“Poi al centro le fissa con fili di lino, alla base con cera,
e dopo averle saldate insieme, le curva leggermente
per imitare ali vere. Icaro, il suo figliolo, gli stava
accanto e, non sapendo di scherzare col proprio destino,
raggiante in volto, acchiappava le piume che un soffio di vento
sollevava, o ammorbidiva col pollice la cera
color dell’oro, e così trastullandosi disturbava il lavoro
prodigioso del padre.”

Ovidio, Le Metamorfosi

Il mito di Dedalo e Icaro ci insegna che l’uomo ha sempre desiderato volare. Librarsi in aria, passare tra le soffici nuvole, sfidare le altezze: sono queste le sensazioni che dà il pensiero di poter raggiungere il cielo con un battito d’ali. Sogno irrealizzabile? Chi lo sa. Quel che è certo è che, tramite il videogioco, è possibile renderlo un po’ più reale. AER: Memories of Old rappresenta l’esempio perfetto di quanto appena detto. Si tratta di un titolo realizzato dal piccolo team svedese Forgotten Key ed edito da Daedalic Entertainment, un publisher già avvezzo a videogiochi dotati di una certa carica espressiva (esempio: The Franz Kafka Videogame).

Prospettiva a volo d’uccello

La protagonista di AER: Memories of Old è Auk, una giovane ragazza che ha la capacità di mutare forma in aquila. Prima della Grande Divisione, persone come lei non erano così rare. Tuttavia la tracotanza umana ha portato alla caduta degli Dei e alla fine della pace, disgregando il mondo nelle Isole del Cielo, ovvero agglomerati di terra sospesi nella volta celeste. In questa situazione, gli esseri come Auk devono compiere un pellegrinaggio verso i santuari nascosti nelle Isole per riottenere la benevolenza degli Dei. Durante la preghiera nella prima tappa (il santuario di Khara), la protagonista ottiene magicamente una lanterna, ma un terremoto improvviso rischia di far crollare tutto. Dopo una corsa frenetica, Auk si ritrova con il suo mentore Medvin, e scopre che in seguito alla scossa è comparsa una roccia nera che ha effetti negativi sulla natura. È probabile che la particolare lanterna trovata da Auk sia la chiave per risolvere la minaccia, per questo motivo deve concludere il suo pellegrinaggio verso gli altri santuari.

Dopo queste brevi battute iniziali, AER ci lascia completamente le redini del gioco. Attraverso la doppia pressione del salto, ci possiamo trasformare in aquila, così da poter volare tra i diversi ammassi fluttuanti che compongono le Isole del Cielo. Ognuna di essa presenta un proprio micro-ambiente, con i suoi animali, la sua flora, il suo clima e, soprattutto, con i suoi segreti. Per poterli scoprire occorre interagire con la lanterna in prossimità di altari o all’interno di caverne e santuari, in modo da superare i piccoli enigmi e scoprire la trama attraverso papiri, o brevi dialoghi con Spiriti Animali e anime del passato, morte durante la Grande Divisione. Non è necessario seguire un ordine ben preciso nella scoperta, ma siamo noi a decidere che direzione prendere, aiutati da una comoda mappa. Più si esplora, più saranno gli input ricevuti per proseguire e trovare nuove zone.  


Questo perché AER vuole dare un profondo senso di libertà, e il fatto di viverlo assumendo le sembianze di un’aquila, viene particolarmente enfatizzato. Spiccare il volo diventa un’azione piacevole, grazie alla grande influenza che abbiamo sui movimenti: possiamo accelerare sbattendo le ali, decelerare, scendere in picchiata, virare, sfruttare le correnti del vento. La fluidità del volo dona una sensazione magnifica, resa ancor più gradevole da alcuni effetti come il passare attraverso le nuvole, o sfiorare con le ali le cascate che piombano verso il baratro. Accanto alla portante fase esplorativa, vi sono delle piccole sequenze puzzle e platform, il più delle volte riscontrabili negli ambienti chiusi ed esclusivamente quando siamo umani. L’interazione comunque è molto limitata, ma ciò non inficia l’esperienza. Anzi, vi sono alcune piccolezze legate all’ambiente di gioco che servono a rimarcare il ruolo importante che ha la natura per gli abitanti delle Isole del Cielo. Molte volte capita di essere seguiti con dolcezza dagli animai che brulicano tra le isole. A tal proposito, è stato adorabile farsi rincorrere da dei teneri agnellini belanti che sprizzavano cuoricini alla nostra vista. Sono dei dettagli, ma che aiutano a godersi l’atmosfera.
Ciò lascia intendere che AER: Memories of Old non è un gioco per tutti, ma si rivolge a coloro che vogliono vivere il videogioco come un’esperienza rilassante, quasi sensoriale, eliminando il concetto di linearità e riducendo all’osso la narrazione.

Volare tra i colori e i suoni

Stilisticamente AER punta al minimalismo, con forme arrotondante e colori tenui ma variegati. Le linee smussate e la scelta cromatica creano spesso inquadrature mozzafiato: siamo rimasti ad ammirare per diversi secondi la nostra Auk mentre planava tra la tormenta di neve, con le montagne sullo sfondo sbiadite dalla foschia.
In generale le scelte stilistiche servono a dare leggiadria al titolo, e ciò è evidente anche nella scelta dei brani. Le musiche, tendenzialmente chillwave e dunque ritmate ma con dolcezza, variano a seconda delle sembianze umane o animali che abbiamo, e caratterizzano le diverse ambientazioni. La narrazione invece avviene per via testuale, per cui non aspettatevi alcun doppiaggio. Anzi, proprio questo elemento è l’unico difetto davvero evidente di AER. La traduzione in italiano, infatti, non è ottimale: più volte abbiamo trovato veri e propri errori ortografici, e le parole messe in rilievo da diversi colori crea un effetto visivo un po’ fastidioso.   

Verdetto

AER: Memories of Old è un titolo particolare, che si inserisce nel filone di Journey et similia, perché punta a far vivere un’esperienza sensoriale. Leggiadria e libertà sono infatti le parole perfette per descrivere il titolo di Forgotten Key,  perché nei panni di Auk, pellegrina mutaforma, potremo vivere la bellezza di volare tra le composite Isole del Cielo e scoprire ciò che è successo in seguito alla Grande Divisione che ha portato alla caduta degli Dei e degli Spiriti Guida. Per farlo sarà inoltre richiesto superare semplici puzzle o brevi sezioni platform. Il gameplay  basico favorisce un’esplorazione libera da restrizioni, valorizzata da uno stile grafico minimal e colorato e da un comparto sonoro rilassante ma ben ritmato. Peccato per la trama, già abbastanza criptica, tradotta davvero male in italiano.
A parte questo, AER: Memories of Old rimane un titolo interessante per la sua capacità di ammaliare il giocatore che vuole sperimentare la sensazione di volare e di essere un tutt’uno con la natura. Com’è tipico nel mondo indie, questa visione scardina le regole tradizionali del videogioco, per tale ragione vi diciamo che AER non è un titolo per tutti, ma è rivolto a chi è in cerca di un’esperienza originale e rilassante.

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!