Il seguito inatteso di una serie fin troppo trascurata

 

Uscito nel 2000, Fear Effect è una delle tante gemme nascoste della softeca PlayStation. Sviluppato dalla fu Kronos Interactive e pubblicato da Eidos, il gioco ottenne il giudizio favorevole della critica e del pubblico, generando altresì numerose controversie a causa di scene a contenuto erotico e saffico non ancora socialmente accettate per l’epoca. In seguito, però, lo studio di sviluppo fu smantellato a causa di una ristrutturazione aziendale e, dopo il prequel Fear Effect: Retro Helix, il franchise ha smesso di esistere. Questo finché il magico mondo di Internet non ha deciso di riportare in auge il marchio e, grazie ad un Kickstarter e il supporto di Square Enix, ecco arrivare Fear Effect Sedna, seguito quasi ufficiale della serie e che, vi anticipiamo, ci ha decisamente stuzzicato, a dimostrazione che oltre le tette c’è di più.

Fear Effect Sedna ci fa immergere nelle avventure di Hana e Rain, due splendide ragazze dedite all’arte dello spionaggio in un futuro cyberpunk. Un individuo misterioso offre alle due pulzelle una missione riguardante un sospetto traffico di opere d’arte ma, dopo il fallimento della stessa, il gruppo viene a conoscenza di una serie di furti similari che sembrano nascondere qualcosa di più di un semplice mercato nero. Da qui le nostre eroine, insieme a nuove e vecchie facce, viaggeranno per il mondo cercando di districare il mistero dietro ai loschi traffici. Narrativamente parlando, Sedna svolge un compito molto buono, grazie a dei buoni dialoghi ed una sceneggiatura tutt’altro che avara di colpi di scena, sacrificando tuttavia un elemento importante come il contesto della serie. Trattandosi infatti di un sequel diretto del titolo originale, coloro che non conoscono la storia di Fear Effect si troveranno molto in difficoltà nel cogliere le numerose citazioni presenti, oltre a non comprendere pienamente il background dei personaggi del passato, la cui introduzione avviene dando per scontato la conoscenza di fatti pregressi. Non essendo poi presente alcun riassunto di sorta, anche solo per aiutare chi come il sottoscritto ha giocato il titolo troppi anni fa, l’unica soluzione praticabile per comprendere appieno gli eventi di gioco è giocarsi il primo Fear Effect (disponibile in digitale sul PSN per PS3 e PSVita) oppure leggersi la trama del gioco su Wikipedia, soluzioni tanto “pratiche” quanto immotivate.

Trattandosi di un titolo dai fondi limitati, Fear Effect Sedna opera un cambio radicale di gameplay: il gioco originale, infatti, era un action in terza persona a telecamera fissa che ricalcava gli standard dei survival horror dell’epoca come Resident Evil e Silent Hill. Questo seguito opta invece per una visuale isometrica, idea che ha permesso al team di sviluppo di integrare diverse meccaniche aggiuntive mantenendo le radici action aggiungendo però delle sfumature tattiche e stealth più marcate rispetto al passato. Potremo dunque scegliere se gettarci a capofitto nell’azione oppure procedere più lentamente sfruttando nascondigli vari e la possibilità di vedere il campo visivo dei nemici in stile Metal Gear Solid, scelta preferibile in virtù della difficoltà tutt’altro che irrisoria del titolo. Inoltre, è possibile switchare con un semplice tocco tra modalità base e tattica: in questa seconda modalità avremo modo di gestire i personaggi a nostra disposizione come se ci trovassimo in un titolo tattico, assegnando ordini e posizioni e offrendo al giocatore una variante di gameplay decisamente interessante. Ogni personaggio che controlleremo dispone inoltre di un’arma base e di due skill: la prima è generalmente un’abilità unica del personaggio, mentre la seconda è generalmente un accessorio extra, ad esempio mine di prossimità o altro. Tutti questi elementi permettono a Sedna di essere un titolo mutevole e che favorisce numerose forme di sperimentazione che garantiscono al gameplay una freschezza duratura per tutta l’avventura, la cui durata oscilla tra le tre e le 6 ore in base alla vostra bravura. Un’altra caratteristica che ci ha colpito molto nel gioco sono i tantissimi enigmi ambientali, già punto di forza dell’originale e che in Sedna sono tanto numerosi quanto interessanti. La loro risoluzione infatti richiederà una maggior dose di intuito del solito, sfruttando anche indizi ambientali e, nonostante una leggibilità non proprio immediata, regalano bei momenti di soddisfazione.

L’opera non è comunque esente da difetti: il sistema di controllo ad esempio è a tratti legnoso e non sempre reattivo come dovrebbe, il che non sarebbe nemmeno un problema se non fosse che, come il suo predecessore, Fear Effect Sedna è un gioco che va affrontato con una determinata forma mentis e attenzione particolare a ciò che accade intorno a causa di una difficoltà non proprio generosa. Soprattutto nelle fasi con i boss, i controlli spesso diventano un ostacolo abbastanza tedioso e vi assicuriamo che non vi basterà una manciata di tentativi per riuscire a passare questi scontri. Allo stesso modo, la visuale isometrica  volte  può rende difficoltosa la leggibilità di diversi enigmi, portando il giocatore ad andare un po’ a tentoni. Quanto meno va riconosciuta, in tal senso, una gestione dei checkpoint onesta che salverà in automatico alla fine di ogni ambiente di gioco o azione determinante, limitando il più possibile i momenti di frustrazione.

Sul frangente tecnico, la scelta di creare un titolo isometrico non è stata una scusa per trascurare il design, anzi: nonostante una leggibilità degli ambienti non sempre buona, il lavoro artistico svolto dal team è ineccepibile e trasporta sui nostri schermi un mondo cyberpunk credibile, e altrettanto con le presenze sovrannaturali che abitano l’avventura. Gran parte del merito va al rinnovato stile grafico, che omaggia l’originale cel shading proposto nel 2000 con uno stile più marcato da fumetto 3D molto gradevole, soprattutto nelle numerose cutscenes realizzate con grande maestria. Allo stesso modo, la soundtrack riprende le atmosfere originali con grande abilità, con sonorità elettroniche che ben si sposano al mondo di gioco.

Verdetto

Fear Effect Sedna, a fronte di un budget irrisorio, è un buon omaggio ad una serie tanto interessante quanto trascurata. È altrettanto evidente però che il titolo si concentri soprattutto sulla fanbase del gioco originale e ciò preclude l’accesso a chi non ha mai sentito parlare di Hana e Rain. Nonostante ciò la cosa può essere tranquillamente vista come l’occasione perfetta per recuperare una gemma del passato e, successivamente, giocarsi un titolo indipendente realizzato con cura e meritevole di una promozione.

 

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.