Il ritorno di Michael Carpenter Myers

Era il 1963 quando nella cittadina di Haddonfield il piccolo Michael Myers, all’età di soli 6 anni, uccise con tre coltellate allo sterno ed una al basamento del cranio sua sorella maggiore.
Il 31 Ottobre del 1978, Michael, dopo essere fuggito da un centro di detenzione per malati psichiatrici, sfogò il suo folle istinto omicida uccidendo quattro persone.
Una di queste riuscì a fuggire al massacro permettendo la cattura del mostro: il suo nome era Laurie Strode.
Dopo 40 anni, Michael è tornato per finire ciò che aveva iniziato.

John Carpenter torna nelle sale (nelle veci di compositore musicale, co-sceneggiatore e produttore), cestinando tutti i sequel diretti da Rob Zombie & Co., per portarci la definitiva conclusione della saga che ha terrorizzato il mondo e segnato per sempre il cinema dell’orrore: Halloween (dal 25 Ottobre al cinema).

 

Halloween è il sequel ufficiale (e finalmente degno) della primissima pellicola della saga, una creatura decisamente funzionante, capace di sorprendere, terrorizzare, intrattenere ed affascinare il pubblico in sala grazie ad una buonissima sceneggiatura, un ritmo incalzante ed un colore ben definito.

L’opera, diretta da David Gordon Green (autore dell’ottimo Stronger – Io sono più forte) e sceneggiata dallo stesso Green e da Danny McBride, ha la peculiarità di iniziare subito con il piede poggiato sull’acceleratore.
Non c’è tempo per potersi adattare all’ambiente, siamo immediatamente catapultati in un mondo inquietante e deviato, dove il terrore si nasconde dietro l’angolo, mentre ti osserva nel buio.

 

La proiezione, di 104 minuti, mantiene un ottimo ritmo, incalzante, con picchi di adrenalina e momenti di apparente quiete conditi da una tensione costante e famelica.
Non dobbiamo aspettare molto per vedere la brutalità di Michael tornare a colpire, bastano poche sequenze, ma non vi aspettate solamente omicidi e “battute di caccia”, perché la forza impressionante di questo film risiede nell’estetica.

Myers è ovunque, è in tutto, e dietro questa scelta c’è la mano invisibile di Carpenter il quale ha supervisionato tutto il lavoro di produzione proprio per poter essere sicuro che il colore ed il mood rimanessero gli stessi di 40 anni fa. Ovviamente c’è l’innovazione, l’opera è più contemporanea e le scelte stilistiche mantengono il passo, ma non snaturano mai l’originale creatura del leggendario cineasta.

La scelta di voler mettere da parte (se non cestinare del tutto) i lavori realizzati dopo il ’78 è coraggiosa, ma efficace, la resa è potente e genuinamente nostalgica, soprattutto grazie alle tante e meravigliose citazioni all’originale (vi consiglio di vedere, prima di entrare in sala, la prima pellicola della saga per poter cogliere tutti gli easter egg).
Sin dai titoli di apertura lo spettatore più appassionato saprà subito a cosa andrà incontro, conscio di trovarsi davanti ad un qualcosa di nuovo, ma dall’estremo e piacevole gusto vintage.

Nel cast, tralasciando le varie figure di contorno, spesso adoperate – come è solito nelle pellicole del genere – come carne da macello per il killer del giorno, su tutti spicca ovviamente la leggendaria Jamie Lee Curtis, tornata a vestire i panni dell’unica sopravvissuta al terribile massacro di Halloween.
Il personaggio della Curtis (Laurie) in questi anni ha vissuto una totale e maniacale evoluzione, divenendo a sua volta una cacciatrice in costante battuta, terrorizzata dai possibili pericoli celati della vita, auto sottrattasi alla “normalità”, segregandosi in un suo ripetitivo mondo fatto di armi, allarmi e fobie.
Un pendolo che costantemente oscilla tra forza e paura, con brevi attimi di quiete concessi unicamente dalla presenza di sua nipote Allyson (Andi Matichak).
Laurie è la luce costantemente braccata dalle tenebre, l’altra faccia della medaglia del mondo, un essere che vive per cacciare ed essere cacciata, una preda che ha come unico desiderio ritrovarsi faccia a faccia con la bestia e porre fine a tutto.
Una figura esageratamente forte e fragile, disturbante ed affascinante, figlia di una destrutturazione geniale della giovane ed ingenua babysitter di 40 anni fa.


Ovviamente il tutto non verte unicamente (seppur sia l’aspetto più affascinante) sul dualismo Laurie-Michael, visto che l’evoluzione degli eventi ci porta a scoprire dettagli e risoluzioni interessanti, figlie di uno script semplice, ma di ottima fattura. Certo, ci sono delle incongruenze e delle sbavature, spesso visibili ad un occhio esageratamente critico, ma sono presenti.
Su tutte, quella che potrebbe farvi storcere maggiormente il naso è l’aver lasciato una forza fuori dal comune a Myers, non paragonabile a quella dell’essere demoniaco delle pellicole di Zombie, ma comunque leggermente spropositata, sebbene è anche vero che senza di essa non sarebbe stato possibile caratterizzare ed idolatrare nel giusto modo la figura dell’assassino della notte delle streghe.
Da rivedere anche alcuni omicidi, altamente prevedibili e presenti unicamente ai fini del massacro e del goliardico “toto morte” di ogni horror, che fanno scena e contribuiscono al mood (non alla narrazione), ma contenere la furia di Michael non avrebbe rovinato nulla.

Tornando alla caratterizzazione del personaggio e della pellicola questa, come avevamo già anticipato, è permessa anche dal “colore”, donato sia dalla tipica e viva ambientazione della festività, dove scheletri e streghe spadroneggiano, sia da una fotografia potente (ad opera di Michael Simmonds) e profonda, capace di valorizzare le tinte sgargianti della festa, in contrasto con un nero claustrofobico ed un’illuminazione fredda e “spenta”, ma soprattutto, per merito di una incredibile colonna sonora.
La caccia di Halloween infatti viene costantemente scandita da un sottofondo musicale ansiogeno, iconico, tetro ed avvolgente. Le musiche, affidate nuovamente a Carpenter (assieme al figlio e compositore Cody), vivono un totale restyling senza essere snaturate, ma semplicemente valorizzate ulteriormente, rendendole nuovamente iconiche per l’attuale generazione e rievocative per quella passata.

halloween

Verdetto

Halloween torna al cinema con un sequel meritevole di tale nome, capace di omaggiare nel giusto modo l’originale creatura di Carpenter e di proseguire (e chiudere?) la saga degnamente.
La creatura diretta da David Gordon Green trasuda il vero horror, grazie ad un colore ed un abito elegante e alla moda.
Con un grande ritmo, un’evoluzione piacevole (figlia di un gustoso script), e numerose citazioni al grande classico, riesce a catturare l’attenzione sia dello spettatore più accanito che del neofita di turno.
Presenta alcune sbavature concettuali, è vero, ma la forma e la sostanza restano le stesse, e questa è l’unica cosa che conta.
Eccezionale l’iconica Jamie Lee Curtis nei panni di Laurie, che riesce a portare sul grande schermo l’evoluzione perfetta di un grandissimo personaggio del cinema, protagonista di una grande saga e di un grande sequel.

PS: non vi alzate dalle poltrone, perché un “dolcetto o scherzetto” vi attenderà post credits.
Buon Halloween.

StayNerd Consiglia:

Se siete andati al cinema a vedere Halloween e non avete ancora saziato la vostra fame di horror, non potrete fare a meno di possedere questa meravigliosa versione 4K da collezione, dell’iconica opera originale di Carpenter, o il cofanetto Blu-Ray contenente tutte le pellicole della celebre saga di Freddie Kruger.
Per chiudere il cerchio, ma senza rientrare nel “paranormale”, vi auguriamo una buona maratona horror con il cofanetto di tutti gli Scream.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.