel 2018, un secolo dopo la sua conclusione, ci riprova 11-11 Memories Retold.
Realizzato da Aardman e Digixart e distribuito da Bandai Namco, il titolo atteso per il prossimo 9 novembre per PlayStation 4, Xbox One e PC, ci riporta nelle trincee del conflitto simbolicamente più truce e allo stesso tempo più romantico del Novecento.

Tutti contro tutti

La prima cosa che risalta all’occhio di 11-11 Memories Retold è il particolare tratto stilistico adoperato dagli sviluppatori. Il gioco, infatti, si presenta come un quadro impressionista dinamico, dove i diversi elementi non sono altro che ruvide pennellate che vibrano tra loro. L’impatto iniziale è dunque sorprendente. Tuttavia, approfondiremo in seguito l’estetica del titolo, per ora è necessario mettere in risalto l’originalità stilistica per lasciarvi comprendere meglio l’atmosfera di gioco.

La demo che abbiamo provato alla Milan Games Week ci ha fatto conoscere Harry, un aitante canadese con la passione per la fotografia. Siamo nel 1917, quindi l’arte fotografica è ancora ai suoi albori. Un po’ per tale ragione, un po’ per la particolare scelta stilistica, gli scatti rubati a una fanciulla di nome Julia ci trasportano immediatamente nel passato.
In seguito, nel negozio in cui lavoriamo, giunge il Maggiore Barret dell’esercito inglese. Gli serve un fotografo che documenti la guerra scoppiata in Europa.
All’improvviso la scena si sposta in Germania, all’interno di una fabbrica di dirigibili Zeppelin. In terra teutonica vestiamo i panni di Kurt, un operaio. Durante il nostro tentativo di riparare la radio, veniamo a scoprire che il battaglione in cui combatte nostro figlio Max è scomparso. Decidiamo dunque di arruolarci nel tentativo di ritrovarlo. 
Di nuovo cambio di scena: questa volta siamo in Francia, precisamente a Vimy, nel 1917.
In quell’occasione l’esercito inglese e quello canadese combatterono contro la Germania per conquistare il crinale francese.


11-11 Memories Retold ci fa rivivere questa battaglia con gli occhi di Harry e Barret, rappresentanti dei due schieramenti. Una scelta narrativa che riprende quella già presente in Valiant Hearts, in cui la guerra viene raccontata attraverso più punti di vista.
Questo ben si presta alla valenza simbolica della Prima guerra mondiale, ovvero quella del conflitto che ha inaugurato la modernità del Novecento. Una modernità disumana e spietata, appartenente a qualsiasi schieramento, che ha portato alla morte di 15 milioni di persone, molte delle quali cadute in trincea. Proprio per questo motivo, il gioco passa da Harry e Barret, portandoci a svolgere diverse  mansioni tra i percorsi scavati nel crinale.

In termini di gameplay, questo si traduce nell’esplorare alla ricerca degli oggetti necessari ai compagni durante lo scontro a fuoco. Sia nei panni di Harry – con cui possiamo scattare fotografie quando richiesto – che di Kurt, ci ritroviamo a interagire con gli elementi messi in evidenza da un cerchietto bianco, e a risolvere piccoli puzzle.
Il tutto però avviene in maniera concitata, perché durante la nostra corsa nella trincea, vediamo compagni perire, ordigni esplosi a pochi metri da noi, raffiche di proiettili, e così via.

Come potete capire, 11-11 Memories Retold si basa molto su una componente narrativa profonda e su uno stile estremamente originale, anche se a livello di gameplay non colpisce. È pur vero che la sequenza che abbiamo giocato era la parte iniziale del gioco, dunque è possibile che in seguito ci sia un’interazione più incisiva con gli elementi a schermo, e più varietà. Almeno, questa è la speranza.

Musée d’Orsay 2.0

Eppure non siamo del tutto ottimisti, perché il gameplay semplificato in parte è dovuto al tratto stilistico, che sì, è davvero elegante e romantico, ma allo stesso tempo è pure caotico. Probabilmente questo effetto è in parte dovuto alla forte illuminazione presente in fiera non adeguata all’esperienza che vuole dare 11-11 Memories Retold, ma la sensazione che abbiamo avuto è quella di un’esplorazione veloce e poco attenta, ridotta al raggiungimento del cerchietto bianco che evidenzia l’oggetto o la persona con cui possiamo interagire, poiché tutto il resto appare come sfocato.
Andando oltre l’esplorazione, le scenografie sono davvero belle da vedere, grazie alle pennellate vibranti che ricreano la cadenza delle mitragliere, la fragilità dei soldati, la fatiscenza della guerra stessa.

Uno stile rischioso, che punta tanto sul lato emozionale, a discapito della giocabilità.
Proprio perché 11-11 Memories Retold si basa più sull’emozione che sull’intrattenimento, non stupisce notare un buon comparto sonoro: le musiche orchestrali cambiano intensità a seconda della situazione per accrescere il nostro coinvolgimento, mentre il doppiaggio rimane fedele alla nazionalità dei suoi protagonisti, dandoci quel senso di estraneità quando siamo di fronte ai nemici.


Nonostante una giocabilità poco avvincente, e un tipo di narrazione non proprio diversa da Valiant Hearts, 11-11 Memories Retold mantiene alta la nostra attenzione. La scelta stilistica, che si rifà ai grandi pittori impressionisti dell’Ottocento, è rischiosa ma colpisce sin da subito. Se pensiamo, infatti, che il titolo vuole farci vivere la Prima guerra mondiale attraverso le emozioni e le sensazioni,  non possiamo che essere incuriositi dall’azzardo e dalla passione di Aardman e Digixart.
Manca meno di un mese per scoprire se oltre all’impatto iniziale, il gioco mantenere alto il nostro interesse. Noi dei dubbi li abbiamo, ma non vediamo l’ora di essere smentiti.

 

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!