Harrison Ford: le migliori interpretazioni dell’attore

È sempre difficile stilare la classifica delle migliori interpretazioni di un attore, ma lo è ancor di più se devi farlo per una leggenda come Harrison Ford.

Art by William O'Neill
(Art by William O’Neill)

Faccia da furfante, occhi scintillanti e sorriso sornione: è così che l’attore statunitense si è presentato a milioni di spettatori a partire dagli anni ‘70, periodo in cui ha iniziato a prender parte a film di grandissimo successo. Il suo ruolo è spesso girato attorno a personaggi duri, decisi ma sempre pronti a mettersi in gioco e che spesso finiscono (volenti o nolenti) per diventare degli eroi.

Nato a Chicago il 13 luglio 1942, Harrison Ford tentò la carriera accademica, cominciando a frequentare un college nel Wisconsin, dove entrò in un corso di arte drammatica con lo scopo (a quanto riferito dallo stesso attore) di “conoscere ragazze”. Il suo cammino venne però interrotto bruscamente nell’ultimo anno, quando fu bocciato nel corso di filosofia e poi espulso, tre giorni prima del diploma.

Quegli anni tuttavia segnarono profondamente Ford, rimasto assolutamente affascinato dalla recitazione; ma fu solo nel 1963 che fece la sua prima comparsata nel kolossal La grande fuga, interpretando un giovane nazista in una sequenza sul treno. L’anno dopo, trasferitosi a Los Angeles, cominciò a collaborare con la Columbia Pictures, con la quale partecipò a qualche film, seppur rivestendo ruoli minori.

Una piccola curiosità legata a quel periodo è rappresentata dai credits de Assalto finale, del 1967 (era già passato alla Universal Studios): l’attore statunitense venne citato come Harrison J. Ford, ma la “J” non ha alcun significato, in quanto Ford non ha nessun secondo nome; l’aggiunta fu necessaria per evitare di creare confusione con un attore omonimo.

Dopo essere diventato un carpentiere autodidatta, e cameraman dei concerti dei Doors (non finirà mai di stupirci), giunse finalmente la svolta, prima con l’aiuto di George Lucas (che lo diresse in American Graffiti) e poi con Steven Spielberg, che lo consacrò nel ruolo che tutti noi conosciamo.

Ripercorriamo quindi insieme a voi la carriera di Harrison Ford attraverso le sue sei migliori interpretazioni, con l’aggiunta di una sorpresa finale.
Lo faremo in ordine cronologico, passando in rassegna le sue glorie immortali, e dovendo giocoforza operare scelte molto ardue, che speriamo possiate condividere ed apprezzare.

Guerre Stellari (di George Lucas)

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Il film ha cambiato titolo nel 1999, divenendo noto a tutti come Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza. La pellicola è del 1977 e possiamo affermare con convinzione che si trattò della rampa di lancio di Ford, proiettato così – per rimanere in tema – tra le stelle del firmamento hollywoodiano.

Rivestendo i panni di Han Solo, l’attore si mostrò completamente a suo completo agio: giovane, sicuro di sé, coraggioso e con un’irriverenza che sfiorava l’egoismo, ma che celava un cuore grande. Il sorriso beffardo del cow-boy futurista, un po’ canaglia ed a tratti sbruffone, e la scena della Cantina nella quale sparò a Greedo il primo colpo di blaster lo renderanno un’icona immortale. Per farvi capire l’importanza di quella brevissima sparatoria, sappiate che fu poi rimaneggiata nelle controverse riedizioni del film, evocando la suggestione che Han abbia agito solo per difesa: in tal modo si cercò di ammorbidire il personaggio, ma si finì per suscitare infiniti dibattiti tra i fan del comunque cinico Solo, di cui tutti (e dico tutti) rimasero affascinati.

Blade Runner (di Ridley Scott)

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Nel 1982 Harrison Ford si immerge in una parte più drammatica e riveste il ruolo del detective Rick Deckard, di professione “cacciatore di androidi”, che si trova a dover rientrare in servizio nel momento in cui sei replicanti fuggono dalle colonie extramondo ed arrivano in una buia e piovosa Los Angeles. In questa realtà futuristica e cyberpunk il nostro beniamino si trova di fronte l’antagonista Roy Batty, così bravo da rubargli la scena in alcuni momenti.
Per il ruolo principale furono presi in considerazione numerosi attori, ma venne infine scelto Ford, grazie anche all’appoggio e al sostegno garantitogli da Steven Spielberg, nonché alla sua straordinaria interpretazione in Star Wars.

Una curiosità sul film ci arriva direttamente da una dichiarazione dello stesso Harrison Ford, il quale ammise che la pellicola non rientrava tra le sue preferite perché non era riuscito mai ad entrare in contatto con il regista, che a sua volta definì l’attore come la più grande spina nel fianco con cui avesse mai lavorato. Nonostante questi attriti personali, il film è divenuto un cult degli anni ottanta e l’interpretazione di Harrison Ford resta pregevolissima e caratterizzata da un forte pathos, legato principalmente al dualismo tra macchine e uomini, tema centrale di Blade Runner.

Witness (di Peter Weir)

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In questa pellicola del 1985 Ford calca nuovamente i panni del detective, ma stavolta il suo nome è John Book e la città in cui opera è Philadelphia. La trama si dipana inizialmente negli scenari angusti e corrotti della centrale di polizia del luogo, spostandosi poi tra paesaggi aperti e naturalistici, dove vive una comunità Amish, slegata dal mondo moderno e protetta nell’isolazionismo. Il detective Book, costretto a fuggire dalla propria realtà ed inseguito dai suoi colleghi corrotti, viene accompagnato dal piccolo Samuel e sua madre Rachel: il bambino è infatti in pericolo di vita, in quanto testimone di un brutale omicidio che coinvolge la polizia di Philadelphia. La bravura di Ford (che in questo film riveste ancora una volta il ruolo del duro anti-eroe, con il cuore al posto giusto) sta proprio nella capacità di trasmettere allo spettatore quella sensazione di estraneità provata dal poliziotto, costretto a nascondersi nel microcosmo, fondamentalmente ostile, degli Amish.

Questo è di gran lunga uno dei ruoli più impegnati dell’attore statunitense e infatti valse la prima (e per ora unica) nomination agli Oscar nella categoria “miglior attore protagonista”. Con merito in questa lista delle migliori interpretazioni di Harrison Ford.

Frantic (di Roman Polanski)

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Arriva il 1988, e Roman Polanski porta nelle sale di tutto il mondo un thriller di chiara ispirazione hitchcockiana (con tanti rimandi ai film del Maestro del brivido), che vede come protagonisti il nostro Ford e la bellissima Emmanuelle Seigner (compagna del cineasta), in una storia dalle tinte cupe che dipinge un contrasto tra cinema e dinamiche umane: Frantic.

Il protagonista maschile è un famoso chirurgo americano, recatosi a Parigi insieme alla moglie per una conferenza medica; dopo essere giunti nell’hotel della capitale francese, la donna scompare misteriosamente, lasciando l’arduo compito di ritrovarla al marito, il dott. Richard Walker, ovvero Harrison Ford, questa volta disegnato con un carattere umano e sensibile.

È proprio questo, nell’interpretazione dell’attore statunitense, a sorprendere di più: Polanski riesce a cancellare l’aura fordiana di duro, mostrando invece la vulnerabilità sorprendente di un marito fedele e disperato. La prova di Ford è ammirabile, sopratutto per la sua capacità di destreggiarsi tra i momenti drammatici della pellicola, rivestendo i panni di un uomo qualunque gettato però in un contesto a lui estraneo, nel quale muove i propri passi solo grazie all’amore per la moglie.
La disperata umanità mostrata rende senza dubbio la performance una delle più apprezzabili tra le sue pellicole di genere.

Indiana Jones e l’ultima crociata (di Steven Spielberg)

Ci sono migliaia di attori che rincorrono tutta la vita la possibilità di lasciare un segno indelebile nel mondo del cinema. E poi c’è Harrison Ford: icona con due facce.
Abbiamo già descritto quella canaglia di Han Solo, eroe stellare di un futuro ipotetico, ma adesso è il turno di Indiana Jones (o meglio Henry Walton Jones Junior), preciso e ingessato professore di archeologia, ma anche avventuriero con giacca di pelle, borsalino in testa e una frusta in mano, che gira per il mondo alla ricerca di perduti reperti storici, affrontando nel viaggio molteplici insidie (anche nazisti!).

Certo, Harrison Ford è Indiana Jones a tutto tondo (“trilogicamente” parlando), ma abbiamo voluto inserire in lista L’ultima crociata del 1989 per via della collaborazione con Sean Connery, che ha generato un’intesa sensazionale in grado di trascinare gli spettatori e non permettergli di distogliere gli occhi dallo schermo, e da quello che – a nostro parere – è stato un emozionante e commovente addio (non vogliamo ammettere l’esistenza di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo).

Il rapporto realistico e conflittuale tra padre e figlio, reso attraverso una ricerca fantasy-archeologica, vede il nostro Indiana Jones rivestire una nuova posizione che lo pone di fronte ad una sfida che, in prima battuta, sembra non poter vincere: non si tratta di ritrovare il Santo Graal, ma di smettere di essere visto come Henry Junior (anzi, solo Junior) dal padre. E sebbene nella pellicola non manchino scene ricche di azione, ciò che cattura lo spettatore è il “duello” dialettico tra Connery e Ford: i due attori, separati da soli dodici anni anagrafici, riescono a sembrare di generazioni diverse e regalano una caratterizzazione fantastica, che dà lustro all’intera rappresentazione cinematografica.
Impossibile non inserirla in questa lista delle migliori interpretazioni di Harrison Ford.

Giochi di Potere di Phillip Noyce)

Londra. Jack Ryan (Harrison Ford) è un professore, ex analista della CIA, che dopo una conferenza sventa un attentato dell’IRA contro la famiglia reale, uccidendo il fratello di uno dei terroristi, che naturalmente gli giura vendetta. Riuscito ad evadere, il criminale insegue Ryan negli Stati Uniti, iniziando una spietata guerriglia personale nei suoi confronti, tanto da costringere il protagonista a ritornare in azione per salvare la propria famiglia dal pericolo.

Questo sicuramente è uno dei ruoli memorabili ricoperti da Harrison Ford nel corso della sua lunghissima carriera: la superlativa prova recitativa lo rende protagonista indiscusso, anche avendo accanto pesi massimi del settore come Ben Affleck e Alec Baldwin. Nonostante i cinquant’anni tondi tondi (al momento dell’uscita della pellicola), l’attore riesce ad essere ancora il numero uno, anche quando si tratta di confrontarsi con il best-seller di Tom Clancy.

Bonus:

E.T. (di Steven Spielberg)

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Avremmo voluto inserire anche questa interpretazione (sulla spinta nostalgica della nostra fanciullezza perduta), ma purtroppo si tratta di scene tagliate e che quindi non possono rientrare in questo listone, se non per vie traverse, con nostra grande soddisfazione.

Si tratta nientedimeno che di E.T. – L’Extraterrestre che ci fece innamorare nel lontano 1982, grazie alla magica regia di Steven Spielberg. Ebbene, in quel periodo Ford era già l’allievo prediletto del regista, essendo diventato una star del cast de I Predatori dell’Arca Perduta. Nel film, con un giocoso e ironico scambio di ruoli, Ford avrebbe dovuto rivestire i panni del preside della scuola frequentata da Elliot, apparendo in alcune scene. Tali spezzoni, come già anticipato sopra, vennero però tagliati nell’ultima fase di postproduzione. Peccato.

Federico Tufano
Un tizio qualunque a cui piace scrivere: più o meno la storia di ognuno di noi e della sua passione. Da piccolo sognavo che un giorno avrei fatto il paleontologo, per poter ammirare i miei animali preferiti: i dinosauri. Poi, quando mi hanno che i dinosauri erano tutti estinti non ci ho voluto credere e così mi sono rifugiato nel sogno, regno della fantasia dove ho tutt’ora la residenza. Spesso risulto indigesto, acido e diretto come un gancio sinistro del caro vecchio Balboa ma il mio motto è sempre stato “meglio dentro che fuori”. Forse morirò solo o forse vivrò abbastanza a lungo da farmi amare da tutti voi.