Kevin can fuck himself di Prime Video prova a smontare la sit-com americana vecchio stile

Ispirata al caso della serie Kevin can wait, nella quale la moglie del protagonista veniva eliminata dalla storia sbrigativamente con la sua morte, Kevin can fuck himself cerca di ribaltare la situazione e di mettere al centro della scena le difficoltà della protagonista nel convivere con un marito pieno di sé, incapace di ricordare qualsiasi cosa che non riguardi la sua persona e con il quale praticamente non esiste un rapporto di rispetto reciproco.

Non è una serie con la quale ridere, anzi, spesso e volentieri ci si chiederà, come la protagonista, per quanto tempo ancora dovrà andare avanti lo strazio, una finta normalità come quella che viene presentata nelle tipiche sit-com in cui si seguono le vicende di una famiglia americana qualsiasi. Kevin can fuck himself vuole provare a mostrarci il mondo che c’è fuori le quattro mura di queste case apparentemente normali, quello reale di cui spesso i protagonisti di questo genere di intrattenimento non si curano minimamente.

Kevin e… Kevin

Come intuibile, la serie ruota attorno alla figura di Kevin McRoberts, profondamente odiato da sua moglie Allison: dopo dieci anni di matrimonio, infatti, la donna si trova a non sopportare più il comportamento del marito, un uomo che, sostanzialmente, fa il bello e il cattivo tempo passando da un’idea strampalata all’altra. Le sue sciocchezze vengono spesso incoraggiate dal padre e dai vicini di casa, i fratelli Neil e Patty, mentre Allison si trova a essere spesso spettatrice, se non addirittura vittima delle conseguenze delle azioni di Kevin.

Stufa di questa situazione, dopo il fallimento dell’acquisto di una nuova casa e non potendo andarsene a causa dello sperpero dei risparmi da parte di Kevin, Allison giunge allora alla conclusione di doversi sbarazzare del marito. Il problema è capire con quale metodo e nell’arco degli 8 episodi, vedremo i suoi tentativi accavallarsi a situazioni e imprevisti che le dimostreranno spesso quanto Kevin riesca davvero a far girare il mondo intorno a lui, a volte senza nemmeno sforzarsi e soprattutto senza subire ripercussioni.

kevin can fuck himself

Un mondo su misura per Kevin McRoberts

Allison è dunque la moglie frustrata di un tipico americano medio delle sit-com di una volta, dal quale viene trattata praticamente come uno zerbino. Kevin è uno che si lamenta sempre, senza dare mai un contributo di qualsiasi tipo, se non quello di illuminare la stanza in cui si trova. In sua presenza, infatti, avviene un netto cambio di fotografia e di atmosfera, con tanto di risate finte da pubblico in studio, che spariscono nel momento in cui Allison viene lasciata sola coi suoi pensieri.

Non importa in che luogo ci si trovi, dentro o fuori di casa, dove c’è Kevin c’è da ridere e divertirsi, mentre Allison vive in solitudine la sua frustrazione e i suoi problemi inascoltati. Il marito dimostra di essere così egocentrico da non volere che cambi nulla, come in effetti avviene nelle sit-com: anche in Kevin can fuck himself la casa rimane la stessa, mobili e oggetti fermi dove sono sempre stati, le abitudini sempre uguali e ovviamente anche la mentalità di Kevin stesso, che per 8 episodi filati rimane così maschilista e menefreghista da spingere Allison a immaginarsi dapprima come brava mogliettina anni ‘50, pur di convincersi che andrà tutto come vuole, per poi non vedere altra via d’uscita se non ucciderlo, portando così l’elemento drammatico all’interno di quello che altrimenti sarebbe stato esclusivamente lo spettacolo di Kevin.

Kevin can fuck himself sembra quasi un Truman show a intermittenza, in cui Kevin e i suoi compari non si rendono conto di essere ciò che sono ovvero dei commedianti in una bolla di spensieratezza dalla quale Allison, invece, viene inglobata ogni volta che si trova in loro presenza. Il mondo che riesce a costruire e in cui tutti vengono immersi è colmo di nonsense, scherzi e battute che non fanno ridere nessuno, eppure per Allison sarà assurdamente difficile allontanarsene.

Kevin can fuck himself non colpisce del tutto nel segno

Insomma, non serve esserci sposati per non sopportare il protagonista di Kevin can fuck himself e i suoi compari. Tuttavia, la serie presenta altri tipi di problemi. Innanzitutto, uno scarso approfondimento del passato dei personaggi: sul padre di Kevin e il suo amico Neil sapremo solo cose dette da loro e altre rivelate da Patty, ma questi rimangono personaggi piatti, di nessun interesse per lo spettatore che sarà spesso tentato di superare le scene che li vedono intenti nelle loro assurdità. Viene poi da chiedersi come ci sia finita Allison con Kevin, cosa mai spiegata e forse necessaria per capire meglio, tra le altre cose, anche la comparsa in città di una vecchia fiamma di lei dai tempi del liceo.

La trama finisce, così, per non avere un vero e proprio scopo, quasi come le sit-com che sembrava voler smontare: Kevin can fuck himself non arriva mai al punto e quando finalmente pare esserci una grande svolta, cancella ogni cosa per far tornare lo status quo, cosa che ad alcuni personaggi forse può far comodo, ma di certo non a Allison che, non potendone più, combina guai pur di trovare una via di fuga e, paradossalmente, talvolta risulta lei più comica del marito.

kevin can fuck himself

La serie poteva essere una rappresentazione della realtà di molte persone, specialmente di chi si trova a dover condividere la vita quotidiana, volente o nolente, con persone che non si cura di nessuno ed è quindi costretto a indossare una maschera, cambiare personalità e atteggiamento per il puro e semplice quieto vivere. Tuttavia non dà quella soddisfazione che molti spettatori desiderano da questo tipo di storia: un riscatto, una risoluzione che finalmente distrugga tutto ciò che si è visto fino a quel momento di negativo.

Kevin can fuck himself si conclude con un gran finale aperto, prospettando ulteriori risvolti che davvero non possiamo prevedere dato lo svolgimento di questa prima stagione. Forse l’unico vero grosso cambiamento di una serie che poteva dire molto di più di quanto facesse credere all’inizio.

Alessia Trombini
Torinese, classe '94, vive dal 2014 a Treviso e si è laureata all'università Ca' Foscari di Venezia in lingua e cultura giapponese, con la fatica e il sudore degni di un samurai. Entra in Stay Nerd nel luglio 2018 e dal 2019 è anche host del podcast di Stay Nerd "Japan Wildlife". Spende e spande nella sua fumetteria di fiducia ed è appassionata di giochi da tavolo, tra i quali non manca di provare anche quelli a tema Giappone.