Dex è un curioso ibrido tra Flashback e Deus EX

Dex è una piccola ma preziosa produzione di Dreadlocks nata da una campagna Kickstarter. Il gioco per PS4 e PC esiste da diversi anni,siamo quindi qui per parlare nello specifico in occasione del porting per Nintendo Switch della sua versione Enhanced.

Il titolo si configura come un action-GDR in un contesto cyberpunk che fa riferimento agli stilemi più classici del genere in termini di tematiche e atmosfere, quindi una città futuristica cosparsa di quell’aura un po’ opprimente e malinconica da noir stile Blade Runner. E una storia fatta di grosse corporazioni corrotte, droghe futuristiche, impianti cibernetici, promiscuità, misteriosi tecnologie onniscienti, e tutti gli ingredienti indispensabili per una buona storia cyberpunk, che ci raccontano un futuro distopico tanto avanzato a livello informatico quanto degradato sul piano sociale.

Come videogioco Dex è una piccola opera fatta di pixel e tanta ispirazione, che ci trasmette vibes da classici videogiochi del passato per quel che riguarda “profumi e atmosfere” come Beneath a Steel Sky, Syndicate wars, Rise of the Dragon e Shadowrun.

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Ma allo stesso tempo ci riporta alla modernità se pensiamo a quanto Dex sia tutto sommato un bignami di tutte le aspirazioni del prossimo Cyberpunk 2077. Il team di Praga infatti ha creato una struttura di gioco piuttosto aperta in cui la progressione spesso è determinata dall’approccio che scegliete. Insomma, molte missioni possono essere portate a termine in maniera diversa. A volte vi basterà fare affidamento su una dialettica sviluppata per evitare scontri inutili; potreste accedere ad una zona chiusa trovando la chiave, o magari forzando un lucchetto grazie all’abilità di scasso, o ancora arrivare nello stesso luogo da una strada diversa, magari attraversando un tunnel con GAS tossici prontamente debellati dall’impianto cybernetico che vi rende immuni.

Nella città di Harbor Prime esplorando in libertà, potreste imbattervi in informazioni utili prima ancora che il gioco ve le richieda per qualche side quest, curiosando magari in qualche edificio sospetto e hackerando i vari terminali degli uffici. L’hacking stesso prevede una meccanica di gioco molto peculiare, che in qualche modo mi ha ricordato, a livello concettuale, una idea di gameplay già sfruttata in Nier Automata quando si trattava di concretizzare con un’idea di gameplay, l’hacking, la manomissione di qualcosa di tecnologico.

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Una volta avviata la procedura infatti, grazie alle caratteristiche fisiche della nostra protagonista Dex, che pur essendo “umana” ha una capacità innata di collegarsi a qualsiasi rete senza l’ausilio di cavetti e buchi sul collo stile Matrix, verremmo trasportati nella rete, qui rappresentata da schemi più o meno labirintici in cui attaccheremo virus e abbatteremo firewall mediante dinamiche da twin stick shooter molto rudimentali ma funzionali per dare una certa varietà ad una progressione di per sé già abbastanza variopinta, se si considera tutte le variabili di cui sopra, e altre di cui non abbiamo parlato, coma la possibilità di manomettere anche telecamere torrette di sicurezza, stordire nemici, attaccare con armi da fuoco o a suon di cazzotti alla vecchia maniera, sempre che non voglia provare ad agire nell’ombra quando possibile, neutralizzando qualche minaccia alle spalle.

La città di Harbor Prime offre molte occasioni di interazione, gli avamposti nemici offrono un level design solitamente semplice per rimanere coerente con un certo immaginario che non vuole essere troppo estroso da questo punto vista, in cui però non manca qualche spunto per mettere in campo qualche velleità da platform, qualche sporadico enigma e diramazioni e connessioni con altre zone che definiremo “alla metroidvaina” seppur non si sfoci mai in mappe troppo labirintiche.

Il cuore pulsante di Harbor Prime però è costituito dai suoi quartieri urbani più popolati dove dovremo interagire con i suoi cittadini, raccogliere informazioni, comprare e scambiare gli oggetti. La struttura esplorativa quindi è quella di un “open world” libero composto da schermate a scorrimento orizzontale, che richiama alla mente in questi frangenti le avventure grafiche di una volta, mentre in sezioni più action e meno verbose prende i connotati di un Flashblack in salsa cyberpunk.

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La commistione di dinamiche action e ruolistiche in Dex funziona molto bene, creando un’avventura a tutto tondo notevolmente varia e sofisticata se si considera la sua struttura da action platform bidimensionale.

La possibilità di personalizzare e far crescere le caratteristiche del nostro personaggio in uno skill tree che ci permette la specializzazione di doti fisiche, di attacco, dialettica, di hacking, con le armi, per scassinare, e così via, ci permette anche una certa libertà su come approcciare il gioco, visto e considerato che il mondo di Dex è pronto ad accogliere approcci di tipo diverso.

Naturalmente dobbiamo fare i conti con le dimensioni del progetto, la struttura di gioco è aperta e discretamente plasmabile sulle scelte del giocatore, ma non è cosi articolata e le variabili rimangono ridotte. Va più che bene per questo tipo di prodotto che potremmo quasi definire un distillato di tutto quello che ci aspettiamo in Cyberpunk 2077.

Dex ha le basi si un ottimo Action GDR cyberpunk, ma si ferma, appunto, alle basi. La sua natura di prodotto ibrido poi lo pone di fronte a diversi limiti che riguardano tutte le dinamiche di gioco. Nel menare le mani, sparare, saltare, operare in maniera stealth, il gioco è piuttosto grezzo e nessuna dinamica risulta veramente pulita o particolarmente piacevole.

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Si ha sempre la sensazione di essere un po’ ingessati. Il problema è limitato dal fatto di essere un gioco che non punta tanto sulla qualità dell’azione o i riflessi del giocatore ma piuttosto sulle skill e le statistiche del personaggio, e in effetti, ha senso, seppur ciò non toglie che si poteva fare senza dubbio di più.

Veniamo ai punti deboli della produzione. A livello tecnico il gioco è molto modesto nel comparto delle animazioni, ma dotato di un certo carattere, soprattutto nelle location e nelle musiche. Purtroppo però la cosa veramente fastidiosa di questo aspetto risiede nei lunghissimi caricamenti che separa ogni singola sezione della città l’una dall’altra. Bisogna attendere anche 20 secondi e visto che si attraversano tali schermate centinaia di volte diventa veramente tediosa l’esperienza. Certo c’è il viaggio rapido che permette di non perdere tempo puntando direttamente alla meta, ma rimane un difetto che difficilmente si può tollerare sugli hardware moderni e per di più da una ennesima versione dello stesso gioco.

Per quel che riguarda la storia i dialoghi e insomma, la narrativa di Dex, il gioco alterna alti e bassi, le premesse che vedono la nostra protagonista braccata da una misteriosa corporazione a causa delle sue peculiarità è molto interessante. I personaggi e il world building sono dettagliati e ben caratterizzati, le varie side quest utili ad arricchire il mosaico della trama generale. Dall’altra parte il gioco ha un ritmo fin troppo annacquato, e le poche missioni principali sono diluite in un mare di missioni collaterali non sempre interessantissime.

Certo ancora una volta, possiamo in qualche modo motivare la cosa con il piglio noir del gioco e con le sue attitudini ruolistiche, ma non nascondo che avrei gradito comunque un po’ più di vivacità da parte degli eventi. La conclusione del gioco quindi può arrivare in 10 ore rimanendo il più possibile sui binari della storia principale. Tempo che aumenta in maniera esponenziale se ci si dedica alla risoluzione di side quest e si vuole svelare tutti i segreti che nasconde Harbor Prime.

Nonostante tra luci e ombre, possa aver dato l’impressione di un feedback tiepido sul gioco, ci tengo a sottolineare sostanzialmente lo promuovo sicuramente. Oggi che esce su Switch (a proposito, in portatilità i testi sono davvero troppo piccoli) rimane un esperienza peculiare tanto quanto al momento della sua prima uscita. Un’avventura stilisticamente retro e uno dei pochi prodotti dedicati all’immaginario cyberpunk classico sul mercato. Un gioco tutto sommato relativamente ambizioso se si considera le molte meccaniche implicate nell’esperienza, non bilanciato in tutte le sue parti, ma senza dubbio dotato di un certo fascino e di un discreto valore ludico.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!