Un pirata tutto nero che per casa ha solo il cielo… Capitan Harlock

Corre l’anno 2977, la Terra, pur essendo in pace, è abitata da un’umanità incurante dei danni causati al pianeta per sostentare uno stile di vita apatico e statico. Sono in pochi a non condividere questo stato delle cose, tra questi c’è il famigerato Capitan Harlock: un pirata dello spazio, nel quale naviga con la sua nave Arcadia per sfuggire ai tentativi di cattura del Primo Ministro della Terra.

Capitan Harlock è rimasto nel cuore degli italiani dal 1979 a oggi, essendo la prima opera animata di Leiji Matsumoto ad arrivare nel nostro Paese (giunta comunque anche in cartaceo, in varie edizioni). Lo scorso anno l’autore è addirittura venuto in tour proprio in Italia, in particolare a Torino, per festeggiare i 40 anni di Capitan Harlock, mentre già nel 2018 era stato ospite del Lucca Comics & Games, dove ha parlato del suo legame con lo spazio e di alcuni valori che condivide con il proprio personaggio.

A distanza di pochi giorni dalla morte dello sceneggiatore dell’anime, Shozo Uehara, vogliamo parlare ancora del pirata Capitan Harlock, perché è anche grazie a coloro che ne hanno raccontato la storia che oggi possiamo ancora avere uno sguardo di speranza per un futuro diverso, nonostante sia difficile continuare a crederci.

Capitan Harlock: il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà

Come dicevamo, la Terra di Capitan Harlock è un pianeta senza conflitti nel quale ora l’umanità si adagia sugli allori grazie al progresso tecnologico e alle onde ipnotiche che vengono utilizzate dal governo per tenere tutti sotto controllo. Insomma, un classico lavaggio del cervello che richiama alla mente grandi classici della letteratura come 1984 o Il mondo nuovo.

Harlock si ribella a queste condizioni di pace e con l’Arcadia sfugge all’inibizione totale, deciso a non rinunciare alla propria volontà, anche se ciò significherà vivere da emarginato, poiché ha preferito la libertà all’essere servo di un potere centrale indifferente perfino all’invasione aliena. Da qui nasce la sovrapposizione del concetto di libertà con il suo Jolly Roger, vessillo fieramente esposto sull’Arcadia per sottolineare la propria indipendenza considerata criminale, abbracciando lo stile di vita da pirata dello spazio, nel quale girovaga come facevano i pirati del Mar caraibico ai quali la sua figura si ispira, sia per estetica che per grandi imprese.

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Fammi provare, capitano, un’avventura dove io son l’eroe che combatte accanto a te

Infatti, esattamente come il giovane Tadashi, ultimo membro ad unirsi alla ciurma di Harlock, anche il lettore/spettatore affiancherà il capitano nella sua più grande avventura, che consisterà nel difendere questa Terra così inebetita e, in un certo senso, ingrata nei confronti di Harlock stesso dall’arrivo delle Mazoniane. Questo popolo alieno è intenzionato a conquistare il pianeta e le sue risorse e Capitan Harlock è l’unico, in virtù dei propri ideali da pirata e del suo amore per la Terra, nonostante il proprio esilio, a poter fermare l’invasione.

A parte il suo ultimo duello contro la Regina Raflesia, ciò che più affascina della figura del Capitano è proprio il fatto di potergli stare accanto durante queste battaglie, poiché fin da subito è divenuto egli stesso, insieme alla sua bandiera, simbolo di una libertà senza compromessi. Nei momenti di quiete prima dei vari scontri che porteranno a quello finale, ogni membro del suo equipaggio potrà fare quello che vuole ma, nel momento della lotta, si impegnerà al massimo delle proprie capacità per ciò che ritiene giusto. Quello dell’Arcadia è un equipaggio tutto sommato giovane, che ragiona con la propria testa e si unisce ad Harlock di sua spontanea volontà perché si rispecchia nelle sue idee, nonostante questi provi un senso di solitudine infinito come lo spazio in cui naviga. E se tutto ciò non lo rende un capo carismatico al quale esser sempre fedeli…

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Capitan Harlock: il suo occhio è un cielo azzurro, nel suo braccio acciaio c’è, nero è il suo mantello mentre il cuore bianco è

Non possiamo fare a meno di pensare che gli ideali di Capitan Harlock si sposerebbero molto bene con ciò che accade perfino al giorno d’oggi, nonostante sia un’opera da leggere innanzitutto nel contesto della propria epoca. L’aspra critica alle forze di potere del tempo è applicabile anche ai governi più influenti di oggi e, più in generale, ai comportamenti più meschini di cui tutti siamo colpevoli. L’indifferenza verso molteplici tematiche, dall’ambiente all’emergenza umanitaria, regna sovrana e interessarsene ormai significa andare controcorrente, non uniformarsi alla società, diventare dunque un membro dell’equipaggio di Harlock.

Nel capitano possiamo ritrovare tutto ciò che rende un personaggio memorabile e di grande presenza scenica: un aspetto cupo, che emerge dall’ombra silenziosamente, e un grande senso di solitudine, che tuttavia è alleviato proprio dalla presenza dei suoi compagni, coi quali stringe un rapporto di fiducia reciproca basato sui fatti, più che sulle parole (nonostante la presenza di Meeme come sua “interprete emotiva”). Sembra un uomo misterioso, solitario e imperscrutabile ma, in fondo, non è difficile scrutare il suo animo, capirlo e sposare i suoi scopi allo stesso modo. Ammirevole, infatti, è anche il suo metro di giudizio: in Capitan Harlock nessuna delle due parti in battaglia è considerata nel giusto o nel torto. Harlock riconosce che la propria visione è diversa da quelle delle Mazoniane ma la rispetta e, anzi, si chiede se davvero siano un nemico contro cui combattere con tanto accanimento.

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Così i giovani, che si pongono allo stesso modo domande esistenziali e si preoccupano di cosa possono fare per cambiare le cose, si rivedono in lui e lo rendono un archetipo, un antieroe non solo del suo tempo ma anche di quello attuale, tanto più se consideriamo che un’altra opera in cui compare, Galaxy Express 999, si svolge nel 2021. La sua figura è ormai considerata iconica, dai fan di vecchia data e dai novizi del Leijiverse e si spera che possa raggiungere altri appassionati per molti anni ancora con il suo messaggio e le sue gesta.

Intanto continuiamo a seguire il maestro Matsumoto che, ripresosi dal malore avuto a Torino, prosegue a lavorare sul suo Capitano con il manga Capitan Harlock: Dimension Voyage del quale cura la sceneggiatura, accompagnata dai disegni di Kouchi Shimahoshi, e in cui sintetizza in chiave più moderna le varie sfaccettature del pirata che abbiamo visto in questi anni.

Alessia Trombini
Torinese, classe '94, vive dal 2014 a Treviso e si è laureata all'università Ca' Foscari di Venezia in lingua e cultura giapponese, con la fatica e il sudore degni di un samurai. Entra in Stay Nerd nel luglio 2018 e dal 2019 è anche host del podcast di Stay Nerd "Japan Wildlife". Spende e spande nella sua fumetteria di fiducia ed è appassionata di giochi da tavolo, tra i quali non manca di provare anche quelli a tema Giappone.