Ary and the Secret of Seasons rappresenta all’impatto un adorabile omaggio ai tradizionali action-adventure di due generazioni fa. Peccato che di due generazioni fa sono pure le lacune tecniche che lo inficiano


L’1 settembre decreta mentalmente il passaggio dall’estate all’autunno. È singolare che proprio quel giorno sia approdato su PC, PlayStation 4, Nintendo Switch e Xbox One un titolo basato sul potere delle stagioni: Ary and the Secret of Seasons.

Si tratta di un action-adventure con una forte componente platform pubblicato da Modus Games, e sviluppato da Exiin e Fishing Cactus, che nel dettaglio si è occupato del porting su console. Il nome del titolo riassume perfettamente il concept di gioco: protagonista è Ary, bambina amante delle avventure e molto legata alla famiglia, che recentemente è stata colpita dalla scomparsa misteriosa di Flynn, fratello della protagonista. Era apprendista del padre, guardiano di Yule, regione in cui regna l’inverno tutto l’anno.

Ciò non deve stupire: il continente fantastico di Valdi è composto da quattro regioni, ognuna caratterizzata da una stagione specifica, salvaguardata dal proprio guardiano. Tale equilibrio, però, viene un giorno distrutto: dal cielo cadono dei cristalli rossi che cambiano l’ordine climatico, gettando nel panico gli abitanti di Valdi. Anche perché, a causa di questo incidente, diverse creature come iene e funghi hanno preso il sopravvento sugli uomini.

È Ary a prendersi l’onere di riportare le stagioni alle loro rispettive regioni, e di scoprire la verità dietro la scomparsa del fratello che ha reso in stato di shock l’intera famiglia. C’è però un primo ostacolo: i guardiani sono tutti maschi, e sono restii ad accettare una bambina. Ma Ary non può rischiare di lasciarsi fermare dalle rigide regole della tradizione. E così, in un palese omaggio a Mulan, si taglia la lunga chioma, indossa abiti maschili e parte alla volta della riunione dei guardiani delle stagioni, che altro non sono che tre arzilli vecchietti.

Questo è l’incipit per dare il via al viaggio di Ary nel mondo di Valdi. Già la prima porzione di gioco dimostra che il target principale del titolo sia un pubblico pre-adolescienziale. Lo si capisce dai dialoghi leggeri e semplici, tendenti a un umorismo fanciullesco. Io stessa quando ho iniziato a muovere i primi passi a Yule, ho immediatamente pensato “avessi avuto 10 anni sarebbe stato il mio gioco preferito”.

Questo perché Ary and the Secret of Seasons ripropone un’avventura in stile The Legend of Zelda, all’interno di un mondo colorato, musicato da brani davvero piacevoli da ascoltare, e popolato da genti e mercanti con i quali interagire e iniziare semplici missioni secondarie. Ogni regione infatti ha suo caratteristico stile (isola greca, villaggio cinese, castello medievale e deserto mediorientale), ed è piacevole scoprirlo tra (doppi) salti sui tetti e chiacchiere varie.

Questa ridente atmosfera è tuttavia inficiata dal lato tecnico. Già dal primo impatto Ary and the Secret of Seasons rimanda ai titoli dell’epoca PlayStation 2. Lo dimostrano diversi elementi: espressioni e animazioni incredibilmente naif dei personaggi principali (e non parlo degli NPC delle subquest); pesanti cali di frame, anche solo quando si gira la telecamera; effetto pop-up durante l’esplorazione aperta; cambi di lingua improvvisi nei sottotitoli; bug che richiedono il caricamento della partita. Questo è quanto ci è successo durante la nostra analisi effettuata su PlayStation 4 Pro. È davvero un enorme peccato incontrare queste costanti lacune, perché sulla carta Ary and the Secret of Seasons sarebbe un titolo interessante.

Tale interesse deriva anche dalle meccaniche di gioco: accanto a un combat system basilare – basato su attacco all’arma bianca, attacco a distanza con fionda, attacco speciale detto Solstizio, schivata in capriola e lock-on del nemico – c’è l’uso del potere dei cristalli delle stagioni, fondamentale per superare le sezioni puzzle del gioco. Dopo le prime cinque ore di gioco Ary infatti avrà a disposizione i quattro cristalli rappresentanti estate, autunno, inverno e primavera.

Questo, in termini di gioco, si traduce nella capacità di creare delle sfere che cambiano il clima e la conformazione dell’area coperta a seconda della stagione. Quindi, se bisogna raggiungere una piattaforma elevata potrebbe essere utile usare il potere dell’inverno per far comparire delle stalattiti per poterci saltare sopra. Oppure, per raggiungere un tesoro in fondo al tunnel basta usare il potere dell’estate per riempirlo d’acqua così da poterlo esplorare liberamente a nuoto. I vari poteri possono essere concatenati – specie nelle porzioni più avanzate del gioco – per potere sbloccare passaggi, aprire porte e scoprire segreti, mantenendo a livelli tutto sommato piacevoli la dose sfida anche per un pubblico adulto. Inoltre i poteri saranno fondamentali per la lotta contro i boss, impossibili da sconfiggere con le sole armi bianche. 

Ary and the Secret of Seasons

Stando a quanto detto sinora, risulta difficile giudicare Ary and the Secret of Seasons. Da un lato il titolo funziona perché ripropone meccaniche ed atmosfere in grado di intenerire e coinvolgere sia i giovanissimi giocatori che i nostalgici. D’altra parte, tuttavia, l’enorme divario tecnico rispetto agli standard attuali lascia l’amaro in bocca perché effettivamente inficia il lavoro finale fatto dai team di sviluppo. Dipende quindi tutto da voi: se avete sorelle o fratelli più piccoli, ma anche figli, Ary and the Secret of Seasons può essere un modo tenero e fantasioso di farli avvicinare al videogioco. Se invece avete voglia di un action-adventure vecchia scuola, il tuffo nel passato riuscirà solo a metà. 

Lorena Rao
Deputy Editor, o direttigre se preferite, assieme a Luca Marinelli Brambilla. Scrivo su Stay Nerd dal 2017, per cui prendere parte delle redini è un’enorme responsabilità, perché Stay Nerd è un portale che punta a stimolare riflessioni e analisi trasversali sulla cultura pop a 360° tramite un’offerta editoriale più lenta e ragionata, svincolata dalle dure regole dell’internet che penalizzano la qualità. Il mio pane quotidiano sono i videogiochi, soprattutto di stampo storico. Probabilmente lo sapete già se ascoltate il nostro podcast Gaming Wildlife!