Una tragedia contemporanea

Ad accogliere lo spettatore in sala, dopo qualche minuto di completo buio accompagnato solo dalla musica, vi è un intervento a cuore aperto ripreso con crudo realismo. Così si apre l’ultimo lavoro di Yorgos Lanthimos che conferma, con la vittoria (ex aequo) per la miglior sceneggiatura originale a “Cannes”, la ormai celebre collaborazione con Efthymis Filippou, già co-sceneggiatore delle opere precedenti del regista greco e che qui dà vita a Il Sacrificio del Cervo Sacro (nelle sale italiane dal 28 giugno 2018).

 

La scena in questione è solo la prima di una lunga serie di scelte adoperate dal duo creativo per una precisa missione: provocare straniamento negli spettatori. Quasi fosse un biglietto da visita del film, la visione del cuore battente continua per un lasso di tempo decisamente troppo lungo prima di passare ad una situazione molto più leggera che, però, non porta allo spettatore alcun tipo di sollievo. Qualcosa di strano sembra accompagnare ogni momento della pellicola, i personaggi si comportano in modo assurdo e spesso recitano battute a metà tra la parodia e l’inquietante.

A far da cornice a tutto questo vi è la (seppur splendida) ansiogena colonna sonora che ha permesso a Lanthimos di studiare inquadrature e ritmo della narrazione ben prima del montaggio finale, così da creare un climax continuo e quasi soffocante, data la scelta di brani già esistenti e non commissionati per l’occasione. Il continuo terrore che si percepisce ne “Il Sacrificio del Cervo Sacro” non avrebbe, infatti, la stessa forza che vanta senza le composizioni di György Ligeti che già collaborò con un grande del cinema quale Kubrick per tre dei suoi capolavori: Shining, “2001: Odissea nello Spazio” e “Eyes wide shut”. Lo stesso Lanthimos strizza l’occhio al collega regista per alcune inquadrature e alcune scelte stilistiche di questa realizzazione al limite tra il vero e il mito.

Protagonista della vicenda è Steven Murphy, stimato chirurgo, interpretato da un eccelso Colin Farrell, che vive una tranquilla vita insieme alla moglie, Anna (Nicole Kidman), e i due figli, Kim (Raffey Cassidy) e il piccolo Bob (Sunny Suljic). Steven coltiva inoltre una particolare relazione, i cui dettagli sono oscuri al pubblico, con un giovane ragazzo, Martin Lang, impersonato da un così intenso Barry Keoghan da eclissare tutti i colleghi, più o meno esperti. Il rapporto tra i due è il motore di tutta la serie di eventi drammatici che mantiene incollati allo schermo fino al finale degno di una tragedia greca. Il paragone non è scelto a caso, tutta la storia è, infatti, una rilettura in chiave contemporanea dell’opera “Ifigenia in Aulide” di Euripide. Lanthimos e Filippou non si limitano, però, a basare la loro storia sul mito della fanciulla sacrificata ma, consci dell’importanza di questa, fanno di tutto per rendere i rimandi tra le due storie i più lampanti possibili. Non solo la scelta del titolo o lo svolgimento della trama ma anche piccoli dettagli come alcune battute dei personaggi creano collegamenti con l’opera Euripidea.

il sacrificio del cervo sacro

La struttura narrativa de “Il Sacrificio del Cervo Sacro” ricalca quella dell’“Ifigenia in Aulide” tanto da poter dividere e analizzare la prima sul modello della seconda. Il film e la tragedia condividono una netta separazione in due parti ben distinte, i cui toni e gli eventi sembrano quasi provenire da due racconti differenti. La prima metà del film gioca molto sulla tensione, la già citata musica è protagonista di queste sequenze tanto da sovrastare le voci dei personaggi in più di un’occasione, mentre le immagini ci permettono di analizzare e sviscerare passioni, sogni, vizi, ossessioni e perversioni degli abitanti di casa Murphy. Una tragicommedia di equivoci in cui lo spettatore riesce piano piano a scoprire (quasi) tutti i segreti che si celano dietro ognuno dei componenti della famiglia modello.

La seconda metà dell’opera ha inizio nel momento in cui l’inquietudine accumulata esplode e si realizza nel reale portando il Dottor Steven a fare i conti con il mondo che si è costruito con le sue mani, sommando esperienze, successi ed errori. Il cambio di registro è brusco ed inaspettato e, pur di spiazzare lo spettatore, Lanthimos ci trascina senza alcun preavviso in un mondo completamente diverso che risulta strano nonostante la “preparazione” all’assurdo durante il primo atto.

Se le battute fuori luogo e i gesti dei protagonisti erano risultati ambigui, quello che capita dopo questo spartiacque rasenta l’incredibile. Nonostante la rapidità e la drasticità che potrebbero far storcere il naso a chiunque si aspetti dal film un “classico” thriller psicologico, il tutto viene gestito bene dal regista greco. Quello che si viene a creare da questo istante è un macabro ed egoistico gioco di potere in cui i Murphy si umiliano e si prestano a infime bassezze per la propria salvezza da un nemico contro il quale non si può che soccombere impotenti.

il sacrificio del cervo sacro

Verdetto

Il Sacrificio del Cervo Sacro non è un film per tutti. Non è per tutti perché non è quello che promette a chi ne visiona il trailer o ne legge una vaga descrizione in rete. Si tratta di un’opera senza mezze misure perché può estasiare o inorridire a seconda del proprio gusto personale. Oggettivamente parlando, però, il film presenta un grosso difetto a fronte di altrettanto grandi pregi. Il senso di straniamento tanto ricercato dal regista può portare ad una giustificata valutazione negativa dell’opera tanto per il drastico cambio di registro da una metà all’altra, tanto per la morbosità con cui vengono presentate alcune tematiche ed eventi. Ad equilibrare la bilancia abbiamo però, oltre ad un ottimo taglio registico, una magistrale costruzione dei personaggi (tra cui un “cattivo” che potrebbe fare scuola) che vengono rafforzati dalle interpretazioni dei vari attori. Questo non solo salva la pellicola ma permette al film di ricevere tutte le lodi che merita. Consigliato a chi sa ancora lasciarsi sorprendere dall’inaspettato senza contestare perché le cose non sono esattamente come voluto, e a chi cerca un thriller “nuovo” che rischia e sperimenta senza temere il confronto con i classici del genere.

A cura di Davide Siepe