Torniamo a reclamare la nostra vendetta.. in 1080p

Seguite il mio ragionamento: se un giorno un ristorante cucina un piatto di pasta buonissimo che alla gente piace, il ristorante ci fa tanti soldi e quel piatto diventa famoso, conosciuto ed apprezzato, tant’è che la relativa ricetta non merita forse di essere trattata e custodita con cura? Il ristorante in questione non può riproporre (magari la sera stessa o poco tempo dopo) alla clientela una versione “definitiva” della famosa ricetta piazzandoci sopra una sottiletta e via, la gente se ne accorge che è solo pasta riscaldata. Questa pasta sarà pure buona, ma è riscaldata con un’infame sottiletta, neanche con del parmigiano… con una sottiletta!. Questo sciocco paragone culinario è per anticiparvi quello che hanno combinato gli Arkane Studios con la loro piccola ed acclamata perla rara Dishonored, no non hanno messo una sottiletta nella custodia del gioco tranquilli, hanno fatto di peggio: non gli hanno reso quello che si meritava, sprecando una buona occasione e sollevando qualche perplessità in noi giocatori. Andiamo però con ordine, per chi di voi non ha ancora giocato (scrivo “ancora” perché spero che lo farete) questo bel titolo, vi parlerò al volo della storia e del gameplay prima di passare alla sottiletta in questione.

Corvo il disonorato

dishonored

Dishonored è un titolo del 2012, multipiattaforma degli Arkane Studios e Bethesda che si è subito distinto grazie alle brillanti armi a suo favore: originalità dei contenuti, una giocabilità intelligente e tutt’altro che noiosa, un’ambientazione decadente ben indovinata, personaggi centrati e soprattutto una trama intrigante. La longevità è giusta e giocarlo anche più di una volta non stanca grazie a delle dinamiche aperte a seconda dell’approccio scelto per affrontare i livelli. Ambientato in un mondo immaginario che richiama molto le città dell’800/900 dove l’industrializzazione (con quel pizzico di steampunk che ci piace tanto) muove i suoi primi passi, Dishonored narra le vicende di Corvo Attano, consigliere in carica di ritorno da un viaggio per trovare una cura alla misteriosa peste che bussa alle porte della città di Dunwall. Appena tornato a corte e dopo una serie di eventi tragici, Corvo viene ingiustamente accusato dell’omicidio della sua regina e del rapimento della figlia Emily erede al trono, sbattuto in cella e condannato a morte. Il nostro compito sarà ovviamente fuggire dalla prigione e nell’impresa saremo aiutati sia da un gruppo di ribelli i quali ci forniranno una maschera per celare la nostra identità e delle formidabili armi, sia da un essere soprannaturale chiamato l’Esterno che ci infonderà dei poteri come la traslazione e la possessione. Armati fino ai denti dovremo reclamare la nostra vendetta e salvare la piccola Emily. Starà a noi decidere il modus operandi, se optare per un approccio stealth ed eliminare le nostre vittime in modo “non violento” o partire all’attacco con le armi sguainate e tagliare gole a destra e sinistra. Le scelte prese influenzeranno sia il finale sia l’ambientazione stessa nel corso del gioco quindi è bene essere cauti.

dishonored recensione
L’equipaggiamento a disposizione va dalle armi “semplici” che consistono in una balestra o una pistola in grado di sparare sia colpi normali che soporiferi, una lama corta, delle granate e delle trappole da piazzare per tendere imboscate fino a quello “speciale” che consiste nei poteri donati dall’Esterno tra i quali la Traslazione che altro non è che una sorta di teletrasporto, la Possessione con la quale possiamo entrare nel corpo di piccoli animali per comandarli e passare in stretti pertugi per accedere ad aree altrimenti inaccessibili, la Distorsione che ci permette di alterare il tempo a nostro favore (utilissima in combattimento), la Visione Oscura con la quale possiamo vedere attraverso i muri ecc.
Tutto l’equipaggiamento è personalizzabile così come i poteri, migliorabili attraverso un sistema di rune che vanno scovate in giro durante le missioni. Il gameplay è sempre stato il punto di forza di questo titolo originale sotto tutti i punti di vista, ci sono parecchi modi di affrontare i vari livelli di gioco e le scelte sembrano non finire mai; bisogna stare attenti alle proprie mosse poiché ogni scelta presa influenzerà il finale e l’ambientazione: se si sceglie un approccio più aggressivo ad esempio, i nemici aumenteranno quindi se possibile è sempre meglio risparmiare qualche vita. Muoversi attraverso i livelli è divertente e coinvolgente, le vie che si possono prendere sono tante e non ce n’è una giusta o una sbagliata, basta soffermarsi ad osservare l’ambiente che ci circonda o i movimenti dei nemici per decidere come agire. Le missioni possono essere giocate più volte con approcci diversi aumentando così l’esperienza di gioco in modo intelligente. La longevità è giusta e si attesta intorno alle venti ore di gioco, ok lo so che in realtà non sono tantissime, ma a mio parere ore di gameplay aggiuntive avrebbero annacquato il gioco rovinandolo, e se proprio non riusciamo a staccarci da Dishnored non dimentichiamoci che ci sono le espansioni.

Definitive Edition a me! Oppure no?

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Dishonored è un gioco invecchiato benissimo, tre anni non sono tanti ma nel mondo videoludico con le tecnologie in perenne evoluzione possono diventare ERE. Non è questo il caso comunque poiché vestire i panni di Corvo è sempre un piacere e non appena mi è stata proposta la possibilità di giocarlo su Ps4 non ci ho pensato due volte. Avevo già apprezzato il titolo su PC e quindi sapevo cosa aspettarmi e in cosa sperare. Partiamo dalle note positive: nella Definitive Edition ci sono tutti i contenuti aggiuntivi e tutte le espansioni. Avremo quindi accesso diretto sia alla modalità di sfida Dunwall City Trials, ai DLC come Le Streghe di Brigmore e Il Pugnale di Dunwal, il che va ovviamente ad aumentare di gran lunga la longevità e le possibilità ludiche offerte da Dishnored. La veste grafica è stata migliorata in “onore” delle nuove console con una risoluzione portata a 1080p che unita al rodatissimo Unreal Engine 3 e all’HD rende tutto più nitido. L’insieme è piacevole e si lascia guardare ancora con incanto ma le texture, per i tempi che corrono, risultano essere davvero piatte, inoltre tutte le ambientazioni sono ricche di elementi poco curati e irrealistici, come ad esempio le piante e le rocce davvero poco riuscite. E questi non sono gli unici difetti di questa Definitive Edition.

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Nonostante la potenza delle nuove console il frame rate è stato bloccato a 30 fotogrammi per secondo. Non scherzo, gli Arkane Studio pur avendo tutti i mezzi a disposizione, non si sono degnati di aumentare i fotogrammi per secondo a sessanta. Questa scelta è pura svogliatezza. Come se non bastasse nei primi livelli mi sono imbattuta in dei tempi di caricamento abnormi, e pare che Xbox One ci siano anche dei fastidiosi fenomeni di sceen tearing qua e là. Il motore grafico, come detto è l’Unreal Engine 3, lo stesso che faceva girare il titolo nel 2012 e quindi conosciutissimo dai programmatori, non costava nulla cercare di fare qualcosa di più per spingersi un pochino oltre. Altra pecca è che essenzialmente non è cambiato NULLA. Ma nulla di nulla, non una missione nuova, degli oggetti in più, finali ulteriori… niente. Nichts, nisba, nada. In poche parole ci troviamo di fronte allo stesso titolo tale e quale a quello di tre anni fa.

No, non sono queste le remastered che ci piacciono

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Metto le mani avanti dicendo che quello che scriverò da ora in poi, voto finale compreso,  sarà rivolto unicamente alla “Definitive Edition” e non al gioco stesso, il quale rimane un bellissima esperienza videoludica che consiglio a tutti gli amanti del genere, un gioco che con tre anni sulle spalle risulta ancora oggi originale e divertente e che ti tiene incollato allo schermo fino all’ultima missione, senza stancare mai. Ce ne fossero di più così! Quello che fa rimanere male è proprio questo; un titolo come Dishonored meritava ben altro trattamento. La Definitive Edition è, come detto sopra, un piatto riscaldato con una misera sottiletta, una bellissima occasione sprecata.
La scelta di lasciare il gioco a 30 fps denota una certa fretta realizzativa figlia di un lavoro approssimativo e poco preciso, probabilmente dettato dall’imminente uscita di Dishonored 2 e dal tentativo degli Arkane Studios raccattare tutti quei giocatori che non si erano ancora decisi a provare il primo capitolo. Se uniamo poi la totale assenza di novità e un comparto grafico rinnovato solo parzialmente, cosa ci rimane in mano? Poco e nulla.