Nello spazio nessuno può sentirti… leggere.

Fan degli xenomorfi, fan di Sigourney Waeaver, fan di quella paura fottuta datata 1979 quando nei cinema americani sbarcò quel capolavoro di horror-fantascienza conosciuto come Alien, gioite! La buona Saldapress, da brava casa editrice che da sempre importa prodotti di etichette meno blasonate, ma non per questo meno valide, come Image Comics e Dark Horse, ha deciso di festeggiare degnamente l’uscita del nuovo film della saga, Alien: Covenant, previsto per l’11 maggio, ripubblicando i fumetti appartenenti al vastissimo universo tratto dall’opera di Ridley Scott. Infatti, tra i due media c’è da sempre una stetta connessione, visto che all’epoca uscì in contemporanea alla pellicola Alien: the Illustrated Story, che traduceva su carta la sceneggiatura originale di Dan O’Bannon e Ronald Shusett. Ma è nel 1986, con l’acclamato sequel (forse uno dei rari casi in cui il successore non vive solo di luce riflessa del primo) Aliens: Scontro finale, diretto da James Cameron, che si gettano le basi per una continuity narrativa che attecchirà con successo anche nell’arte sequenziale. Saldapress ha scelto, per l’occasione, di fare le cose in grande stile, inaugurando una testata da edicola fresca di stampa con Aliens: Defiance, in arrivo il 7 aprile, e sbarcando in fumetteria con Prometheus: Fire and stone, previsto per lo stesso giorno.

Aliens: Defiance

Anno 2137, quadrante intorno alla Luna. Zula Hendricks, una giovane colonial marine, viene scelta dalla Weyland-Yutani Corporation per partecipare alla missione di recupero di una nave-cargo alla deriva, di cui si conosce poco o nulla. Una volta saliti, scopriamo che si tratta dell’Europa, una corazzata della Seegson, che, a quanto pare, non aveva l’autorizzazione per navigare in quel particolare settore spaziale. La sua doveva essere una missione di tutto riposo, il cui compito consisteva di raccogliere più dati possibili ed inviarli alla Tranquility, la base lunare. Ma una scoperta scioccante costringerà lei e il suo collega androide, Davis, a compiere una scelta gravosa che trasformerà il loro breve viaggio in un’odissea spaziale con un solo obiettivo: proteggere la razza umana.

Le prime due parti contenute nello spillato, Relitto e Cinetica, nonostante la loro brevità e il poco spazio a disposizione, realizzano pienamente il compito assegnato loro: ricollegarsi alle ambientazioni spaziali di Alien e inserire nuovi personaggi, sempre però rispettando i topos narrativi e la continuità interna. Brian Wood e Tristan Jones sono gli autori di un bel lavoro che si muove, in sostanza, su due livelli: rispetto della tradizione e volontà di raccontare qualcosa di nuovo. Questo intento è ben visibile praticamente fin dalla prima tavola, dove rieccheggia il fascino della fantascienza sporca e iper-realistica di cui Ridley Scott è l’indiscusso maestro, e vengono da subito introdotti elementi differenti, accompagnati da immancabili innesti nella continuity principale.

Anzi, la perizia con cui ciò viene attuato fa intuire che sotto, in profondità, ci sia anche il desiderio di fare qualcosa che possa omaggiare un cult assoluto. Visto che il fumetto è di fattura molto recente (aprile 2016) non si fatica ad immaginare che si tratti di un passaggio voluto. Anche nei protagonisti inediti si ha la sensazione di seguire questo schema. Zula Hendricks, nonostante possieda un carattere proprio e una personalità complessa, che la porta a convivere con una seria difficoltà fisica, pare tuttavia avere più di un punto di contatto con la sua celebre predecessora, Ellen Ripley. Le due, infatti, si assomigliano molto, sia nella determinazione che un po’ anche nel design, soprattutto per quanto riguarda pettinatura e vestiti. Accanto a lei agisce Davis, un umano sintetico (un’altra ripresa di un elemento tipico dell’epopea) che qui, però, si distingue molto dai suoi precursori, tanto da mostrare un’umanità mai vista prima.

Bisogna dare atto allo sceneggiatore Brian Wood di aver scritto un sapiente plot in grado di reggersi con magistrale equilibrio tra questi due aspetti, citazionistico e innovativo, creando qualcosa che risulta godibile sia per il fan che per il neofita. Graficamente parlando, Tristan Jones compie un lavoro superbo, illustrando pagine che sembrano uscite dalla telecamera di Scott, riprendo magnificamente le ambientazioni e i concept del film. Un albo qualitativamente ineccepibile che non dovrebbe mancare nella libreria degli appassionati, nè dei nuovi lettori, o semplicemente di chi vuole riassaggiare quelle sensazioni di paure e angoscia della saga sulla carta.

Voto: 7.5

Prometheus Vol. 1: Fire and Stone

Anno 2219, 12 gennaio. L’astronave Helios, attaccata al vascello vettore Geryon, che tiene unite anche la nave recupero Kadmos e la nave pattuglia Perses, si sta avvicinando a LV-223, una delle tre lune del pianeta Calpamos, nel sistema Zeta 2 Reticuli. L’equipaggio è un pittoresto gruppo di cui fanno parte Clara Atkinson, che si occupa di filmare la spedizione, Angela Foster, il capitano, il medico di bordo James Weddel, l’astrobiologo Francis Lane, il sintetico Elden e il capo della sicurezza Galgo Helder, più un nutrito staff dalle capacità più disparate. La combriccola è convinta di essere stata ingaggiata dalla compagnia Weyland-Yutani per una semplice missione di recupero, ma in realtà dovranno visitare il mondo dove Peter Weyland, il fondatore della multinazionale, è approdato più di un secolo prima alla ricerca degli Ingegneri, razza che ha creato la vita sulla Terra. Purtroppo, quel luogo risulta essere ora molto diverso rispetto alla prima visita dell’uomo. È diventato ancora più pericoloso, ancora più ostile, ancora più letale. Riusciranno i membri della spedizione a tornare a casa?

Imitando Aliens: Defiance anche Prometheus: Fire and Stone riprende i presupposti del film cui si collega e di cui è, a differenza dell’altro fumetto, un seguito diretto, nonostante i tanti decenni che intercorrono tra la storia della pellicola e il presente del fumetto. L’ambientazione è lo stesso corpo celeste, quel LV-223 su cui, nel 2012, Ridley Scott ha inviato il suo team alla ricerca dell’origine stellare della specie umana. Non solo: oltre che la timeline, ne riprende anche alcuni elementi fondanti, come il gruppo di ricercatori, scienziati e uomini d’azione che affronta l’ignoto, mettendo il piede su galassie lontane e sconosciute. Se, infatti, al centro della pellicola c’erano anche i rapporti umani tra i vari protagonisti, caratteristica sempre presente all’interno della saga ma qui esplorata più nel dettaglio, il fumetto la ripropone, mostrandoci individui alle prese con i loro obiettivi, i loro personali desideri e le loro interazioni. Tuttavia, i membri della spedizione qui risultano molto più affiatati ed è interessante vederli operare in contesti estremi. Sì perché (se possibile) adesso l’ambiente della luna si è fatto molto più pericoloso. In modo apparantemente inspiegabile, è sorta una giungla abitata da un numero incalcolabile di letali creature, il cui aspetto tradisce perfino una parentela, alla lontana, con quelle terrestri.

Dal punto di vista testuale, Paul Tobin è autore di un lavoro solido, ben fatto e corale, che concede il giusto spazio a ogni personaggio, sviluppa bene le basi del film di Scott e, soprattutto, evita in tutti i modi di incappare nel “già visto”. Nella trama non mancano colpi di scena, sequenze al cardiopalma. Elettrizzanti anche, in diverse scene, l’incastro delle tavole e il ritmo serrato che ricreano quella tensione, quell’angoscia orrorifica tipica della saga, facendo avvertire al lettore il terrore di trovarsi a milioni di miglia da casa in una situazione mortale, braccato da bestie aliene bramose di banchettare con le sue budella.

Il disegnatore Juan Ferreyra, non senza sorprendere, esce un po’ di più dal seminato della pellicola, percorrendo strade diverse: la sua matita si esalta soprattutto nell’ambientazione “giunglesca”, nel tratteggiare i mostri che la abitano e, ultimi ma non meno importanti, con gli Xenomorfi che, tanto per cambiare, provocano inattese perdite idrauliche nei pantaloni. Il problema grafico, piuttosto, è la mimica facciale dei protagonisti, tendente al rigido e che fa risultare quest’ultimi un po’ troppo vicendevolmente somiglianti. Un fumetto che si incanala alla perfezione nel solco tracciato da Prometheus e che ne continua la strada, perfetto per calarsi di nuovo nella prospettiva della pellicola in vista del seguito.

Voto: 7.3

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!