Viaggio tra i castelli del Giappone, tra storia, leggende e cinema

Tra le parti del mondo in cui l’essere umano ha avvertito la necessità di costruire castelli, il Giappone è tra quelle dove questa attività ha raggiunto forme artistiche uniche. Al pari delle fortificazioni europee, anche nel Sol Levante il castello nasce con necessità militari e difensive. Assistiamo a una proliferazione di queste costruzioni tra i Secoli XV e XVI, gli anni che videro il Periodo degli Stati Belligeranti e quello Azuchi-Momoyama. In questi ultimi anni avvenne il processo di unificazione del Giappone, concluso con la Battaglia di Sekigahara nel 1600 e l’affermazione di Tokugawa Ieyasu.

Se per noi occidentali l’età dei castelli venne progressivamente superata con l’introduzione della polvere da sparo, in oriente avvenne l’esatto contrario. L’arrivo delle armi da fuoco e l’età dell’incastellamento coincisero. Nel Periodo degli Stati Belligeranti, quando l’Impero Giapponese era ormai frammentato in una serie di piccole nazioni in guerra tra loro, i daimyo iniziarono a costruire rocche in posizioni strategiche, come colline, corsi d’acqua e crocevia per poter controllare al meglio gli spostamenti degli eserciti rivali e avere alcune piazzeforti sul territorio.

Castelli per tutti i gusti

Al pari dei castelli occidentali quelli sorti in Giappone erano non solo strutture belliche, ma anche gioielli architettonici e simboli di prestigio e potere. Attorno al castello vivevano i samurai del daimyo locale, il quale aveva i suoi appartamenti nell’honmaru, la parte centrale e più protetta della rocca.

Ciò che li differenzia è una grande varietà e complessità di disposizione, basate in gran parte sul luogo e le finalità del castello. Per questo motivo una rocca fluviale apparirà diversa rispetto a quella collinare che, a sua volta, sarà differente rispetto a quella marittima. Tuttavia c’è un’ulteriore complicazione nella classificazione dei castelli giapponesi. La nomenclatura varia a seconda delle mura e della disposizione delle tre parti principali di cui si compone la rocca.

Il modo in cui sono disposti honmaru, ni no maru e san no maru comporta anche una definizione diversa del castello in sé. Una complessità che si manifesta non solo nel nome, ma anche nella struttura, che mostrerà una serie di ramificazioni con pochi uguali nell’architettura bellica occidentale. Adesso però mettetevi comodi: rilassatevi e lasciatevi condurre in questo viaggio alla scoperta dei cinque castelli più belli del Giappone.

Come sempre, in articoli di questo tipo, è necessario (per quanto doloroso) fare dei tagli. Alcune magnifiche strutture presenti nell’arcipelago giapponese non potranno comparire in questa lista. Motivo per cui invitiamo i nostri lettori a darci una loro opinione e indicarci quali siano i castelli giapponesi più apprezzati.

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1 – Castello di Kochi

Dalla sua posizione sulla collina di Otakasa, il Castello di Kochi domina l’omonima città come un gigante silenzioso. La notte, la sua figura illuminata costituisce uno degli spettacoli più belli dell’isola, come ricorderanno quanti hanno amato Si sente il mare dello Studio Ghibli.

Costruito nel 1611 da Yamauchi Kazutoyo, al quale venne affidata la provincia dal nuovo shogunato, è uno dei migliori esempi di rocca antica giunta fino a noi. La sua posizione sull’isola di Shikoku lo ha reso abbastanza isolato da non farne oggetto di un assedio e risparmiargli le ben peggiori distruzioni della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante questo la struttura originale andò persa in un incendio nel 1727, costringendolo a una ricostruzione. Successivamente subì ulteriori restauri, il più recente dei quali nel 1949, a causa di un’invasione di termiti.

Esempio di eleganza e bellezza che ne ha fatto un Tesoro Nazionale del Giappone, quello di Kochi è uno dei castelli più noti e riconoscibili nel panorama dell’architettura del Sol Levante, una meta turistica imperdibile per quanti giungono a Shikoku.

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2 – Castello di Matsuyama

Pur essendo uno degli esempi migliori di stile hirayama, ovvero di una rocca costruita sulla cima di una collina, si potrebbe sostenere che la base del Castello di Matsuyama sia… il riso.

Le vicende che portarono alla sua realizzazione riguardano infatti da vicino i cambiamenti politici negli ultimi anni del Periodo degli Stati Belligeranti. Il costruttore della rocca, Kato Yoshiaki, aveva infatti giurato fedeltà al secondo grande unificatore del Giappone, Toyotomi Hideyoshi, che lo aveva ricompensato con una rendita pari a 60000 koku (le unità di misura, basate sul riso, che calcolavano la ricchezza di un han).

Peccato che successivamente Yoshiaki sceglierà di saltare la barricata, combattendo a favore dei Tokugawa nella Battaglia di Sekigahara, ottenendo quindi un incremento a 200000 koku. La rendita sarà ciò che gli permetterà di iniziare la costruzione del castello.

Nonostante sia stato distrutto dai bombardamenti americani e parzialmente ricostruito negli anni Sessanta, il castello di Matsuyama resta uno degli esempi migliori di architettura militare tra i castelli del Giappone. Tra i suoi simboli più riconoscibili c’è il portone privo di porta, il Tonashimon, che passava in prossimità di una costruzione fortificata da cui era possibile controllare il passaggio di eventuali invasori.

Le spesse mura, in stile Uchikomihagi (pietre levigate in cui gli spazi vuoti venivano colmati da sassi di piccole dimensioni) collegano la struttura esterna da torrione a torrione, mentre quella interna aveva alcuni corridoi per permettere la comunicazione. Da notare infine una torre dei tamburi da guerra, posta al centro della struttura.

3 – Castello di Himeji

Tra i castelli del Giappone è forse il più bello e riconoscibile. Una struttura “da cartolina” che anche il cinema occidentale ha immortalato, grazie a pellicole come 007 – Si vive solo due volte, Shōgun e L’Ultimo Samurai. Divenuto Patrimonio dell’Unesco nel 1993, è una delle strutture più visitate dai turisti nel Sol Levante.

La struttura originaria risale alla fine del Periodo Kamakura, attorno al 1333. Successivamente fu ampliata a più riprese, venendo anche ricostruita dopo essere stata danneggiata. Il castello di Himeji fu infatti al centro di diverse battaglie e desiderio di conquista per daimyo e signori della guerra. Anche per questo il suo possesso passò di mano diverse volte, fino al Secolo XIX, in piena restaurazione Meiji, quando lo stato giapponese riuscì ad assicurarsi il castello all’asta.

La rocca si presenta con una pianta ad anello che contiene un labirinto di piccole strade che convergono nella parte centrale. Tra le molte strutture militari presenti in Giappone quella di Himeji si caratterizza per il grande numero di strutture presenti al suo interno. Una immensa varietà di costruzioni difensive compone il castello, posto in una posizione strategica che, da sempre, ne ha fatto oggetto di desiderio per molti clan nel corso della storia.

Attorno al castello di Himeji sono sorte anche alcune delle più note leggende del Giappone. Tra queste ci sono storie di fantasmi (degne della storia del castello) ma anche di yokai, spiriti che animerebbero alcune delle sale più remote del palazzo e cercherebbero di sfuggire alla vista degli esseri umani.

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4 – Castello di Iga Ueno

Sempre a proposito di visioni da cartolina l’immagine del Castello di Iga Ueno durante la stagione di fioritura dei ciliegi è certo una delle più belle e riconoscibili tra quelle del Sol Levante. Anche Akira Kurosawa lo utilizzò come set di una delle sue opere più famose, Kagemusha, con la quale riuscì a imporsi in diversi festival internazionali.

Noto anche come “Hakuho” o “Castello della Fenice Bianca”, la rocca occupava una posizione strategica all’interno del movimentato panorama bellico del Sol Levante di fine Secolo XVI. Il primo nucleo della struttura risale al 1585, eretto da Takigawa Katsutoshi. L’honmaru e altre strutture più interne, come il tenshu e il mastio, furono costruiti dal successore di Katsutoshi, Tsutsui Sadatsugu. Dopo Sadatsugo fu Tōdō Takatora a rinnovare l’honmaru, rendendo le mura più alte e robuste, facendo loro raggiungere i trenta metri che conservano ancora oggi. Questo fa del Castello di Iga Ueno il più alto del Giappone.

Chiusa la stagione delle ribellioni dopo la battaglia di Sekigahara, la rocca perse gran parte della sua importanza strategica. Anche per questo, quando parte delle mura esterne vennero abbattute da un uragano nel 1612, non furono ricostruite. Il restauro avvenne solo nel Secolo XX, destinando il castello a diventare un museo di storia locale.

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5 – Castello di Nagoya

Concludiamo il nostro viaggio tra i castelli del Giappone con una delle strutture più ricche di storia, la rocca di Nagoya. A leggere quali grandi nomi della storia giapponese si siano succeduti tra queste mura non si può non rimanere affascinati.

Il nucleo originale della costruzione risale al secolo XVI, voluta da Imagawa Ujichika, daimyo appartenente a una delle famiglie protagoniste nel Periodo degli Stati Belligeranti. Successivamente passò di mano e cadde sotto il controllo del clan Oda. Proprio qui, secondo una tradizione, sarebbe nato Oda Nobunaga, uno dei tre grandi unificatori del Giappone.

Abbandonato dopo la morte di Nobunaga, attorno al 1582, il castello tornò in auge grazie a un’altra grande figura nella storia del Sol Levante, Tokugawa Ieyasu. Quest’ultimo era ufficialmente già ritirato quando, nel 1609, diede ordine di ricostruire il castello di Nagoya. L’opera di ricostruzione durò vari anni e non si concluse mai del tutto fino al Periodo Meiji. I possessori del castello lo ampliarono, abbellirono e restaurarono più volte, l’ultima delle quali in seguito a un raid aereo americano.

Icona di questa complesso sono i tetti verdi dei due torrioni principali, sui quali spiccano i shachihoko dorati che danno al castello i suoi soprannomi, quello di Kinshachi-jo e di Kinjō. Proprio a questi due ornamenti sembra essersi ispirato Eichiro Oda per il palazzo dello shogun di Wano, all’interno dell’attuale arco narrativo di One Piece.

Anche i suoi interni, che ospitano tra le altre cose una mostra permanente di armi e armature di samurai, sono una gioia per gli occhi. Una vera esplosione di colori e immagini, in cui si esprime tutta l’armonia e la delicatezza pittorica propria dell’arte giapponese.

Manca qualcosa?

Forse vi sarete accorti che in questa lista ci sono pochi riferimenti ad anime e manga. In effetti non sono quasi presenti. Ma questo come mai?

Negli anni i mangaka hanno spesso utilizzato l’epoca dei samurai e degli Stati Belligeranti come contesto per le proprie opere. Eppure le strutture utilizzate in fumetti come Dororo e Lone Wolf & Cub spesso hanno sfruttato la fantasia dell’autore piuttosto che la realtà. Non che manchino esempi di castelli presi dalla storia del Giappone. Ma esiste una certa tendenza a inventare le proprie strutture. Difficile dire perché ciò avvenga.

Una spiegazione si potrebbe trovare nella ricerca di un elemento esotico. Per un mangaka che ha respirato la cultura del Giappone sin dalla nascita i castelli più affascinanti devono essere quelli occidentali. Molto spesso nei fumetti giapponesi troviamo riferimenti alla cultura, all’arte e alla storia dell’occidente. Può esserne un esempio Berserk, dove Kentaro Miura non ha mai nascosto le ispirazioni europee.

Oppure One Piece. Eichiro Oda, in effetti, utilizza qualsiasi cultura si possa rivelare utile alla sua narrazione. Ma, talvolta, inserisce anche riferimenti architettonici all’occidente. Ne è un esempio Loguetown, la città in cui nacque il re dei pirati Gol D. Roger, ispirata a Firenze, o ancora Water 7, che nasconde riferimenti alla Liguria e a Venezia.

Insomma, il fascino appare reciproco. Come gli occidentali amano i castelli giapponesi, allo stesso modo i cittadini dell’oriente sembrano subire il fascino del Medioevo e della storia europea.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.