Arriva in libreria dal 7 Novembre il romanzo di Mark Z. Danielewski, Casa di Foglie

Quando Casa di foglie uscì per la prima volta Stephen King lo definì il Moby Dick della letteratura horror. Solo pochi mesi fa, su twitter, l’autore di IT ha rincarato la dose: “Casa di foglie  – ha dichiarato – è la mia casa dell’orrore”. Per milioni di lettori in tutti il mondo è il libro di culto per eccellenza, oggetto di infinite dispute teoriche, tentativi di interpretazione, sconfinata venerazione: immaginate un horror terrificante e insieme raffinatamente letterario, una bizzarria degna di Thomas Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e da una passione borgesiana per i mondi possibili.

casa di foglie

Per i lettori italiani Casa di foglie è un oscuro oggetto del desiderio: esaurita la prima edizione, difforme e lontana dalla versione originale, il libro non è stato più reperibile e ha visto la sua fama crescere anche in virtù della sua assenza dagli scaffali delle librerie. Per possederne una copia i bibliofili arrivano a spendere centinaia di euro, mentre nei siti web i fan continuano a sollecitarne la ricomparsa. Il 7 novembre, finalmente, tutta questa attesa verrà ripagata: Casa di foglie uscirà in un’edizione fedele alla volontà dell’autore, con il layout originale, a colori, e in una nuova traduzione.

Difficile inquadrare in una formula la straordinaria opera di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione, infarcita di analisi e citazioni erudite, di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del suo autore: William Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare l’esistenza di un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.