Iniziamo da un aneddoto sconvolgente, Grant Morrison ha combattuto contro un altro fumettista ovvero Mark Millar. Prima che andiate a cercare la notizia scandalo sottolineo che ciò accade solo in un albo a fumetti dei Simpson e i due autori se ne danno di santa ragione perché litigano sugli X-Men. Perché è importante tutto ciò? Perché Grant Morrison è uno sceneggiatore atipico, fuori dall’ordinario e il suo genio va incasellato in una griglia critica sconnessa dalla normalità.

Grant Morrison

Al centro dei suoi fumetti c’è molto e a volte una sola lettura è insufficiente per comprendere la densità dello script dell’autore scozzese, perché Grant Morrison innesta nei suoi lavori tutti i suoi studi culturali che spesso si rivelano “anti-canonici” ovvero crea una contro-storia culturale che affonda le sue radici nell’esoterismo, nel simbolismo, nell’allegoria e nella metafisica della realtà. Ciò porta il lettore a incontrare, sarebbe meglio usare scontrare, molti topoi del mondo classico, medievale, della filosofia alchemica e di altri mondi narrativi crepuscolari, decadenti e gotici fino a ricordare Lovecraft, Poe, Kafka e molti altri autori. Ovviamente c’è anche molta critica sociale permeata da anticonformismo, ma è la prassi nel fumetto contemporaneo (ed è giusto così).

Grant Morrison è il fautore di una cosmogonia pop e uno dei membri della “british invasion” o new wave, il proliferare di opere fumettistiche (molto notevoli, aggiungo) dal Regno Unito, e ha lavorato per diversi editori come la DC, la Marvel, Image Comics e ogni volta riesce a firmare delle serie di successo grazie al suo bagaglio immaginifico e con stilemi anti-tradizionali e per questo motivo vi consigliamo cinque fumetti per inabissarvi nel caos onirico di questo autore straordinario, accompagnato del resto da illustratori sublimi.

Annihilator, Grant Morrison e il creazionismo catastrofico

Con uno straordinario Franz Irving a realizzare tavole di una bellezza alienante Grant Morrison in Annihilator (uscito in Italia per Saldapress) riscrive il destino del cosmo. Morrison inscena una storia di fantascienza decadente che danza con una teosofia creazionista e stregata ai margini di una prigione stellare che gravita intorno al buco nero “annichilatore” mentre lo sceneggiatore cinematografico Ray Spass in crisi di nervi, condannato a morte da un tumore e rovinato dall’abuso di alcool e droghe prova a scrivere un film campione d’incassi.

Grant Morrison

Il fumettista scozzese gioca con la letteratura classica e sul palcoscenico iconografico mette in mostra un retelling del Faust di Goethe ma in chiave horror-fantascientifica. Di che cosa parla in realtà Annihilator? Di un dandy cosmico, Max Nomax, rinchiuso in una prigione inespugnabile, di un vero artista della perversione e dell’eresia che non può fuggire dalle sue idiosincrasie mentre una divinità tecno-biologica gestisce le esistenze del suo popolo in rigidi schemi codificati e programmati. Un’asfissiante utopia. Ma anche una storia d’amore che si snoda in parallelismi, dal lato una creatura angelicata che è l’amante dell’ossessionato Max Nomax e dall’altro lato Ray che per dimenticare una storia rovinata si concede a flirtare con riti satanici, orge, psichedelia pura e follia cimiteriale. In questo mosaico grottesco ed esotico prende vita la follia, i due “anti-eroi” si incontrano proprio a casa di Ray Spass, ma Max Nomax è il protagonista del film sci-fi horror che Ray sta scrivendo e l’effetto WTF è super garantito.

Grant Morrison

I due personaggi, figure funambole sull’abisso del “metafumetto“, devono collaborare per ultimare il film che Spass sta scrivendo con lo scopo di salvare il mondo, l’amata di Max Nomax e scoprire la verità intorno all’esistenza stessa della Terra e per restituire la memoria al prigioniero cosmico che attraverso la metafisica del fumetto si è ricongiunto al suo “creatore”. Non è semplice sintetizzare la trama di questo capolavoro, ma una cosa la dico. Se non avete capito di cosa parlo, compratelo sulla fiducia, basta vedere le tavole celestiali di Franz Irving.

Nameless, esoterismo eretico

Namelees, anch’esso uscito per Saldapress, è un altro fumetto ermetico e criptico di Grant Morrison sempre in bilico tra fantascienza, horror e teologie corrotte da esecrande alchimie sconosciute. L’esoterismo è la chiave di volta del gioiello illustrato da Chris Burnham e Nathan Fairbairn, infatti è stato definito (rubo la citazione a Lorenzo Barberis) l’Anti-Incal in contrapposizione a L’Incal, uno dei capolavori fumettistici di Alejandro Jodorowsky e Moebius che era una grande allegoria esoterica in chiave fantascientifica.

Grant Morrison

Anche in questo volume i colori sono cangianti ed evocano scenari folli e onirici (anzi veri incubi meta-sinaptici) e ci accompagnano mentre seguiamo le vicende di un esperto di materia occulta che viene messo difronte ad eventi straordinari come l’arrivo dell’asteroide Xibalba (nome precolombiano per indicare il regno dei morti nella mitologia Maya) che sta per mettere in pericolo la razza umana. Tuttavia l’asteroide sembra essere un frammento di qualcosa di molto più grande e pericoloso, un pianeta perduto e teatro di scontri apocalittici tra divinità sconosciute.

Grant Morrison

Nameless è un fumetto coltissimo, tant’è che ha un’appendice di approfondimenti e di commento per guidare il lettore, nelle sue tavole riverbera non solo la cultura classica e da outsider di Grant Morrison ma anche un eco frammentato di rimandi pop e postmoderni che metterebbero in crisi accademici e lettori forti. Eppure Nameless non si può non consigliare, perché Grant Morrison va amato per il caos pazzesco che sa mettere in moto.

Il Batman di Grant Morrison

Batman Arkham Asylum è uno scrigno fatto di ombre e incubi stralunati che inseguono il lettore come fantasmi e paure oscure. Il successo di questo volume, oltre al lavoro di Morrison è l’eccezionale talento artistico di Dave McKean che riesce a dipanare uno scenario gotico, surreale, arcano, cimiteriale e crepuscolare con una dose di struggente violenza tipica dei folli rinchiusi nel manicomio di Arkham. Il punto forte infatti è il ribaltamento dell’iconografia del “cavaliere oscuro” che in questo fumetto viene dipinto come uno spettro, un frammento d’oscurità, una pennellata della mezzanotte.

Grant Morrison

Spaginare questo fumetto significa maneggiare la nebbia, il sogno, i mondi eterei dell’immaginazione e ci domandiamo chi sta governando l’Arkham Asylum, Joker probabilmente? O forse un fantasma che viene da un passato sanguinario e allucinatorio? Non lo sappiamo. Il volume alterna piani narrativi e piani mentali, il manicomio in subbuglio deve essere messo a tacere da Batman, il passato ci restituisce la storia del fondatore di questo luogo fumoso e avvolto dalla caligine, e infine inizia un calvario meta-psicologico negli universi cerebrali e individuali di coloro che brancolano tra i corridoi di Arkham. Con un labirinto psicopatico e lirico Grant Morrison ci lascio in questo dedalo infestato da incubi, dove tutti sono vittime e Minotauri.

Invisibles

Serie sotto l’etichetta DC sorretta da un comparto artistico formato da numerosi illustratori Invisibles è uno dei totem fumettistici della controcultura pop e del postmodernismo in cui aleggiano molte reminiscenze mitologiche, folkloriche, esoteriche (ormai abbiamo capito le passioni di Grant Morrison) lovecraftiane e molto altro.

Gli Invisibili, società segreta e non regolare di partigiani umani, lottano da tempi immemorabili contro gli alieni Arconti che governano il nostro pianeta tramite l’uso e l’abuso della potenza mediatica e della politica. I membri dell’organizzazione segreta usano qualsiasi mezzo per sovvertire l’ordine delle cose tra cui: viaggi nel tempo, stregonerie, consultazione di libri divinatori, e ovviamente la violenza fisica.

Grant Morrison

Gli Invisibles sono un gruppo eterogeneo di personaggi lontani dagli standard di altre congregazioni supereroistiche (specialmente negli anni 90) grazie a membri queer e non canonicamente occidentali. Dallo sciamano trans Fannya, a Jack Frost che ci fa credere di essere l’avatar di Buddha al capo anarchico del gruppo King Mob. Uniti combattono per riportare all’umanità intera il libero arbitrio. Una delle tante particolarità che rende questo titolo a dir poco affascinante sono gli elementi mitologici, per esempio anche il calendario Maya e la conseguente fine nel mondo del 2012 appaiono. Invisibles è un grande esempio di allegoria fumettistica e critica sociale che non rinuncia mai agli elementi magici e arcani e alle teorie complottiste tipiche dell’inizio del XXI° secolo. Con questo racconto mitico-cospirazionista, patinato da influenze letterarie come quelle di Philip Dick o allo Sword and Sorcery di Moorcoock Grant Morrison conquista definitivamente la fama.

Grant Morrison e la Doom Patrol

Tornata in auge grazie anche alla serie TV Doom Patrol è un altro gioiello nel curriculum di sceneggiatore di Grant Morrison che prende l’eredità del franchising creato nel 1963 dagli autori Arnold Drake e Bob Haney con ai disegni Bruno Premiani. Nella Doom Patrol orbitano solo degli sbandati, un gruppo di outsiders, ed emarginati che hanno subito grandissimi traumi psichici e fisici e ora sopravvivono con deliri post-traumatici e le loro nuove capacità soprannaturali.

Grant Morrison

Rispetto ad altri archi narrativi quello sceneggiato da Morrison è uno dei più stravaganti e bizzarri di tutta la Doom Patrol, infatti Grant Morrison fa tornare popolare i personaggi capitanati da Il Capo grazie all’inserimento di villain strambi e fuori di testa. Per esempio la Confraternita del Dada e il surrealismo scorre potente ovunque per far impazzire il lettore.

Grant Morrison

Il fattore “freaks” allo sbaraglio è sicuramente il punto di forza della serie a fumetti, figure anticonvenzionali da contrapporre ai paladini perfetti di altri universi DC o Marvel in cui tutti sembrano essere destinati a salvare il mondo. La “Pattuglia del Fato” è la banda di eroi più imprevedibili di tutti i tempi e cercano di non scoppiare tra loro grazie alle loro esistenze grottesche e i super poteri fuori dall’ordinario anche per i fumetti. Dal paraplegico prof. Cudler (coff coff Charles Xavier) fa da mentore a una squadra di disadattati super-dotati, da Robotman un cervello umano dentro un robot, a Elastigirl che deve convivere col suo dono e la maledizione che la rende orribile, c’è anche la “scimmiesca” Dorothy una ragazzina che può far comparire nel nostro piano materiale qualsiasi cosa le passi dalla testa, ma la star della serie sembra essere (Crazy) Jane vittima di un disturbo della personalità che la porta ad avere mille identità, ognuna dotata di capacità straordinarie differenti.

In definitiva leggere la Doom Patrol di Grant Morrison significa attraversare lo specchio di Alice del Paese delle Meraviglie e vivere oltre i confini della fantasia: nell’assurdo.