Un omaggio al Western, tra vita e morte

Era l’inizio del 2011 quando Joel ed Ethan Coen si confrontavano con il genere western, proponendoci la loro versione de Il Grinta. Una versione coeniana a tutti gli effetti, poiché non esiste un film della loro filmografia che possa sfuggire a quel cinema fatti di rimandi e citazioni, di straordinari guizzi registici, di pungente ironia, di forti tinte grottesche e dissacranti, che dà vita a prodotti sempre fortemente autoriali. Persino paradossalmente, ci verrebbe da dire, ma è questa la forza dei fratelli Coen.

Ora è venuto il momento di tornare di nuovo al western ma di farlo ancora una volta in maniera autentica, con una sorta di ballata che di fatto è un film costituito da 6 episodi per un totale di circa 2 ore, che scorrono però molto velocemente.

La ballata di Buster Scruggs (il cui primo “episodio” dà il titolo alla pellicola”) è stato presentato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, in concorso, ed ora arriva finalmente su Netflix.

Sotto le mentite spoglie di racconti tra il serio e il faceto, i Coen affrontano tematiche dure e crude come la morte, ma anche la vita.
È proprio quello spaccone di Buster Scruggs (Tim Blake Nelson) ad introdurci inaspettatamente, tanto per noi quanto per lui, a questa circense messa in scena, svelandoci le sfaccettature della natura umana e le reazioni di fronte alla morte e alla paura della stessa.

C’è tanto in questa ballata coeniana. Si sorride, ci si amareggia, ci si stupisce, e questo grazie ad una struttura ad episodi che mantiene il ritmo sempre alto, nonostante qualcuno di questi sia, inevitabilmente, più fiacco degli altri, ma con i Coen sai bene che la sorpresa è dietro l’angolo ed allora ecco sbucare un gruppo di comanche all’assalto, in grado di trasformare in pochi attimi il racconto più debole nel più avvincente e sorprendente di tutti.

Ci emozioniamo ritrovando sulla scena un quasi irriconoscibile Tom Waits, o osservando un silenzioso ma spietato Liam Neeson, a impreziosire un cast che, oltre a James Franco, si avvale di tanti volti noti.

Assistiamo a dialoghi irriverenti, che quasi storpiano – sempre in modo autoriale – quelli tarantiniani, che nell’episodio finale chiudono il cerchio facendoci riflettere in maniera ancora più cupa sulla durezza della vita e sulla fragilità dell’animo umano, tinteggiando l’opera con un oscuro pessimismo schiarito soltando dal loro umorismo dissacrante.
Al contempo non possiamo non constatare che il loro black humour qui raggiunga vette che forse non avevano mai toccato in precedenza, e quasi ci stupisce e ci preoccupa questa nera maturità conquistata dai fratelli Coen.

Un’oscurità coadiaviuta da una fotografia eccellente, quella grigia e asciutta del maestro Delbonnel, che già avevamo apprezzato nel loro A proposito di Davis, oltre che in tanti altri film, come il più recente, ovvero L’ora più buia di Joe Wright.

È un libro di storie western raccontato alla loro maniera, quella che ci piace e ci ha fatto innamorare del loro cinema e se non scendiamo troppo nei dettagli è per non rovinarvi il gusto di assaporare ognuno dei sei racconti singolarmente, uno dopo l’altro.
Fortunatamente, nonostante la sua natura, La ballata di Buster Scruggs ci viene proposta come un unico film ad episodi, perché non avremmo gradito troppo la struttura della miniserie, come inizialmente pensato. Il filo invisibile che unisce i sei racconti è il fulcro stesso dell’opera, e spezzarlo per poi ricomporlo sarebbe stato un oltraggio.

Verdetto

La ballata di Buster Scruggs è un film in 6 episodi che ci dà una nuova visione del genere western firmata dai fratelli Coen, dopo Il Grinta. Dietro la solita maschera di racconto scanzonato si nasconde un pessismo oscuro che raggiunge forse le più alte vette coeniane, stupendoci ma quasi facendoci preoccupare di tanta (eccessiva?) maturità.
Vita e morte vanno a braccetto in queste sei storie da gustarsi una dopo l’altra, senza sosta.

 

Se vi è piaciuto La ballata di Buster Scruggs…

Dovete recuperare innanzitutto qualche film dei fratelli Coen, e se non l’avete ancora fatto vi suggeriamo senza dubbio Fargo o Non è un paese per vecchi, che si avvicina in quanto a pessimismo alle vette toccate da questa ballata. Non possiamo poi non citare A serious man, controverso ma eccezionale film dei due registi.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.