Le due anime di Jim Carrey

Sembra quasi che al mondo esistano due Jim Carrey. Entrambi sono maestri di mimica facciale e di gestualità, entrambi sono sempre sopra le righe, ma ci raccontano mondi e storie estremamente diversi tra loro. Da una parte abbiamo il comico che si è fatto strada con commedie al limite del demenziale, come Ace Ventura, The Mask o Scemo e più scemo; dall’altra abbiamo l’attore che si è ritagliato un posticino riservato nel nostro cuore interpretando i ruoli drammatici affidatigli in film come The Truman Show o Eternal Sunshine of the Spotless Mind (titolo poetico adattato in italiano in quell’obbrobrio di traduzione che è Se mi lasci ti cancello). Ed è proprio a 14 anni dall’uscita nelle sale di quest’ultima pellicola che Jim Carrey si riunisce con il regista che l’aveva diretta, il premio Oscar Michael Gondry, per dare vita a un nuovo progetto: Kidding.

Una serie al limite

La serie, una delle più attese della stagione, è prodotta dal canale statunitense Showtime, con cui Jim Carrey collabora già come produttore esecutivo di I’m dying up here. In Italia, viene trasmessa su Sky Atlantic ogni mercoledì a partire dal 7 novembre, ma può essere recuperata anche attraverso Sky On Demand, Sky Go e NOW TV.

Il formato da poco meno di 30 minuti porterebbe subito a pensare a una commedia, illudendo lo spettatore nel migliore dei modi. Certo, non mancano nel corso degli episodi momenti divertenti, ma non saranno mai risate a cuor leggero; si tratterà perlopiù di sorrisi amari, velati da un’ombra di malinconia. Con Kidding ci troviamo a metà strada tra la commedia e il dramma, intrappolati in una storia amara che ci sbatte in faccia tutta la solitudine e la tristezza che possono nascondersi dietro una maschera da pagliaccio.

Protagonista è infatti Jeff Piccirillo, ideatore e conduttore di uno spettacolo di pupazzi per bambini famoso in tutto il mondo (è chiaro il riferimento alle trasmissioni educative per l’infanzia del celebre Fred Rogers, che sarà interpretato da Tom Hanks in un film in uscita ad ottobre 2019) in cui si presenta come Mr. Prickles, un personaggio gioioso e positivo che lo costringe a mostrare sempre e solo il suo volto sorridente, nonostante il suo mondo si stia pian piano sgretolando.

A un anno dall’incidente stradale che ha causato la morte di uno dei due figli, la vita di Jeff non è più la stessa: la moglie Jill (Judy Greer) lo ha lasciato per un altro uomo, il figlio superstite (Cole Allen) ha iniziato a frequentare un nuovo circolo di amici che lo spingono a trascurare le lezioni e a fumare marijuana, la sorella Deirdre (Catherine Keener) sta vivendo un periodo di difficoltà familiari e di incertezze dopo aver scoperto l’omosessualità del marito.

Di fronte a problemi che non ha mai dovuto affrontare, Jeff non sa come reagire. Nell’incapacità di gestire i suoi sentimenti e nell’impossibilità di portare sullo schermo quello che è il suo vero “io”, cerca di affrontare il dolore ricercando, anche forse inconsapevolmente, il contatto con la morte, visitando i malati terminali in ospedale e impegnandosi sentimentalmente con una donna a cui restano poche settimane di vita. La sua esigenza di elaborare il lutto si traduce, alla fine, nel desiderio di portare all’interno del suo show la tragicità della vita, raccontando la morte ai più piccoli. Dovrà però confrontarsi con suo padre, nonché produttore dello show (Frank Langella), che non lo ritiene mentalmente stabile per continuare a svolgere il proprio lavoro, che non vuole rischiare di perdere il suo impero economico portando argomenti scomodi in una trasmissione per bambini e che progetta di rimpiazzare Mr Prickles con uno spettacolo sul ghiaccio o con una serie animata.

Ci troviamo spiazzati di fronte a un Jim Carrey che probabilmente non è quello che ci aspetteremmo, esattamente come si troveranno spiazzati i bambini di tutto il mondo di fronte alla puntata in cui il loro idolo Jeff Prickles decide di smettere di cantare allegramente che il cielo è blu, ma di soffermarsi a spiegare cosa fare quando quello stesso cielo ti cade addosso. E lo fa nel modo più dolce possibile, paragonando la morte di una persona cara allo smarrimento del proprio giocattolo preferito, andato perso durante il trasloco, o a quei calzini caldi e morbidi che tanto adoravamo, che sono finiti per sbaglio nella scatola di indumenti per i più bisognosi e che adesso avvolgeranno i piedini di qualcun altro, rendendolo felice.

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Un’ingenuità che fa bene all’anima

“Insegnare a tuo figlio un trucco di magia non gli impedirà di fumare erba. E quando vai a letto con una donna appena conosciuta e non ti richiama non è perché hai il telefono rotto, è perché non le piaci affatto.”

Jeff vive in un mondo semplice, quasi incantato, in cui non si dice mai una brutta parola quando se ne può usare una bella. Un mondo in cui dei proventi del proprio lavoro si tiene per sé solo lo stretto necessario e il resto lo si devolve in beneficenza. Un mondo in cui l’altro è sempre la persona più importante, anche se si ha di fronte l’assassino di nostro figlio. Jeff ha sempre una parola di conforto per tutti e gli unici gesti di cui sembra essere capace sono gesti di bontà, tant’è che nel corso della serie sono moltissimi i personaggi che lo paragonano a Babbo Natale o che sostengono di essere stati salvati dai suoi messaggi di gioia. La realtà cinica e crudele lo colpisce dritto in faccia, lo spinge al limite di una crisi di nervi, ma non riesce mai a sopraffarlo. Quello che Jeff sembra volerci insegnare è che a volte un po’ di ingenuità fa bene all’anima e che la gentilezza non deve essere confusa con la debolezza.

Kidding ci parla dell’importanza di essere se stessi e di esprimere sempre i propri sentimenti attraverso una storia di legami familiari complicati, di rapporti frantumati che hanno bisogno di essere ricomposti con delicatezza, come nell’arte giapponese del kintsugi, in cui gli oggetti rotti vengono riparati con l’oro: i segni delle fratture rimarranno ben visibili, ma renderanno l’oggetto ancora più unico e prezioso.

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Se pensate che Kidding abbia toccato le giuste corde…

Sono assolutamente da recuperare i film diretti da Michael Gondry, primo fra tutti Eternal Sunshine of the spotless mind, che nel 2004 ha sancito il legame tra il regista e Jim Carrey, protagonista insieme a Kate Winslet, ma anche il particolare L’arte del sogno (2006).

Sara Zarro
Non sono mai stata brava con le presentazioni, di solito mi limito a elencare una serie di assurdità finché il mio interlocutore non ne ha abbastanza: il mio animale preferito è l’ippopotamo; se potessi incontrare un personaggio letterario a mia scelta questi sarebbe senz’altro Capitan Uncino; ho un’ossessione per la Scozia, l’accento scozzese e i kilt, derivata probabilmente da una infatuazione infantile per il principe della collina di Candy Candy; non ho mai visto Harry Potter e i doni della morte per paura di dover chiudere per sempre il capitolo della mia vita legato alla saga… Ah, ho anche un pony.