Animali antropomorfi esplorano un mondo post apocalittico

Mutant Year Zero: Road to Eden è un gioco che ha subito attratto la mia attenzione: dovete sapere che ci sono alcune cose che mi fanno interessare all’istante a un prodotto, e una di queste sono gli animali antropomorfi (poi ci sono i robottoni che mi fanno direttamente acquistare qualsiasi cosa, ma è un’altra storia). Quando ho visto Mutant Year Zero: Road to Eden mi sono quindi subito lanciato a esplorare il web in cerca di informazioni, e ho scoperto che è tratto da un gioco di ruolo che non conoscevo – Mutant – e che si tratta di un tattico a turni. Se aggiungete all’equazione che adoro i tattici, potete immaginare quanto la mia curiosità sia cresciuta ulteriormente. Continuando a cercare ho poi scoperto che Mutant Year Zero, contrariamente alla maggior parte degli esponenti del genere, non avrebbe previsto “solo” una serie di battaglie, ma anche sezioni esplorative spolverate di stealth, andando così a variare una formula a volte un po’ troppo rigida che può venire a noia. Ora, prendete tutti questi elementi e immaginate la mia reazione quando mi è stata data la possibilità di provare una demo un mese prima dell’uscita. 

La demo provata ci mette subito al centro dell’azione, dandoci il controllo di Dux e Bormin, rispettivamente un’anatra e un maiale, entrambi antropomorfi. Il nostro obbiettivo è esplorare la zona in cui ci troviamo e tornare all’Arca, ultimo baluardo dei sopravvissuti a una catastrofe ambientale che ha ridotto l’umanità al lumicino e ha generato i mutanti. A breve scopriremo dell’esistenza dell’Eden del titolo, landa immaginaria (o no?) dove tutto è ancora come prima della tragedia, e con l’obbiettivo di ritrovare uno stalker, le unità dell’Arca che si occupano di esplorare le zone disabitate in cerca di materiali utili alla sopravvivenza, inizieremo il nostro viaggio. 

La narrazione mi è fin da principio sembrata estremamente efficace, nonostante il poco che ho potuto vedere, per diversi motivi. Il primo di questi è la caratterizzazione dei personaggi, che fin da subito appaiono ben costruiti, interagendo anche in modo credibile tra loro. L’esplorazione delle aree non è mai noiosa, e non solo per la possibilità di rinvenire materiali ed equipaggiamenti dal momento che il nostro party chiacchiera continuamente durante queste fasi, riempiendo i vuoti e aggiungendo interessanti elementi al mosaico narrativo. Anche i filmati di intermezzo mi son sembrati più che all’altezza, grazie ai disegni bellissimi e all’ottima interpretazione della voce narrate. Come sempre in queste prove, è troppo poco il materiale per dirsi sicuri di quello che sarà il risultato finale, ma sicuramente le impressioni sono più che positive. 

L’intuizione principale di Mutant Year Zero: Road to Eden è proprio quella di riempire gli spazi tra i vari combattimenti non solo con menu e filmati, ma soprattutto con l’esplorazione che già molte volte ho citato, integrandola anche nei combattimenti. I nemici si muovono infatti sullo schermo in tempo reale, e a meno che non riescano a scoprirci, continueranno a parlare, muoversi e interagire tra loro fino a che non decideremo di avviare lo scontro. Da parte sua il giocatore può cercare di “infiltrarsi” senza farsi vedere, cercando di far raggiungere posizioni vantaggiose ai membri del proprio team prima di iniziare a combattere. Quello che può sembrare un dettaglio di poco conto è in realtà un’introduzione in grado di cambiare totalmente le carte in tavola, dando una profondità strategica ancora maggiore. Anche quando tutto diventa “a turni”, se la battaglia è stata avviata senza essere stati scoperti sarà possibile continuare a muoversi, anche se non più liberamente, senza che il nemico sia consapevole della nostra presenza. D’altra parte può capitare anche la situazione opposta, ovvero che non ci si riesca ad accorgere di un gruppo di avversari e che quindi ci si trovi completamente scoperti, in mezzo al campo di battaglia, bersagliati dagli attacchi nemici, e non è piacevole, anche perché la difficoltà del gioco è tutto fuorché permissiva.

Un altro aspetto che mi ha colpito molto del gioco è l’aspetto grafico, che mai mi sarei aspettato così rifinito. Il gioco è bellissimo da vedere e pieno di dettagli, artisticamente curato e dalla grande atmosfera, nonostante la varietà non sia il punto forte di questa piccola parte di gioco che ho potuto provare. L’Unreal Engine è sfruttato benissimo, il sistema di illuminazione è ottimo e texture e modelli di pregevolissima fattura. Visivamente il gioco mi è apparso ben al di sopra delle aspettative che avrei normalmente per un tattico, soprattutto se indipendente.

Come avrete visto, ho deciso di non perdermi nel raccontarvi di come funziona la crescita dei personaggi o il combattimento, per un motivo molto semplice: il gioco è veramente prossimo, si parla del 4 dicembre, e lo scopo dell’articolo voleva essere quello di spiegarvi quali sono le caratteristiche principali per il quale dovreste tenere d’occhio Mutant Year Zero: Road to Eden, piuttosto che raccontarvi nel dettaglio ogni meccanica, cosa che avrà senso fare in sede di recensione. Per ora, quello che posso dirvi, è che non vedo l’ora che arrivi il dicembre. 

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.