Il terrore del Lucca Comics.

Niente di meglio che un fumetto con protagonista quello che sembra il normale nerd medio! Quello reale, non quello largamente stereotipato da cinema e televisione. Infanzia serena, relativamente pochi problemi col gentil sesso e nelle interazioni sociali, passione per film, videogiochi, libri e fumetti. Passioni, in particolare l’ultima, che vengono ulteriormente nutrite dalla frequentazione di fiere del fumetto, luogo di rifugio dai giudizi dei detrattori per tutti coloro che apprezzano queste forme d’arte, dando l’occasione a chi le frequenta di incontrare altri appassionati del genere e trovare e scambiarsi rarità. O almeno, una volta era così. Poi sono arrivati loro. I cosplayers.

Potremmo discorrere a lungo di quale impatto abbia avuto il Cosplay sui nostri luoghi di ritrovo nerd preferiti. Si può anche pensare, non illegittimamente, che di recente il fenomeno abbia iniziato ad assumere connotati “endemici” (siete stati all’ultimo Lucca Comics & Games? Siete riusciti a contare le Harley Queen?). Ma è altrettanto corretto sottolineare come il Cosplay sia una forma d’intrattenimento che ha aggiunto una nota di colore all’universo delle fiere del fumetto e non solo. Di certo nessuno, anche il più avverso alla categoria, potrebbe mai pensare di mettere in piedi delle vere e proprie scene da American Psycho, per sterminarli.

Buffo che sia proprio questa la premessa di Cosplay Killer, opera nata dalla collaborazione di Maurizio Ricci e Luca Blengino, pubblicata da Edizioni Inkiostro, che ha per oggetto le avventure di un omicida seriale predatore di tutti gli appassionati di questa particolare tendenza. Stanco della loro ingombrante presenza nelle fiere del fumetto, inizia una caccia spietata che lo porta a massacrare senza pietà dei nerd la cui unica colpa è, nei fatti, quella di voler essere per qualche ora un’altra persona, il proprio personaggio preferito in una realtà diversa dalla nostra.

Di per sé non dobbiamo aspettarci da questo fumetto una vera e propria analisi sociale del fenomeno Cosplay o una presa di posizione al riguardo. Certo, viene analizzato il suo impatto sul mondo delle fiere di settore, ma resta il fatto che questo tipo di storia, pur dall’impostazione completamente classica (disposizione della gabbia, soluzioni grafiche, persino l’aspetto del protagonista, che ricorda un po’ quello di Peter Parker), sceglie di raccontare una storia attuale, di disagio psicologico individuale.

Da un lato quello di chi, per l’appunto, evade dalla realtà in maniera più radicale di un lettore, non limitandosi più a immedesimarsi con l’immaginazione nel proprio eroe, ma dandogli voce, carne, ossa (e trucco). Dall’altro il disagio di chi, semplicemente, non riesce più a vivere una passione travolgente come quella del fumetto con lo stesso piacere che ha avuto in passato, per l’incapacità di convivere con un forte cambiamento.

La citazione fatta sopra ad American Psycho, romanzo di Bret Easton Ellis, sembra particolarmente adatta, per quanto il protagonista e l’intero contesto del fumetto ricordino molto da vicino la vita e il Patrick Bateman della trasposizione cinematografica del 2000. Il Cosplay Killer è un ragazzo comune, che ha avuto una vita normale, ma vive l’arrivo dei Cosplayers nella realtà delle fiere del fumetto come un’odiosa intromissione, un’invasione, non a caso sagacemente trasposta dagli sceneggiatori con riferimenti al carpenteriano Essi Vivono.

È una vita spezzata a metà, alternando i momenti di follia sanguinaria a quelli di quotidianità del protagonista. Di giorno, semplice lettore di fumetti, desideroso di leggersi Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e L’Eternauta. Di notte, vero e proprio crociato con la missione di uccidere coloro che reputa indegni di partecipare alle fiere del fumetto, colpevoli di apprezzare solo in maniera superficiale (nella sua opinione) un’arte e un mondo cui lui ha donato tutto il se stesso.

Pertanto, in questo elemento di interesse risiede la principale capacità di Cosplay Killer di attirare e farsi leggere, oltre alle evidenti tinte splatter cui i fan del genere saranno presumibilmente abituati. L’impostazione della narrazione è semplice e i disegni (per i meno impressionabili), di Alessandro Germani e Antonello Cosentino, sempre scorrevoli e funzionali. Ma non è il lato tecnico, pur inappuntabile, a fare da protagonista a questo fumetto, bensì, lo ribadiamo, il suo punto di vista attuale ed esplorabile.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.