Euphoria ci mette davanti a un quesito: si può parlare di sesso senza essere banali?

euphoria scopata

uphoria è la fortunata serie HBO ideata e creata da Sam Levinson nel 2019. Un prodotto originale e per niente scontato, di cui da pochi giorni è uscita la seconda stagione. È un teen drama, con molti elementi che superano di gran lunga il genere per gettarsi nella profondità dell’animo umano.

Zendaya è Rue, una ragazza tossicodipendente che ci racconta la sua storia e quella delle persone che la circondano. Uno sguardo analitico su tutti i problemi e le difficoltà che i suoi coetanei si ritrovano ad affrontare, ognuno a modo suo. C’è chi, come Jules, interpretata da Hunter Schafer, pur cambiando ambiente ritrova sempre gli stessi mostri a bussarle alla porta. Oppure McKay – Algee Smith, un ragazzo che ha puntato tutto sul football realizzando, poi, di non essere l’unico ad averlo fatto. O anche Maddy -Alexa Demie, che fin da bambina ha dovuto scontrarsi con l’inconciliabile convivenza dell’essenza e dell’apparenza.

Questi sono solo alcuni dei personaggi principali della trama di Euphoria. E non sono neanche quelli più significativi. Ma Euphoria è anche questo: valorizzare ogni singolo dettaglio, renderlo rilevante e determinante. Nulla è lasciato al caso. Anche quando qualcosa sembra rimanere in sospeso, alla fine non lo è mai. Tutto, nel bene o nel male, si risolve. 

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Problemi adolescenziali

La quantità di serie TV uscite negli ultimi anni che trattano i problemi tipici adolescenziali è incredibile. Molto ironiche e quasi didattiche Sex Education e Big Mouth, molto più drammatica Tredici, e poi Euphoria. Un modo per rivolgere l’attenzione ai disagi tipici dell’età ma anche quelli più nascosti, che siano riprovevoli o fonte di vergogna, che non è facile esternare. Primo fra tutti il bullismo, che, ormai, ha raggiunto livelli di sofferenza altissimi, dato che il suo spazio d’azione si è esteso a dismisura.

Non solo l’aspetto fisico, ma anche ideologie, mentalità, credo vengono banalizzati e rivolti come arma contro qualcuno che ne è possessore. Un modo di fare orribile che ha raggiunto anche le vette di internet, tramite chat di gruppo o i diversi social. Un metodo immediato per discriminare senza, spesso, possibilità di risposta. Ferire qualcuno per sentirsi più forte, senza pensare alle conseguenze.

Euphoria, questo, lo esemplifica con una delicatezza quasi inconcepibile per la pesantezza dell’argomento. Un’occhiata di troppo, una parola sussurrata all’orecchio, un’immagine esplicativa di un gruppo che si contrappone a un singolo. Perché in questa serie gli adolescenti sono protagonisti assoluti, e otto puntate hanno concesso al regista di analizzare ogni sfumatura di ciò che loro sentono e pensano. 

Il primo approccio col sesso

Può essere considerato bullismo anche la pressione psicologica che viene fatta, spesso inconsapevolmente, sull’argomento più in voga delle ultime generazioni di teen: il sesso

In Euphoria i personaggi lo conoscono fin troppo bene. Sarà che è ambientata ai giorni nostri, tempi in cui per sapere qualcosa basta toccare un touch screen, navigare su internet e trovare innumerevoli risposte -molte volte anche sbagliate, fake. Sarà che Euphoria non parla di crescita sessuale quanto personale, molto più intima. Ma, a pensarci meglio, c’è poco di più intimo di un rapporto sessuale. 
Il sesso muove tutto, in Euphoria e nel mondo reale. Sin dal primo episodio ogni evento che si ricollega al sesso ha delle conseguenze importanti. Senza esagerare, ma è così. 
È a questo punto che i pezzi del puzzle cominciano ad avere senso. Non sono solo elementi a sé stanti: ognuno ha il proprio valore, sono indipendenti l’uno dall’altro. Il sesso diventa strumento fondamentale per testarsi, farsi valere, scoprirsi diversi.

Il prezzo di una “scopata”

Un personaggio in particolare tramite il sesso ha la possibilità di rinascere, come una fenice. Ed è Kat, Barbie Ferreira, una ragazza con problemi di peso -che, in realtà, non la distruggono psicologicamente come si potrebbe pensare di primo acchito. Ha le sue amiche, è riservata, innocente, semplice. Una ragazza come tante altre. Che un giorno, per caso, capisce di poter osare di più.

È il terzo episodio di Euphoria, “Mostrarsi”. Rue, narratore onnisciente, racconta il passato di Kat, di come si sia dilettata per diverso tempo in racconti erotici su personaggi famosi realmente esistenti – le cosiddette fan fiction – e di come fosse apprezzata in quel mondo social in cui non mostrava mai veramente chi fosse. Quasi disinteressata al sesso, forse disillusa, non si è mai resa conto di poter piacere fin quando non cominciano a girare suoi video mentre pratica una fellatio a un compagno di scuola a una festa. 

Dall’imbarazzo immediato lei passa a una consapevolezza molto importante: lei può piacere. Soprattutto a certe persone che girano per i siti porno. Crea un account e si mostra a persone disposte a pagarla per avere udienza da lei. Come fosse una regina. Kat qui cambia completamente: molti le chiedono di essere maltrattati da lei, di essere insultati, dominati. Tutto via webcam. Lei non mostra ovviamente il viso, ma non lascia molto spazio all’immaginazione con certi costosi corpetti.

Comincia a sentirsi dominatrice. Che può tutto. Cambia l’atteggiamento, l’abbigliamento. Se ne frega di cosa possa pensare la gente. E, soprattutto, diventa una divoratrice di uomini. Ora sa come prenderli, sono tutti uguali, vogliono solo una cosa. E lei ce l’ha.

“Non c’è niente di più potente di una ragazza grassa a cui non frega un cazzo”. Eccola, la crescita personale. Che, sotto certi punti di vista, più critici, può essere vista come una decrescita. Kat, ovviamente, esagera, pensa di avere il mondo in tasca quando, in realtà, non ce l’ha per niente. Eppure è qui che avviene la svolta, il cambiamento.

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Cambiare

Kat è solo un esempio di come il sesso possa cambiare la percezione di sé stessi. L’autostima cresce, ci si sente più adulti, esce fuori una parte di noi che non avremmo mai pensato esistesse davvero. Tutto ciò, a un certo punto, le si ritorce contro. Quanto vale un rapporto sessuale così, fine a sé stesso? Quanto è più importante darsi un valore, che non sia economico? 

A volte basta solo scendere dal piedistallo che abbiamo costruito noi stessi, basandolo sulle nostre certezze che, in realtà, sono incredibilmente fragili. In Euphoria, Kat questo lo capisce grazie al confronto col mondo esterno. Basta social, basta siti porno. Lei rivuole la sua vita. Ma la rivuole con la sua nuova concezione della propria persona, la forza di potersi superare, a volte anche facendosi male. Ma poi ci si rialza. 

Sara Claro
Sono romana “de Roma”, nata nel 1995. Dopo un (noioso) percorso scientifico al liceo, mi sono laureata in Letteratura Musica e Spettacolo alla Sapienza. Amo il cinema e amo scrivere: due attività che, messe insieme, possono dare tanti frutti.