Siamo nell’era dei reboot, dei remake e dei remaster. Tanti titoli stanno trovando una nuova giovinezza, e in alcuni casi è cosa sacrosanta. Molte serie storiche, bellissime, sono però scomparse da tempo, nonostante beneficerebbero grandemente delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, e dalle attuali macchine da gioco. Vi proponiamo così questa lista, per raccontarvi cosa noi vorremmo vedere di nuovo sulle nostre televisioni, o sui nostri monitor, in una veste rinnovata. 11 videogiochi, magari non sempre mainstream, ma che meriterebbero senza ombra di dubbio un nuovo punto di partenza.

Banjo – Kazooie

Un tempo c’erano i platform, e quando ci metteva le zampe sopra Rare potevi essere sicuro che uscissero cose bellissime. Così su Nintendo 64 vide la luce Banjo Kazooie, un platform sullo stile di Super Mario 64 che molti giocatori reputarono, e reputano ancora, superiore all’opera di Miyamoto. Un orso e un uccello partono in missione per salvare Tooty, la sorellina di Banjo, rapita dalla perfida Gruntilda perché ritenuta più bella dal suo calderone. Tanti livelli da esplorare, troppi collezionabili da raccogliere, per un platform come non se ne vedono più da anni. Ci fu un seguito, Banjo Tooie, e poi un altro ancora, sottotitolato Nuts and Bolt, in cui il gameplay cambiava radicalmente ed il focus veniva spostato sul costruire veicoli, e che probabilmente è piaciuto solo a me.

Perché dovrebbe tornare: Perché di platform così non se ne vedono più praticamente, e lo humour pieno di doppi sensi di Rare fa veramente ridere, soprattutto quando le volgarità escono dalla bocca di un uccello rosso.

Alternative: Psychonauts, redistribuito su Playstation 4 qualche tempo fa e Yooka Laylee, figlio delle stesse menti di Banjo Kazooie.

Chrono Trigger

Durante l’epoca Super Nintendo e Playstation, rigorosamente la prima, Squaresoft era il boss incontrastato e incontrastabile della scena JRPG. Così, nel 1995, mise insieme un team di livello elevatissimo per dare i natali a Chrono Trigger, un gioco di ruolo che era di qualche anno avanti sui suoi competitor. Parliamo di Sakaguchi alla direzione, Uematsu e Mitsuda alle musiche e, ultimo non per importanza, Toriyama al design. Venne fuori un intreccio di viaggi nel tempo lungo diverse epoche, con una trama interessantissima portata avanti con personaggi di grande spessore. Ma, soprattutto, l’eliminazione degli incontri casuali e le battaglie che avvenivano laddove iniziavano, sulla mappa di gioco, senza essere teletrasportati in un’arena e senza caricamento alcuno, proiettavano l’opera del papà di Final Fantasy avanti di qualche anno. Il gioco non arrivò in Europa fino alla riedizione DS, ne uscì uno spin off in veste di graphic novel, Radical Dreamers, e un seguito – erede, Chrono Cross, sulla prima Playstation. Poi, il silenzio.

Perché dovrebbe tornare: Perché l’idea dei viaggi del tempo è sempre allettante, ed è qui utilizzata molto bene, e perché le meccaniche di gioco di Chrono Trigger funzionerebbero ancora adesso, con aggiustamenti minimi.

Alternative: Nessuna, vi tocca comprare il gioco originale su Nintendo DS, o farvi un account PSN americano per comprarlo sullo store. Altrimenti date un’occhiata a I’m Setsuna.

Earthbound / Mother

Il più grosso dramma della storia Nintendo per noi occidentali è Earthbound, o Mother in originale, di Itoi. Ne abbiamo sentito parlare così tanto e così bene che è un cult anche per chi non lo ha mai toccato. Il primo episodio, Mother per l’appunto, è arrivato in occidente solo da poco tempo, perché Nintendo ci ha fatto la grazia di farcelo uscire su Virtual Console con il nome di Earthbound Beginnings, con appena 26 anni di ritardo. Il secondo, Earthbound, era uscito in America. Il terzo invece ci aveva fatto sperare: per Game Boy Advance uscirono Mother 1+2 e infine Mother 3. Giubilo, pensavamo fosse la volta buona che tutti arrivassero fino a noi. Nulla di fatto, ovviamente. La serie è da allora ferma, ma date le meravigliose atmosfere da film anni 80, gli alieni e le tematiche, ci piacerebbe che Mother venisse ripreso, daccapo, con un reboot fatto come si deve. Ma in fondo, stiamo ancora aspettando di vedere il terzo, ufficialmente, in inglese…

Perché dovrebbe essere rifatto: Perché è un cult, una creatura mitologica, a cui praticamente nessuno ha giocato in occidente, ed è un gioco che per tematiche a atmosfera potrebbe piacere ancora oggi a molti.

Alternative: Anche qui, nessuna, è troppo unico. Si possono intanto recuperare i primi due per Wii U o 3DS, e attendere con pazienza che Mother 3 venga tradotto.

Otogi

From Software, che voi tutti conoscerete per Dark Souls, ha fatto anche altre cose nella sua carriera. Come i King’s Field, che possiamo quasi ritenere dei Dark Souls ante litteram, dei predecessori spirituali, ma non siamo qui a parlare di quella serie. C’era una volta la prima Xbox, che è durata poco, ma sulla quale SEGA ha pubblicato in esclusiva una quantità incredibile di giochi incredibili, che probabilmente avrebbero dovuto vedere la luce sulla defunta Dreamcast. Uno di questi lavori è Otogi di From Software. La serie consta di due episodi, ed è morta con la primissima Xbox. Nell’antico Giappone il mondo dei demoni si sta riversando in quello degli umani, e spetterà al redivivo Raikoh l’arduo compito di ricacciare indietro i mostracci. Nel seguito, il roster di personaggi si allarga. Parliamo di un hack and slash calato pesantemente nella mitologia orientale, con un ambiente totalmente distruttibile, con una libertà di movimento ampissima che permette al giocatore di guizzare ovunque. Ah, è From Software, quindi parliamo di roba difficilissima.

Perché dovrebbe tornare: Perché si tratta di un gioco che se trattato con riguardo potrebbe diventare un action game di livello altissimo, data l’impostazione già pressoché perfetta dei primi due episodi. Se sommiamo il know-how che ha maturato From Software negli ultimi anni, non potrebbe che uscirne fuori una cosa bella.

Alternative: Niente proprio in questo caso, ci dispiace.

Gun valkyrie

Rimaniamo sulla prima Xbox e su SEGA. Doveva uscire sulla defunta console con la spirale arancione Gunvalkyrie, e invece è uscito sulla primogenita Microsoft. A firma Smilebit, che i più giovani di voi sicuramente non avranno mai sentito nominare, Gunvalkyrie è uno sparatutto in terza persona di quelli che non si vedono quasi più. Si spara utilizzando il lock on, mentre ci si muove velocissimi per le mappe, saltando e sfruttando il dash. Degli insettoni alieni sono venuti ancora una volta a disturbare la quiete terrestre, e il giocatore, dopo aver scelto con quale personaggio giocare, dovrà fare in modo che le bestie raggiungano l’eterno riposo. Punto, e fine. All’epoca il gioco era tecnicamente eccelso, bello nei modelli e nelle tessiture, mentre muoveva tanti nemici a schermo, ed era forte di una direzione artistica di primo ordine. Poi, niente, è sparito.

Perché dovrebbe tornare: Perché di shooter arcade di questo tipo non ne vediamo di anni, almeno non di questo livello. Chi ha avuto un Xbox e non ha giocato solo i titoli mainstream certamente ricorderà il lavoro di Smilebit, e certamente ne vorrebbe uno nuovo, possibilmente con mappe più ampie e 60 fotogrammi al secondo. Che sogno.

Alternative: Recore, nonostante il parere della critica, è a mio umile avviso l’unica cosa che si avvicina molto al gameplay di Gunvalkyrie, soprattutto per quanto riguarda la mobilità del personaggio le fasi shooting.

Jet Set Radio

“Understand, undertand the concept of love, uh!” Non siamo impazziti, quella che avete appena letto è una citazione di uno dei brani della colonna sonora di Jet Set Radio Future, secondo capitolo di una (s)fortunata serie di giochi di SEGA. C’era il Dreamcast, e la casa di Sonic decise di far uscire il primo gioco in cel shading della storia. Jet Set Radio mette il giocatore nei panni di diversi pattinatori, in una Tokio meravigliosamente realizzata in stile cartoon, con una colonna sonora da infarto e con il preciso scopo di scarabocchiare i muri e la polizia. Con grandi mappe aperte, da esplorare come si voleva grazie ad un sistema di controllo precisissimo, JSR è stato un colpo al cuore per chiunque sia stato in possesso di un Dreamcast. Ma non finisce qui, perché il seguito, Jet Set Radio Future, portava su Xbox lo stesso concept (of love, uh!), ampliandolo: mappe ancora più grandi, più verticalità, una colonna sonora ancora più graffiante e una grafica che a ripensarci viene da piangere tanto era bella. C’è stato un episodio per Game Boy Advance, che ovviamente non poteva regalare le stesse emozioni, poi basta.

Perché dovrebbe tornare: Perché quella direzione artistica incredibile, assieme alle tecnologie attuali, vorrebbe dire giocare con i fazzoletti per asciugarsi la bava. Preferibilmente il tutto infilato in un open world enorme, possibilmente sviluppato tutto in altezza. Grazie, lo vorremmo domani.

Alternative: Sunset Overdrive deve molto a Jet Set Radio, sia a livello stilistico che come gameplay, soprattutto nelle sessioni dove bisogna scivolare e saltare in giro per la città, alla velocità della luce.

Panzer Dragoon

Ultimo gioco del gruppo SEGA, Panzer Dragoon è un rail shooter che spuntò su Saturn a metà degli anni 90. Le copertine dei primi due vennero realizzate nientemeno che da Moebius, noto illustratore francese. Il giocatore era chiamato a cavalcare un drago e quindi a farsi strada tra livelli pieni di avversari. Se la struttura è quella classica dello sparatutto a scorrimento, il gameplay venne innovato con nemici che arrivavano da tutte le direzioni, obbligando il giocatore a tenere sotto controllo non solo quello che aveva davanti. L’atmosfera di Panzer Dragoon è rarefatta, bloccata in un imprecisato futuro, dove la civiltà come la conosciamo è finita, ed ovunque le rovine ci ricordano che un tempo l’essere umano era il padrone del mondo. Futuro e passato si mescolano così in un setting eccezionale, tanto che dopo i due episodi canonici venne realizzato un RPG, Panzer Dragoon Saga, ad oggi costosissimo. L’ultimo capitolo lo troviamo sulla prima Xbox, sottotitolo Orta, ed è ancora una volta un gioco eccezionale, nonostante non sia realizzato dall’originale Team Andromeda ma da Smilebit. Quello che avanza di Team Andromeda si è riunito, ed è uscito prima per Windows Phone e poi per Xbox One Crimson Dragon, ma decisamente non è la stessa cosa.

Perché dovrebbe tornare: Perché il mondo di Panzer Dragoon è meraviglioso, e decisamente inesplorato. Un bacino così grande di materiale, di fatto non approfondito, potrebbe aprire le porte ad un reboot della serie non necessariamente in senso rail shooter, ma anche riprendendo la deriva RPG iniziata con Saga. Un gioco di ruolo, nel 2016, che mischia le meccaniche proprie del genere con momenti da sparatutto su rotaia, non sarebbe nulla di alieno, e potrebbe riportare alla luce uno degli universi più evocativi del videogioco.

Alternative: Lato gameplay potremmo suggerirvi Rez o Child of Eden, ma per quanto riguarda l’atmosfera purtroppo non c’è niente di simile.

Eternal Darkness

I Silicon Knights non sappiamo bene che fine abbiano fatto, ma certamente ci ricordiamo di loro The Twin Snakes, remake del primo Metal Gear Solid, e Blood Omen: Legacy of Kain. Poi ci ricordiamo Eternal Darkness: Sanity’s Requiem, perché fa paurissima. Eternal Darkness ci mette nei panni Alexandra Roivas, che arrivata alla magione del nonno per far luce sul suo omicidio, trova in una stanza segreta l’omologo del Necronomicon nel mondo del gioco. Il librone, fatto in pelle umana e ossa, fa rivivere alla protagonista la storia di diverse persone, in diverse epoche storiche. Basato interamente sulla mitologia di Lovecraft, con un gameplay che ricorda i Resident Evil che furono, Eternal Darkness è uno dei grandi capolavori esclusivi per Nintendo GameCube che purtroppo sono nati e morti su questa piattaforma, senza che Nintendo li abbia messi neanche su Virtual Console.

Perché dovrebbe tornare: Perché Lovecraft è stato solo scalfito dal videogioco, e nonostante ultimamente qualcosa si muova, Eternal Darkness rimane uno dei migliori titoli ad aver portato la mitologia del solitario di Providence sulle nostre console. Un survival più moderno, che approfondisca quanto già iniziato dai Silicon Knights, mantenendo l’idea delle epoche storiche, sarebbe meraviglioso.

Alternative:  Se proprio cercate qualche rimando a Lovecraft a tutti i costi, puntate gli occhi sul prossimo Call of Chtulhu di Cyanide, che sembra promettere bene.

Parasite Eve

Seguito diretto del romanzo Hideaki Sena, Parasite Eve è figlio di quel periodo storico in cui Squaresoft poteva fare quello che voleva, spaziando tra i generi senza comunque mai mancare mezzo colpo. Nei panni di Aya Brea della polizia di New York ci troveremo a dover risolvere un caso piuttosto particolare, dal momento che a quanto pare a New York la gente ha deciso di iniziare ad andare in autocombustione. Tra l’horror e il fantascientifico, Square mette in piedi un survival horror con forti elementi RPG, primo tra tutti il battle system. Il secondo episodio, invece, abbandonerà le velleità ruolistiche per diventare un survival horror più puro. Il terzo episodio, The 3rd Birthday, rilasciato su PSP, ha invece preso derive ancora più action. La lettura tutta giapponese di un poliziesco fantascientifico di questo stampo è probabilmente il più grande punto di forza della produzione, che all’epoca era meravigliosa anche dal punto di vista tecnico. Ancora, per favore.

Perché dovrebbe tornare: Perché è l’ennesimo gioco con un’atmosfera unica che è praticamente andato perduto nell’epoca PSX. Ancora oggi un’avventura di questo tipo, in terza persona, con elementi shooter ed RPG, sarebbe qualcosa che più funzionare benissimo. La parte narrativa del gioco non è invecchiata di una virgola, quindi perché non prenderla di sana pianta, dare una svecchiata al gameplay, e farlo di nuovo uscire in pompa magna?

Alternative: Per quanto riguarda il mood, potete anche rassegnarvi al fatto che Parasite Eve sia unico. L’unica cosa che potremmo vagamente avvicinargli è forse D2 per Dreamcast.

F-Zero

Il racer futuristico di Nintendo è fermo dal GameCube, purtroppo. Nacque su Super Nintendo, e fu una cosa eccezionale. Seguì la risposta di Sony, con WipEout. I racing game ambientati nel futuro piacciono molto, a molti, e sembra che l’industria se ne sia recentemente accorta, data la recente uscita di Redout e di Fast Racing Neo. Ma noi vogliamo i classici, perché F-Zero non erano solo corse, ma era un universo con i suoi personaggi e le sue peculiarità, non solo in termini di gameplay, e siamo convinti che un nuovo episodio, sparato a 60fps e con un impianto tecnico dei nostri tempi non potrebbe che far cadere le mascelle a terra. 

Perché dovrebbe tornare: Perché F-Zero è unico, è il modo di Nintendo di intendere le corse nel futuro, ha un suo cast specifico un mondo intorno, e un gameplay spaziale che ci auguriamo di rivedere presto su Nintendo Switch.

Alternative: Redout e Fast Racing Neo, due titoli che devono tantissimo alla serie Nintendo, possono certamente ingannare l’attesa, ammesso che si possa parlare di attesa e non di vana speranza.

Tenchu

Tenchu, lo stealth che fu di Acquire, non lo vediamo sui nostri schermi da un bel po’ di anni, ed è un peccato. Il genere stealth non invecchia mai, ci sono tantissimi giochi di questo tipo ogni anno, e molti sono più che validi. Ma il fascino dei ninja di Tenchu è unico, vuoi perché i ninja sono sempre intriganti, vuoi perché il primo episodio, per la prima Playstation, fu per molti, assieme a Metal Gear Solid, il primo titolo del genere mai giocato. Anche in questo caso i personaggi sono oramai peculiari, inamovibili dalla memoria di tantissimi giocatori. E anche a noi piacerebbe tantissimo tornare nel Giappone feudale, pieno di signorotti cattivissimi che vessano le popolazioni e di mercenari al loro soldo. Camminare sui tetti di quelle abitazioni di legno è qualcosa che ci manca molto.

Perché dovrebbe tornare: Perché è un icona, fondamentalmente. Non mancano alternative per chi vuole scivolare tra le ombre, certamente, ma Rikimaru e Ayame li vorremmo rivedere, possibilmente nelle sapienti mani di From Software, che già ha partecipato agli ultimi due episodi. C’è ancora una piccola possibilità che il teaser del loro prossimo progetto si riferisca proprio a Tenchu, quindi incrociamo le dita o quanto meno, speriamo sia comunque nella loro lista di “cose da fare”.

Alternative: C’è Aragami, che si ispira pesantemente a Tenchu. Ma anche Mark Of The Ninja, per quanto stilisticamente su un pianeta diverso, ne riprende in qualche modo lo stesso concept.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.