Halo è tornato?

È tutto molto strano, tutto molto silenzioso, solitamente all’uscita di un nuovo capitolo della serie Halo il gran parlare e l’enorme hype che va generandosi dentro e fuori la rete mette in ombra tutto ciò che arriva sia a ridosso che dopo l’uscita, solitamente gli altri publisher si guardano bene dal pubblicare titoli di richiamo vicino a un Halo, ma questa volta qualcosa è cambiato. Sembra quasi che l’industria stessa non tema più la creatura di Microsoft, quasi a non voler credere nel lavoro di rinascita del brand messo in moto da 343 fin dal primo capitolo inedito pubblicato su Xbox 360, quell’Halo 4 che ha diviso i giocatori (riuscendo comunque nell’ardua impresa di non deludere le aspettative altissime di critica e pubblico) con una buona fetta di loro rassegnata e convinta che il marchio ormai aveva trovato una fine spirituale con l’abbandono di Bungie. Sotto certi aspetti è anche così, com’è giusto che sia a dire il vero, l’esperienza Halo confezionata da Bungie trasudava il proprio stile da ogni pixel, pur non mutando profondamente in termini di gameplay con i vari capitoli usciti ma seguendo la filosofia del bigger & better, la meraviglia che si palesava davanti ai nostri occhi disintegrava tutto il resto. L’epicità sempre presente poi chiudeva il cerchio grazie a una delle colonne sonore più incisive nella storia del gaming, partorita in due soli giorni dalla geniale mente di Martin O’Donnell, facendoci innamorare perdutamente di ogni singolo capitolo.

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Una questione di stile…

È stata dura accettare il cambio di guardia, ma 343 con grande coraggio ha cercato e sta cercando di imprimere allo Halo universe il proprio stile seguendo fondamentalmente la stessa filosofia. Visivamente parlando ha lasciato il segno con un utilizzo completamente differente della tecnologia messa in piedi da Bungie, pur cercando di mantenere lo stesso feeling, il tentativo di offrire un universo più reale e tangibile li ha portati a svolgere un enorme lavoro sotto il punto di vista artistico iniziato da Halo 4, con un uso delle luci in ogni frame studiato per generare stupore e un uso dei contrasti ben più marcati e netti, donando nel complesso un atmosfera più ricercata, grazie sopratutto a una maniacale cura del dettaglio e riuscendo quindi a spingere oltre uno dei titoli che da sempre fa della grafica il suo cavallo di battaglia. Lo dimostra la volontà di offrire un’esperienza in Full HD a 60 fps per la campagna single player nel nuovo Guardians, caratteristica inedita per la serie. Diciamolo subito: l’aspetto visivo della produzione è superiore ai maggiori FPS usciti di recente che viaggiano, almeno per quanto riguarda il mercato console in sub HD e a 30 frame. La cosa non deve essere presa sotto gamba, verissimo che la grafica conta poco per alcune tipologie di giochi ma non quando si parla di Halo, l’aspetto tecnico del titolo è una componente importante per un corretto confezionamento dell’esperienza e in questo caso posso dire di trovarci di fronte alla produzione Xbox One graficamente migliore in circolazione. Un notevole risultato considerando le prestazioni della GPU montata dall’ammiraglia Microsoft, a dimostrazione che un team capace può riuscire a fare prodigi anche con hardware per molti versi considerati “vecchiotti”. Già con la Master Chief collection il passaggio ai 60 fps faceva una gran differenza in termini di mero gameplay il che non può far altro che accrescere il valore di questa nuova produzione.

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Master Chief vs Spartan Locke

Non è consuetudine analizzare un gioco in fase di recensione partendo dalla componente visiva, (che approfondirò nel dettaglio più avanti) ma non è consuetudine avere un Halo da recensire, un brand che ha segnato una generazione di gamer e sdoganato un genere su console aprendo le porte a tutto ciò che quotidianamente facciamo girare in prima persona con le armi spianate sui nostri televisori, un titolo che sfoggia uno dei protagonisti più iconici dell’intero universo videoludico: il capo, lui, l’unico e il solo Master Chief. Peccato però che in questa nuova avventura la sua presenza sia quasi scenografica, la nota dolente di questo Halo 5 è da ricercare nell’impossibilità di controllare lo Spartan per eccellenza durante il corso dell’intera avventura, lo si potrà fare in una manciata di missioni ma diciamocelo: questo è il grande difetto del gioco seppur motivato da una profonda scelta stilistica; in realtà tutto ruota intorno a Master Chief e Cortana e nonostante le loro apparizioni non saranno numerose come tutti speravamo la loro sola presenza riesce a motivare il giocatore nel proseguire, creando un alchimia che non si respirava dai tempi di Halo 2, non a caso è stato proprio questo il capitolo che per primo ha fatto vestire non solo i panni del capo ma anche quelli del Covenant rinnegato, l’Arbiter, inizialmente la cosa venne accolta in maniera molto fredda dalla community ma poi l’Arbiter è diventato parte integrante dell’universo Halo (e anche in questo Guardians avrà un ruolo interessante in termini narrativi), la sua presenza tuttavia non era tanto invadente quanto quella del nuovo protagonista: lo Spartan Jameson Locke (che in teoria già dovremmo conoscere grazie alla serie Nightfall prodotta da Ridley Scott e pubblicata pochi mesi fa su Halo Channel). personaggio “condannato” a raccogliere un testimone pesantissimo. Sottolineo subito che non riesce a reggere il confronto con il capo, il tentativo di  renderlo visivamente diverso dagli Spartan convenzionali in virtù di un design più accattivante (strizzando l’occhio a Dead Space 3) non aggiunge mordente ma potrebbe attirare quella schiera di nuovi giocatori che non ha mai vestito i panni del Chief fino ad ora e quindi non riesce a empatizzare con un personaggio tanto iconico quanto misterioso. Locke è ben caratterizzato, di sani principi e totalmente devoto alla causa, un personaggio poco carismatico a dire il vero forse proprio per la sua cieca accondiscendenza e il suo non guardare oltre il proprio naso, il classico soldato che non distingue il grigio tra il bianco e il nero.

Come si confeziona l’Halo del futuro

In ogni caso a livello narrativo ci troviamo di fronte a una produzione che non lascia nulla al caso, forse il capitolo più cinematografico di sempre con cut-scene realizzate magistralmente e una recitazione degli attori virtuali da oscar, il tutto generato in real time lascia davvero a bocca aperta, uno degli elementi che Bungie ha sempre curato e che in parte ha contribuito al successo della serie torna imponente e spettacolare.

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La regia è fuori parametro mandando in brodo di giuggiole gli amanti delle scene d’intermezzo. Il ritmo alternato tra cut-scene e gameplay è scandito perfettamente (come da tradizione) e parlando di gameplay l’operazione di snellimento e ammodernamento messa in atto da 343 fin dal quarto capitolo in Halo 5: Guardians si presenta ancora più evidente; in realtà poco è cambiato ma quelle aggiunte inserite in maniera così naturale e logica donano ancor più profondità a un gameplay che ha pochi rivali rendendo gli scontri dannatamente più dinamici. La possibilità offerta dal salto doppio in prossimità di una sporgenza permette un level design più variegato e tendente verso l’alto, infatti, sempre dall’alto è possibile ora eseguire una spazzata controllata per mettere fuori gioco gruppi di nemici, permettendoci di liberare il campo dai prometeici e covenant che affolleranno le macro arene di gioco, la schivata dovuta ai nuovi propulsori va ad aggiungersi alla possibilità di rimanere sospesi a mezz’aria il tempo necessario per prendere la mira e cecchinare i nemici sotto di noi. Il tutto funziona perfettamente grazie a delle locations che meritano una menzione speciale: coerenti ma aperte a nuove soluzioni pratiche e visivamente meravigliose, non esagero se dico che sotto questo aspetto Halo 5: Guardians si dimostra uno dei capitoli più ispirati di sempre. Come dicevo in apertura il coraggio ai 343 non è mancato e aggiungere nuovi ingranaggi a un meccanismo praticamente perfetto ne è la dimostrazione, un minimo errore avrebbe potuto compromettere l’intero equilibrio del titolo e mandare a puttane l’unico elemento che ancora riesce a tenere tutti d’accordo, fortunatamente chi ha preso in mano il timone della serie ama profondamente questo universo, Frank O’ Connor da ex Bungie conosce bene la propria creatura e la volontà di evolverla senza snaturarla per farle mantenere lo scettro di miglior gunplay in ambito FPS è palese, inutile dire che ha centrato nuovamente il bersaglio, giocare Halo 5 è una goduria ragazzi.

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La naturale evoluzione della specie

Ho nominato più volte la varietà, i 343 sembrano amare particolarmente aggiungere nuovi elementi in diversi aspetti del gioco, ce lo hanno dimostrato con Halo 4 introducendo con sapienza i prometeici, anche nel Guardians troveremo nuove facce e sopratutto nuove armi. Se le novità non sono radicali quanto può esserlo l’introduzione di una nuova razza, entusiasma lo stesso vedere un campo di battaglia tanto poliedrico, nuovi prometeici vanno ad aggiungersi a quelli già noti e il nuovo arsenale che ne consegue ci permette di affrontare gli scontri nei modi più congeniali ed efficaci, sotto questo aspetto non esiste un altra produzione con una varietà tanto straordinaria di armi, ognuna con le sue peculiarità offensive e quindi nuove dinamiche di approccio alla battaglia. Il bilanciamento sotto questo aspetto tende a favorire un po’ troppo il giocatore smaliziato a dire il vero, abbassando leggermente la curva di difficoltà generale del titolo, poco male si potrebbe pensare e invece vista l’introduzione della co-op a quattro giocatori la cosa potrebbe diventare seccante a livelli di difficoltà normali, per questo consiglio di giocarlo subito a difficoltà elevata, anche se si gioca da soli la campagna è strutturata per essere affrontata da quattro Spartan contemporaneamente che in assenza di giocatori umani verranno controllati da un IA purtroppo molto debole. L’elemento co-op tuttavia permette al giocatore un respawn più immediato se sfruttato a dovere dai propri compagni di squadra, è in questi frangenti che la loro totale efficienza mette in luce diversi deficit, capita, infatti, di vederli arrivare a testa bassa e in contro a morte certa per tentare di rianimarci nonostante le circostanze non lo permettano, è vero che siamo soggetti a un tempo limite oltre il quale il nostro Spartan muore definitivamente, ma la loro limitata arguzia in casi di questo tipo si fa sentire tutta condannando comunque la squadra al fallimento. Essendo quindi concepito per essere affrontato da più giocatori la presenza di un Guardiano prometeico ben più grosso e coriaceo, una sorta di boss di fine livello, che si ripresenterà più volte durante il corso della campagna è giustificata da questa nuova feature, fa tanto old school e personalmente non mi è dispiaciuta ma potrebbe risultare ridondante specialmente in ottica narrativa.

Una scommessa vinta in parte

La trama infatti, pur non essendo banale e poco profonda, ne risente risultando quasi scontata dopo la prima metà del gioco, con questo non voglio penalizzare troppo il risultato finale in un certo qual modo ben più articolato e di spessore rispetto a tutto quello che il mercato oggi ci offre, ma la storia è chiaramente rivolta ai fan con rimandi e citazioni che i novizi difficilmente riusciranno a comprendere, paradossalmente questa scelta si contrappone a quella di relegare Master Chief a semplice comprimario mettendo in luce una certa confusione in 343, secondo me se avessero creato una campagna ad Hoc giocabile per intero dal capo con la quantità di roba aggiunta e l’evoluzione del gameplay messa in atto, oggi avrei parlato di miglior capitolo della serie e invece assistiamo a un tentativo di trasportare il brand nella nuova generazione con risultati impeccabili sotto alcuni aspetti ma deludenti per altri.

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Con questo non voglio dire che Halo 5: Guardians mi abbia deluso, ma il sapore di grande occasione mancata (in ambito di campagna single player) mi resta in bocca con un certo retrogusto amaro. Nel gioco c’è tutto: il  miglior gameplay di sempre, una grafica slogamascella, un comparto audio pazzesco, un net code stabile (ben più di quanto visto nell’Anniversary) ma manca quel carisma che solo vestire i panni di Master Chief può offrire.

Il multiplayer del futuro

Parlando di net code e quindi di multiplayer, forse ci troviamo tra le mani un titolo che può causare assuefazione, definirlo una droga è forte ma fidatevi se vi dico che ci va molto vicino e proietta il titolo nell’olimpo dei migliori titoli multy disponibili sul mercato odierno, è evidente di quanto gli sforzi maggiori siano stati rivolti al comparto multigiocatore, purtroppo questo è il trend intrapreso dai maggiori producer di FPS, se si pensa che il prossimo Battlefront non includerà una campagna single player in favore di un esperienza totalmente rivolta al multi è ovvio che qualcosa è cambiato (in peggio). Le nuove generazioni di videogiocatori sembrano quasi essere incapaci d’ intraprendere un’avventura in solitaria, incapaci di provare quell’empatia che ha trainato l’industria in quasi tutte le case del mondo facendola diventare quello che è diventata oggi. Anyway, tornando al Guardians, l’esperienza online tirata su dai 343 strizza l’occhio al passato ma guarda senz’altro verso il futuro, con la modalità Arena infatti ci ritroveremo a rivivere il classico multiplayer marchio di fabbrica della serie che ci vedrà impegnati in 15 arene senza veicoli e con la possibilità di partecipare a eventi organizzati da 343 in 4 vs 4 oppure personalizzare le infinite possibilità offerte creando dei match privati dove l’unico elemento di gioco è il giocatore stesso.

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La vera novità è rappresentata dalla modalità Warzone che va a sostituire i vecchi big team battle in favore di una modalità 12 vs 12 che aggiunge un mix bilanciato di azione PVE e PVP: il fulcro di questa modalità è conquistare obiettivi avversari suddivisi in tre zone distinte, una volta controllate tutte il nucleo della base nemica sarà esposto, distrutto il nucleo la partita terminerà, detta così sembra una passeggiata ma sarà molto dura riuscire a conquistare tutti gli obiettivi, in realtà la cosa accadrà di rado, infatti, l’altra peculiarità è la presenza di punti partita che andranno ad accumularsi a ogni giocatore sconfitto, raggiunti i 1000 la partita terminerà senza necessariamente aver distrutto il nucleo, per incrementare il punteggio e salire velocemente sarà necessario affrontare dei boss controllati dall’intelligenza artificiale, per abbatterli sarà fondamentale un approccio di gruppo, la squadra che li sconfiggerà acquisirà un buon quantitativo di punti aumentando il gap considerevolmente. Il perfetto bilanciamento tra PVE e PVP trasforma la Warzone in uno stupefacente virtuale e di conseguenza spinge Halo 5 su nuove vette di divertimento collettivo. Sotto questo aspetto 343 ha colto alla sprovvista tutti, sottovalutare il loro Halo e non credere nelle loro potenzialità è stato un grande errore per gli altri publisher semplicemente perchè è evidente quanto il Guardians sia avanti a tutto il resto in ambito multi, anche i futuri blockbusters in arrivo già sanno di vecchio e questo solo perché il Re è tornato.

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Tutta l’azione che si svolga nell’Arena o nella Warzone disporrà di server dedicati, il net code risulta molto stabile garantendo un’esperienza online profonda e immersiva. A completare il pacchetto ci pensa il Requisition System, un sistema di ricompense attraverso Req Point accumulabili durante le partite in Arena e Warzone, grazie ai quali si potranno acquistare dei Req Pack con all’interno una serie di carte che potremo convertire in veicoli, armi e potenziamenti per il nostro spartan, bonus o quant’altro, insomma una vagonata di buoni motivi per continuare a giocare ed evolvere le proprie caratteristiche.

Raccogliete la mascella

Anche il gioco online sfoggia i 60 fps e tornare a spendere due parole sull’aspetto tecnico mi sembra un obbligo morale considerato il risultato raggiunto; quello che stupisce è la grande quantità di elementi in movimento sullo schermo dislocati in locations davvero enormi, ben più ampie di quelle a cui la serie ci ha abituati, una serie di effetti in post processing aumentano sensibilmente il realismo delle scene e l’ottima illuminazione dinamica regala una fotografia sempre perfetta e mai sopra le righe, ogni screenshot sembra un artwork, la mole poligonale considerati i 60 fps è di tutto rispetto e l’inserimento di una risoluzione dinamica che abbassa il rendering sotto i 1080p quando ce n’è bisogno garantisce sempre un’esperienza fluida, la differenza è impercettibile ma un occhio attento la noterà sopratutto negli elementi di sfondo a causa di un aliasing più marcato. Al di là di questo è impressionante per girare su Xbox One, se si osservano le animazioni facciali dei vari Spartan si noterà una cura nelle sessioni di motion capture al pari di quelle di un film in CG, osservarli recitare su schermo toglie il fiato, sopratutto quando si realizza che il tutto gira in real time. Mai vista una roba simile su console, ripeto davvero impressionante, unico appunto è da ricercare nel refresh rate dei nemici alla media distanza, inspiegabilemente li vedremo muoversi alla metà del frame rate facendoli risultare scattosi, ci vuole poco per abituare l’occhio all’effetto che ne esce fuori, nulla che possa rovinare l’esperienza o minare un impianto visivo mastodontico comunque (“rovinato” solo da sporadiche e comprensibili texture sotto tono).

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Il Re è tornato, viva il Re!

Un altro aspetto di cui vale la pena parlare è la qualità sonora, tutte le armi sono state sottoposte a un processo di ricampionamento audio che le fa suonare come dovrebbero, la colonna sonora scritta dal compositore Wataru resta fedele al lavoro di O’Donnell aggiungendo un sound elettronico che rispecchia la natura digitale degli artificiali, il doppiaggio in Italiano è ottimo e mette il punto a una produzione curata in ogni minimo aspetto. Si è vero, non è l’Halo che forse tutti si aspettavano ma riesce a incarnare perfettamente l’Halo del futuro, la strada intrapresa dai 343 è ardua e irta di ostacoli ma apportare cambiamenti importanti a un impianto di gioco si perfetto ma non più al passo coi tempi era l’unica cosa intelligente da fare per traghettare Halo nella next gen. I 343 meritano tutto il nostro rispetto per non aver campato sulle spalle di un brand che ha fatto la storia, stanno cercando, invece, di continuare a scriverla e Halo 5: Guardians segna la strada da seguire per proiettare non solo un brand ma l’intero genere nel futuro. Finalmente possiamo tornare a dire “Halo è Halo”