Politicamente scorretta?

Uno dei vanti più belli per coloro nati negli anni Novanta è poter dire “la mia è la generazione di Friends“. Era il 22 settembre del 1994 quando la sitcom americana debuttò in televisione, e da lì in poi accompagnò gli spettatori del globo per altri dieci lunghi anni. Un arco di tempo vasto che ha permesso ai fan di innamorarsi della stravaganza di Phoebe, dell’umorismo di Chandler, dell’ingenuità di Joey, della goffaggine di Ross, della competizione di Monica e della determinazione di Rachel. Ragazzi e giovani adulti sono cresciuti con le storie strampalate ma dannatamente umane di questi sei personaggi newyorkesi.

Eppure, ventiquattro anni dopo, la ricezione di Friends sembra essere cambiata. L’esempio lampante è il dibattito nato in Inghilterra intorno alla sitcom, approdata a gennaio 2018 nella libreria di Netlfix UK, mentre da noi in Italia è già presente dal 2016.
I giovani inglesi sembrano infatti non capire l’umorismo di Friends, ritenuto anacronistico per i tempi attuali, poiché caratterizzato da sessismo, omofobia e tutto ciò che può essere accostato al non politicamente corretto. Tweet e status sui social si sono diffusi contro gli amici, e in particolare contro Ross e Joey, poiché portatori di una mentalità retrograda e offensiva.

Non vogliamo certo aprire una lotta tra italiani VS inglesi, ma noi di Stay Nerd abbiamo accolto il dibattito sviluppatosi intorno a Friends, e abbiamo deciso di riportare brevemente i passaggi narrativi che, invece, dimostrano come la pietra miliare delle sitcom sia in realtà un prodotto avanguardistico, soprattutto se si pensa che uscì nel pieno degli anni Novanta.
Temi importanti come le coppie omogenitoriali, la gravidanza surrogata, l’obesità, vengono trattati e sviscerati con un umorismo d’impatto, che fa sorridere ma anche riflettere. Perdetevi tra le righe scritte da Erika per ripercorrere questo viaggio nostalgico tra la genialità di Friends.

Lorena

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I’ll be there for you

Friends è quella che viene spesso definita di comune accordo la madre di tutte le sitcom. In più di un’occasione si è sentito etichettare certe serie TV come “in stile Friends”. In quanti hanno addirittura definito How I met your mother il nuovo Friends?
Ma cos’è esattamente? La storia è tra le più semplici del mondo: sei giovani single che vivono a New York, tutti amici tra loro. La genialità della serie sta nell’affrontare ogni volta problematiche, più o meno strane ma comunque plausibili e che possono riscontrarsi nella vita di chiunque. Anche se forse in chiave meno paradossale, dato che si tratta pur sempre di TV.

I protagonisti spaziano tra i tipici stereotipi dei giovani americani tra i venticinque e i trent’anni: tra le donne abbiamo l’insicura perfezionista che vuole sistemarsi a tutti i costi (Monica), la vegana animalista cresciuta da sola e che vuol fare l’alternativa (Phoebe) e la ragazza di buona famiglia, superficiale e inconsapevole del mondo reale (Rachel); mentre tra gli uomini abbiamo l’aspirante attore sciupafemmine italoamericano (Joey), il nerd borioso sfortunato in amore (Ross), e poi c’è Chandler.

All’inizio della serie ovviamente siamo nei rampanti anni ’90 e Friends si presenta proprio come incarnazione di questo decennio strampalato, un po’ bigotto e un po’ avanguardistico, un po’ di classe e un po’ di cattivo gusto ed è proprio questo dualismo la questione che sta al cuore di questa discussione.

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La prima bomba che viene lanciata addosso al pubblico riguarda le coppie gay e la possibilità di crescere un figlio. L’ex moglie di Ross è infatti omosessuale dichiarata e decide di crescere il bambino avuto nel precedente matrimonio con la compagna Susan. Questa situazione glissa completamente la questione dell’adozione e rende legalmente lecito crescere un figlio all’interno di una coppia omosessuale, in quanto una delle due è la madre naturale del bambino. Un aspetto strano che emerge è però l’atteggiamento che ha Ross quando vede il figlio con una bambola e fa di tutto per convincerlo a cambiare gusti ludici, magari per una latente paura che il figlio possa avere tendenze femminili. Questo mostrerebbe una certa omofobia da parte di Ross, completamente ridicolizzata quando la sorella gli ricorda che da bambino lui si vestiva da donna, nonostante egli sia etero.

La sfera della sessualità è spesso al centro della narrazione, come per Chandler, che ha un padre transgender e la faccenda diviene la base di molte gag a suo discapito, ma è anche importante puntualizzare come alla fine egli accetti la cosa invitandolo al suo matrimonio e riallacciando i rapporti. Quanto ai baci tra persone dello stesso sesso i tabù si vanno a perdere man mano che si procede con le stagioni e con i tempi: si scherza un intero episodio sui baci tra uomini nella seconda stagione, mentre per quelli tra donne bisognerà aspettare la settima stagione, dove si parlerà di certe esperienze di Rachel al college, con tanto di scena visibile di un bacio tra ragazze. Altro argomento che precorre i tempi è il fatto che Phoebe faccia da madre surrogata per partorire i figli di suo fratello, base di infinite gag.

Generazione “Friends”: cosa ci rimane ?

Questi esempi dimostrano proprio come Friends, nel suo modo scherzoso sappia essere uno specchio dei tempi vissuti in quel periodo. Va comunque precisato che nella parte “anni Novanta”, nonostante i temi avanguardistici, esistono particolari tabù resi manifesti dall’atteggiamento dei protagonisti, e che cadranno quando la serie passerà il confine del millennio. Stessa cosa accade per alcuni stereotipi legati ad esempio al fatto che le donne aspirino solo al matrimonio, pensiero che decade con Rachel che effettivamente non è sposata alla fine della serie pur avendo una figlia: ironico il fatto che si fosse presentata nella prima puntata scappando dall’altare e da quel momento in poi preferirà sempre la carriera al matrimonio.

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Un altro elemento, per così dire “strano”, lo troviamo nella completa mancanza di personaggi di colore, e ciò cambierà leggermente sempre verso le ultime stagioni. Se vogliamo essere obiettivi non è mai facile essere politicamente corretti, ma forse anche questo ha a che fare col cambio del decennio, dove prima certi accorgimenti erano completamente ignorati per poi diventare quasi un obbligo, talvolta ottenendo l’effetto contrario. Cosa strana visto che i ’90 sono gli anni d’oro delle sitcom di soli afroamericani. Che sia discriminante il fatto che siano stati “ghettizzati” in serie a parte? Beato chi ci capisce qualcosa. Concludendo, ogni aspetto, anche negativo, di questo geniale show tende sempre ad ironizzare su preconcetti, tabù e luoghi comuni: il ridicolizzare l’obesità passata di Monica gioca sulla nostra società superficiale e basata sull’apparenza. Anche lo stereotipo di Joey come italo-americano piacione, che di italiano alla fine non ha granché, schernisce gli statunitensi e la loro tendenza ad attribuirsi provenienze solo per darsi un tono.

Questioni sociali a parte, Friends si dimostra un esempio di comicità sempreverde, ironica verso tutti e verso se stessa, emblema di ciò è proprio il personaggio di Chandler. A lui vogliamo particolarmente bene: un completo sfigato incapace di rimorchiare le donne e che non può fare a meno di prendere in giro i suoi amici, sarcastico e impostato ma anche incarnazione umana del disagio, e nonostante il suo amore incondizionato per le donne tutti pensano sia gay. Assolutamente uno dei migliori personaggi della televisione americana e ancora oggi inimitabile. Ora che abbiamo parlato bene di Chandler il mondo è di nuovo un posto migliore e possiamo ribadire come, dopo più di vent’anni, una serie TV possa essere ancora originale ed attualissima, rimanendo uno standard per tutti i prodotti creati in seguito e che verranno in futuro.

Erika

A cura di Erika Pezzato e Lorena Rao