Il fumetto d’esordio di LuFio, Il cubo dei mille mondi è un primo capitolo di una saga fantasy che ha diversi elementi di interesse ma soprattutto è piacevole da leggere

Pubblicato da BaoPublishing a fine maggio 2020, Il cubo dei mille mondi è un buon primo passo per il disegnatore e sceneggiatore genovese LuFio, nome d’arte di Luca Fiore. Mentre molti esordienti spesso si limitano a mettere su carta esperienze personali, vagamente trasfigurate nella scrittura, Fiore compie un notevole sforzo e inventa un nuovo universo narrativo, che – anche se non del tutto originale – ha il gran merito di essere coerente e intrigante.

I riferimenti letterari dell’autore sono evidenti e si appoggiano ad alcuni degli esempi più alti del genere. Anzi, per chi ama le citazioni e condivide con Fiore letture e background culturale, sarà un piacere trovare i tanti piccoli omaggi disseminati tra le pagine. Se non perfetto, Il cubo dei mille mondo è ambizioso, e vuole inserirsi in un genere evidentemente molto amato dall’autore e dal pubblico.

Il cubo dei mille mondi: ti senti fuori posto nella tua vita? Probabilmente sei l’eroe di una realtà parallela

Alexander è un ragazzo come tanti, che lavora in un archivio nella Londra contemporanea. Da buon stagista, è incaricato dei compiti più seccanti, come aspettare fino a tarda sera un pacco destinato al suo superiore, il professor J.K. Alla consegna del pacco, effettuata da una fattorina dall’aria stranamente familiare, inizia la più grande avventura della vita di Alexander, catapultato in una realtà parallela nel sottosopra londinese.

cubo mille mondi

Avete mai avuto la sensazione di vivere estranei al mondo, di cui non comprendete fino in fondo dinamiche e abitanti? Di non riuscire ad integrarvi e di preferire la compagnia dei vostri sogni ad occhi aperti al grigiore della realtà? LuFio evoca queste sensazioni, che molte ragazze e molti ragazzi hanno vissuto almeno una volta nella vita, e le trasforma in un fumetto. Da outsider, Alexander diventa il paladino di un universo fantastico, trovando piano piano risposte a domande che non sapeva di doversi porre e costruendo una volta per tutte la sua identità.

“A volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane” scriveva Italo Calvino nel suo Il visconte dimezzato. Esattamente come Alexander, il cui passaggio all’età adulta sarà costellato di rivelazioni dolorose, responsabilità e di una grande, fondamentale lezione.

Gli errori dei padri non ricadano sui figli

I temi toccati da LuFio in Il cubo dei mille mondi sono tanti, ma quello che spicca su tutti gli altri è la necessità dei figli di emanciparsi dai padri. Solo quando si impara a vivere una vita propria, libera dall’eredità familiare, si potrà iniziare il proprio percorso come adulti. Nel caso de Il cubo dei mille mondi, proprio perché si tratta di un universo positivo, l’emancipazione sarà premiata da una redenzione postuma.

Come alcuni dei più grandi eroi dell’immaginario collettivo, però, Alexander si ritrova a difendere un mondo distrutto dal padre. Lui, che è cresciuto in un orfanotrofio, senza memoria e senza affetti, scopre le sue origini in maniera traumatica. Dopo un rifiuto iniziale, sente che non c’è altro da fare che rimettere a posto dei cocci sparpagliati anni prima. Anche se innocente, non per questo è dispensato dalla responsabilità.

Il cubo dei mille mondi: un’estetica ricca di suggestioni e contaminazioni

Se narrativamente parlando LuFio costruisce la sua storia suggestionato da letture di genere, anche da un punto di vista grafico si possono riconoscere diverse ispirazioni. Tuttavia, il risultato finale ha un colpo d’occhio interessante e originale. I volti dei personaggi hanno un che di giapponese – negli occhi grandi, nell’espressività accentuata –  mentre ambienti e decori hanno un respiro da illustrazione mediorientale.

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Se nei design dei personaggi (specialmente in quello dei nemici e di Ellie, il diavolo bianco) LuFio si destreggia con abilità e invenzione, è nelle splash pages – complesse, ricche di dettagli – che l’autore dà il meglio di sé. Restano impressi i decori esoterici delle armature e la simbologia che connota – senza spiegazioni troppo didascaliche – la natura della Setta da cui tutti devono difendersi. Tra diavoli buoni, Golem e Divinità Acquatiche (protagoniste di una delle scene esteticamente più belle di tutto il fumetto), LuFio ha curato ogni elemento con uno studio preciso del suo aspetto.

Una passione, una precisione che fa perdonare alcune ingenuità, del tutto fisiologiche in un’opera d’esordio. Il cubo dei mille mondi è un primo capitolo di una saga che sarebbe interessante esplorare, purché l’autore conservi questo equilibrio tra l’espressione di un messaggio personale e un’ininterrotta ricerca formale.

Francesca Torre
Storica dell'arte, giornalista e appassionata di film e fumetti. Si forma come critica tra Bari, Bologna, Parigi e Roma e - soprattutto - al cinema, dove cerca di passare quanto più tempo possibile. Grande sostenitrice della cultura pop, segue con interesse ogni forma d'arte, nella speranza di individuare nuovi capolavori.