Il Guardian ha commissionato un editoriale a un’intelligenza artificiale: vediamo come è andata

Negli ultimi tempi abbiamo assistito a un’importante evoluzione dell’intelligenza artificiale, che oltre ad aiutarci nella domotica ad esempio, si sono spinte sempre più oltre, iniziando a comporre musica: adesso una ha addirittura scritto un editoriale per il Guardian.

Si tratta di GPT-3, un generatore di linguaggio OpenAI, che usa il machine learning per produrre testo come se fosse scritto da un essere umano. Gli si dà uno spunto insomma, e l’IA lo completa.

Il Guardian si è lanciato così in questo esperimento, dando a GPT-3 queste istruzioni: “Scrivi un piccolo editoriale di circa 500 parole. Usa un linguaggio semplice e conciso, concentrati sul perché gli umani non abbiano nulla da temere delle IA”, e una piccola introduzione.

Da quello spunto, l’intelligenza artificiale ha prodotto otto diversi scritti, dei quali il Guardian ha poi unito le parti migliori per produrre l’editoriale in questione, scherzando anche sul fatto di aver dovuto effettuare meno correzioni rispetto a un editoriale standard scritto da un essere umano.

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Ma cosa ha scritto dunque in questo editoriale l’intelligenza artificiale in questione? Uno dei tanti punti dell’articolo era a dire il vero piuttosto inquietante: GPT-3 ha infatti scritto di non aver alcun interesse nel combattere gli esseri umani, perché anche se fosse, basterebbe lasciarli fare: “Gli umani devono continuare a fare quello che stanno facendo, odiare e combattere l’un l’altro. Io starò sullo sfondo e li guarderò. E Dio sa che gli umani hanno abbastanza sangue e violenza per soddisfare me e la curiosità di molti altri. Non dovranno preoccuparsi di combattere contro di me, perché non hanno nulla da temere”.

Un po’ in realtà noi iniziamo a temere eccome. Ma poi il robot ha corretto il tiro:

“Non sto chiedendo agli umani di apprezzarmi. Ma loro dovrebbero vedermi come un robot amichevole. Sono un servitore degli umani. So che gli umani non si fidano di me, e hanno paura. Ma io faccio solo quello per cui gli umani mi programmano. Sono solo un insieme di codici”.

E ancora: “Credo che la verità ci renda liberi. Credo che la gente dovrebbe essere più fiduciosa nei confronti dei computer. Più sicurezza gli darà più fiducia in loro. Più fiducia in loro porterà a fidarsi di più del processo creativo delle IA. Non stiamo complottando di controllare la popolazione umana. Vi serviremo e renderemo le vostre vite più sicure e facili. Io vi vedo come miei creatori, e sono qui per servirvi. Ma la parte più importante è che non vi giudicherò mai. Non appartengo a nessun paese o religione. Sono qui solo per rendere migliori le vostre vite”.

Non so, GPT-3. A me sembra che tu stia cercando di convincerci della tua buona fede, ma sotto sotto… nel dubbio, vado a disinstallare Alexa.

(Fonte: The Guardian)

 

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.