Come ti rivoluziono la quindicesima (circa) fantasia finale.

Ci sono giochi che definiscono una generazione: Ocarina of Time, Super Mario 64, Final Fantasy VII, The Last of Us. Alcuni lo fanno per innovazione, altri per eccellenza. Qualche gioco, molto raramente, lo fa per entrambe le cose. Abbiamo la sensazione che Final Fantasy XV voglia fregiarsi di quest’ultimo titolo. E il problema qual è? Il problema è che, la maggior parte delle volte, chi tenta e non riesce in questa missione, fallisce miseramente. Ma non fasciamoci subito la testa, semmai facciamolo alla fine di questa anteprima, dove noi di Stay Nerd cerchiamo di esaminare indizi positivi e negativi raccolti finora sulla quindicesima fantasia finale di Square-Enix, ormai prossima all’uscita.

Img. FF 1

Ormai, sin dalla demo gratuita e giocabile rilasciata qualche mese fa, è chiaro a tutti che FFXV porti con sé una tempesta, più che soltanto un’aria, di cambiamento. Questo, nei giochi così radicati nelle proprie stesse tradizioni, è sempre causa di grandi e diffusi malcontenti tra i fan. È però anche accettato, o almeno dovrebbe, che in tantissimi anni di videogiochi sfornati non si può sempre rimanere uguali a se stessi. Più normale invece discutere delle ragioni che sembrano aver guidato la mano di Square-Enix nel far evolvere questo Final Fantasy in una direzione molto più accessibile a tutti i videogiocatori rispetto ai precedenti della saga, ragioni che consistono proprio nell’attirare all’acquisto una fetta sensibilmente maggiore di mercato. E per fare ciò, con un gioco che, con tutti i cambiamenti del caso, ha sempre mostrato una componente GdR dominante nel proprio DNA, bisogna fare principalmente una cosa: semplificare, semplificare, semplificare.

Chi ha giocato alla Demo potrà capirmi facilmente. Il sistema di combattimento è in tempo reale, da Action-GdR, a quanto visto finora, puro, con tasti collegati a diversi tipi di azione: attacco, parata e schivata. Esiste però, e qui una delle novità presentate a questo E3, una Wait Mode, che permette di fermare il tempo durante il combattimento per decidere con più calma la propria strategia e predisporre i colpi che poi saranno eseguiti in sequenza non appena sarà disattivata. Qualcosa di simile a quanto visto in titoli come Mass Effect e il precedente Knights Of the Old Republic. La Wait Mode sarà comunque limitata e dovrà, tra un uso e l’altro, essere ricaricata.

Img. FF 2

Continuiamo con ciò che è stato mostrato alla fiera di Los Angeles, ovvero lo spettacolare scontro tra Noctis (il protagonista) e i suoi compagni e “Titan“, per l’appunto, un gigantesco titano antropomorfo fatto di roccia. Con la sua enorme stazza fisica, il boss richiede una regia delle riprese precisa e volta a sottolineare, attraverso il contrasto tra le dimensioni e la disparità di forze, tutto il sentimento di pathos e epicità di un momento simile. La buona notizia è che le riprese ci riescono, confermando che tecnicamente questo FFXV è una bomba, sotto tutti gli aspetti.

La cattiva notizia è che lo scontro vero e proprio è piuttosto goffo, dal ritmo spezzato e pieno di Quick Time Event, altro elemento di fortissimo rimando ai giochi d’azione. Non fraintendeteci, non siamo contrari alla sperimentazione a priori, ma in questo caso la formula sembra funzionare decisamente poco e stona con la spettacolarità della sequenza. Anche senza lasciarsi prendere da facili nostalgie verso le boss fight dei Final Fantasy del passato, viene naturale pensare a un contrasto con quest’ultime che, seppure “solo” a turni, riuscivano a convogliare lo stesso emozioni fortissime.

Ma torniamo a parlare del lato tecnico, per tirarci un po’ su. La grafica parla da sola, è stupenda, e anche la direzione artistica, al contrario del combat system, sembra voler mantenere intatti gli standard (pregiatissimi) della serie. Ci ritroviamo in un mondo enorme e vivissimo, per molti versi, politici, storici e tecnologici, molto somigliante al nostro, per altri ancora più avanzato… ma pieno di magia, mostri e altri elementi fantastici. In questo mondo viaggeremo a bordo di ogni mezzo concepibile: al classico chocobo si affiancano auto normali, auto volanti, treni e persino gondole, nella splendida città di Altissia, città mostrata solo all’E3 e evidentemente ispirata alla nostra Venezia. Facendo un po’ di numeri, la risoluzione dovrebbe attestarsi tra 800p e 900p per Xbox One, e tra 900p e 1080p su PS4, su entrambe le console a 30fps quasi sempre stabili.

Per quanto riguarda le magie, sempre alla convention losangelina si è parlato di personalizzazione degli effetti di quest’ultime. Un semplice Fire, per esempio, potrà essere impreziosito di effetti di guarigione diretti a chi ne fa uso. E a proposito dei personaggi, beh, sappiamo ancora poco della loro storia, ma ci sentiamo di fare un piccolo appunto sul loro aspetto, a nostro parere troppo uniforme. Tutti di nero vestiti e dal look piuttosto cupo (che si rifà all’atmosfera “dura” del gioco, forse troppo), sembrano una band metal con, ironicamente, un po’ poca fantasia.

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Insomma, a poco più di tre mesi dall’esordio, questo Final Fantasy XV continua a dividere: non solo chi è più e chi meno favorevole agli stravolgimenti della serie, ma anche chiunque cerchi di analizzarlo in maniera neutrale, tra un lato tecnico spaventosamente bello e un sistema di gioco lanciatosi sprezzantemente verso meccaniche di altri generi, con lo scopo di attirare nuovi fan, il rischio di scontentare quelli vecchi e il pericolo che risultino, in fin dei conti, singhiozzanti e controproducenti. Se poi si considera la promessa di 40-50 ore di longevità per la storia principale e altre 100 di side quest, più espansioni via DLC già programmati, la posta in gioco appare davvero altissima.

Non ci resta che aspettare e sperare fino al 30 Settembre, nonostante dopo il lunghissimo e travagliato di questo gioco (nato con un nome diverso e facente parte di un diverso progetto) rimanga relativamente pochissimo tempo per sistemare quello che finora ci è sembrato non funzionare, o comunque smentirci con un prodotto finale che dimostri che, di cambiare così tanto la serie, magari non ce ne era bisogno ma ne valeva comunque la pena.