Dall’autore di Ready Player One

Nel 2010, il romanzo d’esordio di Ernest Cline, Ready Player One, fu un successo enorme. Così come, nel 2018, l’omonima trasposizione cinematografica a opera di Steven Spielberg. E se il motivetto del ripetersi per la seconda volta è molto, molto difficile può sembrare un po’ banale e stereotipato, in questo caso non possiamo dargli torto. Infatti Armada, secondo romanzo di Cline, pubblicato negli States nel luglio del 2015 e arrivato quest’anno in Italia grazie a DeA Planeta, non è riuscito a bissare il successo dell’operazione RPO, né come epigono del genere nostalgico-romantico, né dal punto di vista qualitativo.

In principio fu… il plot

Ma partiamo dall’inizio: di cosa parla Armada?
La storia è semplice: abbiamo un giovane nerd (comunque belloccio e simpatico) che si chiama Zack Lightman e ha trascorso gli ultimi tre anni della sua vita su Armada, un famosissimo MMO spaziale. Dedizione e talento gli hanno permesso di scalare la classifica mondiale fino ad arrivare a occupare una posto nella top ten. Fin qui niente di strano, almeno fino a quando Zack non verrà a conoscenza di un misterioso piano del Governo americano legato all’intera industria dell’intrattenimento e al pericolo di un’invasione aliena.

Non vi sveliamo troppi dettagli ma possiamo aggiungere che la trama si svilupperà in maniera piuttosto prevedibile, senza scuotere il lettore e ricalcando in pieno alcuni cliché del genere: sia per quanto riguarda la (scarsa) caratterizzazione del roster dei personaggi, sia per gli ingredienti narrativi in sé, che richiamano esplicitamente molte produzioni del passato. Da Star Wars, a The Last Starfighter, passando per Ender’s Game.

Immancabile poi l’enciclopedico bignami di citazioni e riferimenti alla cultura nerd-pop da parte di Cline, un’orgia di pornografica nostalgia capace di solleticare la memoria di molti. Sfortunatamente l’operazione archeologica non riesce nel suo obiettivo: più che un divertente e ammiccante museo post-moderno, ci troviamo davanti una squallida televendita di cimeli del passato, svuotati di ogni significato e riproposti in maniera stucchevole e pretestuosa. Un Guinness Word Record del citazionismo inutile, e alla lunga anche il nerd più incallito sostituirà il sorriso divertito delle prime battuta con un leggero senso di fastidio, se non addirittura di imbarazzo.

armada

Una pesante leggerezza

La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità; ci agganciamo al motto marinettiano, che in particolari e discrete angolazioni potrebbe risultare vero o quantomeno suggestivo, per tradirlo e ribaltarlo.

La velocità di cui parliamo, infatti, riguarda più il passo da centometrista che Cline mantiene per l’intero libro. Un andamento al fulmicotone che gli ha impedito (chissà se per intenzione o per distrazione) di esaminare questioni che avrebbero meritano maggiore attenzione. È paradossale la leggerezza con cui lo scrittore non affronta tematiche quali il parallelismo fra il funzionamento di Armada e l’utilizzo che, oggi, alcuni stati fanno di droni pilotati da remoto in campo bellico; o il possibile impatto psicologico, alienante e reificante, che il virtuale può dar luogo nei giocatori, soprattutto quando vi è un Governo che ha il compito di rendere quanto più coinvolgente e manipolatorio possibile un “sistema” alternativo alla realtà per i propri scopi, nobili o meno che siano.

La morale, individuale e/o collettiva, non cede mai sotto il tormento di un’incertezza più grande di noi, di un dubbio che vada al di là di una semplicistica divisione fra buoni e cattivi. Insomma, l’esempio nobile, conflittuale e problematico di Ender’s Game non è stato recepito. Il mondo immaginario di Armada e il nostro presente non dialogano mai, non si scontrano né riflettono in maniera costruttiva su niente. L’uno è la pigra e ingenua fuga dall’altro.

Armada è un libro da leggere d’estate, sotto l’ombrellone, o per rilassarsi in occasione delle festività. Poco impegnativo, semplice nell’architettura della narrazione (leggi: impermeabile all’incomprensione) e con dialoghi elementari che scorrono veloci come un’astronave nello spazio infinito. Anche il tempo interno, che si realizza nel secondo atto in una sola giornata, se da una parte evita incresciosi cali di ritmo, dall’altro impedisce agli eventi di trovare la loro giusta collocazione, concorrendo a rafforzare quel senso di superficialità che abbraccia l’intero libro. Probabilmente la futura trasposizione cinematografica (Cline ha già venduto i diritti) potrà volgere a proprio vantaggio questo frettoloso cinetismo dell’azione, puntando tutto su una maestosa messa in scena dei combattimenti.

Armada si risolve come una lettura dalle poche pretese che trae vantaggio dall’essere approcciata con disimpegno e in maniera distensiva. Le negatività riscontrate non fanno altro che togliere punteggio allo score finale, confinando quest’esperienza letteraria nel campo del decisamente dimenticabile se si hanno delle alternative migliori.
Non è questo il giorno per la rivincita dei nerd.

Se Armada rientra nel vostro mood…

È importante fare un passo indietro prima di tutto, di conseguenza è impossibile non consigliare di leggere Ready Player One in versione libro e di vedere la trasposizione cinematografica magari in questo stupendo cofanetto Blu-Ray.

Andrea Bollini
Vivacchia fra i monti della Sibilla coltivando varie passioni, alcune poco importanti, altre per niente. Da anni collabora con diverse realtà (riviste, associazioni e collettivi) legate alla cultura e all'intrattenimento a 360 gradi. Ama l'arte del raccontare, meno Assassin's Creed.