Blocco 181, la nuova serie Sky con un Salmo tuttofare, non convince sebbene le ultime puntate provino ad alzare un po’ l’asticella

Blocco 181

uando uscì la notizia di una serie TV con Salmo nelle vesti di produttore esecutivo, supervisore e produttore musicale e persino attore, la curiosità era molta. Del resto è innegabile che negli ultimi anni il rapper sardo si sia imposto nella scena italiana come uno degli artisti più interessanti, differenziandosi dalla massa.
E così abbiamo atteso Blocco 181, aspettando di vedere magari questa capacità di innovazione anche nel piccolo schermo.

I risultati – è bene dirlo subito – ci hanno deluso, perché ci siamo trovati al cospetto dell’ennesimo prodotto italiano capace soltanto di sguazzare nel genere gangster, ammiccando e lasciandosi ispirare da Gomorra & co., ma in modo decisamente più scialbo e poco originale.

Dentro il Blocco

Siamo nel Blocco 181, area periferica di Milano che, a detta di tutti, non è più quella di un tempo. Quello che una volta era un quartiere operaio, in cui i bambini potevano giocare in strada e gli abitanti del posto potevano condurre una vita tranquilla, si è trasformato in una realtà in cui serpeggia la criminalità, tra gli stessi abitanti locali e una nuova, forte e radicata componente sudamericana: la Misa.

Blocco 181

Fino a un po’ di tempo fa, gli autoctoni riuscivano a tenerli tranquillamente a bada, ma i perros pian piano hanno iniziato ad alzare la testa, anche per via dei folli piani del segundero Victor (Sergio Andrade Saavedra), che approfitta della momentanea prigionia del boss Ricardo (Juan Cely Delgado) per farsi strada e ottenere la fiducia della Misa.

Le dinamiche sembrano da subito chiare, con due blocchi di partenza che tuttavia devono fare i conti con faide interne che potrebbero improvvisamente sconvolgere gli equilibri, per il bene degli sviluppi di trama.
Nel giro di poco però cambia qualcosa nella narrazione, e quello che appariva con un consueto racconto di criminalità locale a tinte rosso sangue, sembra trasformarsi in una versione ben più rosata con una love-story predominante.
Interviene infatti una componente erotico-sessuale nello speciale trio di amici, protagonisti, ovvero Mahdi (Andrea Dodero), il nipote di piccolo boss del Blocco; Bea (Laura Osma), la siguanaba, sorella del capo della Misa; e Ludo (Alessandro Piavani), ricco amico di Mahdi che fa il “cavallino” per passione. La narrazione, d’improvviso, vira forzatamente verso un il racconto di un amore libero e fuori dagli schemi. E il problema non è questo, ma la maniera in cui lo fa. Alla prima puntata sembra piuttosto telefonato il fatto che Bea sia destinata a mettersi con Mahdi, giocando su una storia impossibile a là Renzo e Lucia del blocco, ma lo script sovverte tutto, in un modo tuttavia poco coerente con l’idea degli autori che puntavano sul concetto di un amore assoluto “che non fosse forzato“, e che invece per lunghi tratti sembra esattamente l’opposto, tendendo infatti a stancare presto.

Pare quasi quegli stessi autori se ne rendano conto, stemperando gradualmente le vicende amorose e sessuali del trio, per passare a nuovi personaggi ben più interessanti o rendendo più intriganti i percorsi e le storie di quelli “vecchi”. Questo aiuta quantomeno a far passare nel giro di qualche puntata il prodotto da scadente a mediocre, in alcuni frangenti persino buono e teoricamente la moltitudine di scenari che apre il finale di stagione potrebbe anche garantire una season 2 di buon livello, soprattutto se si punterà su Bea e su Ricardo, tra le noti migliori della serie.

Blocco 181

La delusione più grande però resta per il comparto musicale, poiché dalla supervisione di Salmo ci si aspettava un lavoro decisamente migliore, quantomeno sui livelli della terza stagione di Gomorra, che forse in questo genere – per quanto riguarda l’Italia – non ha eguali.

Nel complesso è difficile salvare Blocco 181 da quella mediocrità generale nella quale la serie si è infilata con tutte le scarpe, ma il finale di stagione riserva una lieve speranza di un futuro migliore. Per gli abitanti del Blocco, così come per gli spettatori.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.