Non è un paese per vecchi (punk)

Non sono molti gli autori capaci di mostrare al pubblico uno stile forte e immediatamente riconoscibile, quella perfetta unione di segni e parole che permette al lettore di esclamare, senza ombra di dubbio: “Sì, è lui”. Che si tratti un armadillo, un panda o un uccello rosso (in ordine: Zerocalcare, Giacomo Bevilacqua e Labadessa), una volta intravisti sulle pagine già sai che stai per ammirare il lavoro di un determinato artista che è sul punto di instaurare un discorso tramite la sua personalissima poetica. Il perché è semplice: un fumettista, quando possiede un certo peso autoriale, diventa inconfondibile e trascende il fumetto stesso. Una rivoluzione copernicana, tipica di quest’era moderna delle graphic novel, che ha annientato e reso anacronistica la tradizionale standardizzazione del fumetto mainstream. Tuttavia, perfino nel Tex più classico era possibile riconoscere, quand’operavano insieme, la penna di Gianluigi Bonelli e la matita di Aurelio Galleppini, così come nel Dylan Dog prima maniera si identificava chiaramente il talento Tiziano Sclavi unito a quello di Angelo Stano. Anzi, spesso sono proprio le coppie (sceneggiatore e disegnatore) a coniare una visione ancora più unica dell’autore completo, in quanto frutto di due diversi modi di vedere il mondo. Ed è quello che è successo a Marco Taddei e Simone Angelini, che ora tornano con la loro ultima fatica: 4 Vecchi di merda, edita da Coconino Press.

2029. Il mondo si avvia verso una decrescita infelice, le risorse del pianeta stanno lentamente finendo e l’economia va a rotoli. Si lavora ad orari assurdi, si paga per accedere ad Internet e la società appare svuotata, priva di moralità, di ideali e di una ragione per tirarare a campare che non sia la mera sopravvivenza. L’unica cosa che cresce, in quest’epoca devastata, è l’odio da parte dei giovani nei confronti degli anziani, considerati delle sanguisughe improduttive che trascorrono le loro giornate sbavando e ingoiando pillole. Certo, non tutti sono così, esistono le eccezioni. Come Colt, un signore col giubbotto di pelle arzillo e dalla battuta pronta, un ex chitarrista che aveva una band punk, chiamata I quattro pezzi di merda, ben nota decenni prima per i suoi concerti estremi e indecenti. Colt passa il suo tempo lavorando, imprecando, maltrattando gli altri e godendosi la vecchiaia come può, mentre culla il sogno di tornare a suonare per un’ultima volta. Tutto cambia quando un incidente lo costringe a trasferirsi all’ospizio di Villa Doris, ma quello che sembra un posto tranquillo si trasformerà presto in incubo senza via di scampo.

Dicevamo di Marco Taddei e di Simone Angelini. Abbiamo già avuto modo di parlarvi di loro trattando della riedizione dei racconti che li hanno lanciati al grande pubblico, Storie brevi e senza pietà. Menzioniamo quella raccolta non a caso (invitandovi a comprarla immediatamente), perché è da lì che ha avuto inizio il rapporto professionale tra questi due autori. Era il 2012 e da quelle prime narrazioni brevi e autoconclusive, a cui seguirono altre nel corso degli anni, cominciò una scalata che portò la coppia a vincere il premio Boscarato come miglior rivelazione al Treviso Comic Book Festival del 2014 e che gli fece guadagnare un’insperata pubblicazione negli USA. In seguito, l’arrivo del primo episodio di quella che poi diventerà una saga di fantascienza vera e propria, Malloy contro i Mucchi D’Ossa, ne confermò l’estro e la particolare visione, che tuttavia risultava grezza, specialmente nel rapporto tra la scrittura e il disegno. L’obiettivo, a detta degli stessi Taddei e Angelini, era quella di trovare una simbiosi completa, di raccontare con un’unica voce. E questo risultato fu raggiunto con lo straordinario Anubi, capolavoro di humor nero, brutale e nichilista, che ha fatto di riconoscimenti importanti e a cui nel 2018 è seguito pure uno spin-off, Horus, che ha preceduto di pochi mesi l’uscita di 4 Vecchi di merda. Ed è dunque qui che torniamo, al termine di un percorso che certifica lo status raggiunto dai suoi creatori. Perché Taddei e Angelini, da autori di culto per pochi intimi, si sono trasformati in un punto di riferimento per migliaia di lettori che vedono in loro un modo diverso di fare, intendere e praticare il fumetto.

Dunque, dalla pubblicazione sulle fanzine siamo passati al catalogo di alcune delle più prestigiose case editrici del paese (Panini Comics e Coconino Press), da racconti di poche pagine siamo arrivati a tomi di oltre 300, in una crescita costante che ne ha mutato lo stile e le ambizioni. Perché 4 Vecchi di merda è, essenzialmente, questo: una graphic novel potente, consapevole e soprattutto ambiziosa. Non che non lo fosse anche Anubi, intendiamoci: con la vicenda del Dio Egizio esiliato in un paesino sperduto, Taddei e Angelini volevano evidenziare il trionfo dello svuotamento dei valori della nostra società e mostrarci il volto nullificante di questo mondo post-consumista in cui viviamo (con una crudezza degna del miglior Andrea Pazienza. Tuttavia, l’aspetto più interessante, quello che più colpiva, era questo iper-realismo di fondo che metteva la sfera intima del protagonista  di fronte ai grandi temi della vita, sottolineando l’assoluta nullità dell’uomo (o dei cani) al cospetto di una simile enormità. Una prospettiva, per certi versi, ripresa anche in 4 Vecchi di merda, solo che qui troviamo al centro un personaggio talmente chiuso all’interno di se stesso da essere insofferente a tutto quello che lo circonda. Quello che Colt vuole, dall’alto dei suoi 70 anni portati male e dal suo essere “un vecchio di merda”, è suonare, imbracciare la chitarra un’ultima volta e rimettere in piedi la sua band. E, per farlo, è disposto a subire qualunque cosa, a mettere in secondo piano concetti come la dignità, il rispetto per se stessi e una qualunque forma di giustizia. Quello che vuole è annullarsi definitivamente al suono di una nota, recuperare la gioventù perduta, anche solo per un momento. L’altro non è importante, funge da sfondo. Se quindi in Anubi avevamo la sfera intima del protagonista che veniva schiacciata dalla vita, dall’universo e da tutto quanto, qui abbiamo un rovesciamento: l’io di Colt che cerca di soverchiare il resto, di andare avanti imperterrito, dritto per la sua strada senza pensare alle conseguenze e fregandosene di ogni cosa.

I disegni di Simone Angelini non fanno altro che accogliere e convertire in immagini queste sensazioni. Ormai, la simbiosi tra i due autori è così completa che risulta veramente difficile distinguere la parte verbale da quella visiva. Si tratta di un tutt’uno uniforme e compatto che accompagna costantemente il lettore verso l’amara conclusione. Una conclusione in cui ci vuole poco per carpire, attraverso il ritmo quasi ipnotico (e anche un po’ psichedelico) delle tavole, una critica feroce e dissacrante alla società di oggi. In particolare, il volume cerca di proiettarsi oltre, di riflettere sulle conseguenze che questa società ci lascerà in un domani ormai prossimo e che tipo di anziani produrrà. Perché la nostra società, cresciuta col mito del tutto e subito, abituata a dilapidare e a sperperare, a vivere un presente al massimo dimenticando il passato e ignorando il futuro, egoista e bulimica, non potrà fare altro che partorire dei vecchi “di merda” destinati ad essere al vertice della piramide. O, almeno, finché qualcuno molto più egoista, molto più affamato e crudele non verrà per detronizzarli. Quella che Taddei e Angelini preconizzano è una distopia nera (che poi tanto distopia non è) in cui, a forza di mangiare e consumare, la società da conservativa ha scoperto la dura legge della giungla: mangiare o essere mangiati.

Verdetto

4 Vecchi di merda, il nuovo lavoro di Marco Taddei e Simone Angelini, è forse la graphic novel più ambiziosa realizzata nella loro carriera. La storia, contraddistinta dal classico humor nero e il nichilismo che ha reso famosa la coppia, sviluppa una lunga serie di riflessioni sulla contemporaneità mettendo in scena situazioni assurde, tremende e disturbanti. Si tratta quasi di una forma di distopia che, spostata in un periodo molto vicino a noi (il 2029) diventa realista e possibilista, nonostante la sua vena prettamente paradossale. Ed è ecco allora che 4 Vecchi di merda si trasforma in una feroce parodia sociale che guarda negli occhi una società che, per immolarsi all’altare del tutto e subito, sta andando incontro ad un triste disfacimento che ne decreterà una fine brutale e orribile. A lettura terminata, rimane la sensazione che ormai Taddei e Angelini siano definitivamente maturati, raggiungendo una straordinaria armonia tra testo e disegno.

Stay Nerd consiglia…

Ovviamente tutta la produzione di Taddei e Angelini merita la vostra attenzione, ma se dovete sceglierne proprio due non possono mancare Anubi, di cui abbiamo ampiamente parlato prima, e Malloy – Gabelliere Spaziale.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!