Su Netflix arriva la docuserie Lo Squartatore (The Ripper), sulle vicende del serial killer dello Yorkshire

“All’epoca i gusti delle persone erano molto simili a quelli attuali. Non so perché alcune persone siano predisposte alla violenza o cose del genere. La gente è attratta dagli assassini e dal caos”. Le parole di Tony Harney, giornalista dello Yorkshire Evening Post, oltre ad aprire sostanzialmente la docuserie Netflix Lo Squartatore (The Ripper), ben si sposano con il trend della piattaforma, ovvero la predominanza di prodotti crime, spesso incentrati su figure come assassini seriali, che stanno facendo la fortuna della N rossa, finendo ogni volta tra i più visti.

Lo Squartatore è dunque soltanto l’ultima di queste serie TV, e le quattro puntate di cui è composta raccontano dettagliatamente gli spietati crimini di Peter Sutcliffe, ovvero “The Yorkshire Ripper”, che tra il 1975 e il 1980 uccise almeno 13 donne e cercò di assassinarne altre sette, dando vita ad una più celebri e mediatiche cacce all’uomo della storia britannica.

La docuserie inizia narrando le origini di questo triste spaccato di storia del nord dell’Inghilterra, quando lo “squartatore” (che in realtà uccideva le sue vittime tramortendole con un martello per poi pugnalarle) cominciò ad agire assassinando Wilma McCann, madre di quattro figli, il 30 ottobre 1975. Non si sapeva ancora nulla su Sutcliffe e tra gli investigatori non balenava ancora l’ipotesi di un serial killer, derubricando la morte della McCann a una sorta di omicidio da Fish & Chips, che finì sulle pagine dei giornali per un paio di giorni, per poi esser destinato ad incartare il pranzo degli inglesi. La polizia, supportata dai media, aveva dipinto la prima vittima dello squartatore come una donna di facili costumi, a cui piaceva divertirsi, lasciando intendere che fosse in realtà una prostituta, come se questo poi potesse giustificare una scarsa attenzione nelle indagini, non tanto nel numero delle forze dell’ordine messe in campo o negli interrogatori, oltre diecimila, ma in una sorta di confusione per la quale poi, alla fine della fiera, in molti hanno pagato pegno, oltre – soprattutto – alle successive povere donne finite tra le mani del killer.

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Ad ogni modo, la polizia e l’opinione pubblica compresero la reale e drammatica portata della situazione quando lo squartatore, nel gennaio del ’76, uccise una seconda volta.
Questo, secondo quanto emerge dalla docuserie Netflix, non comportò però una migliore organizzazione investigativa, ma anzi diede il via a una serie di errori dovuti anche al fatto che la polizia era convinta che l’uomo agisse per una sorta di “odio verso le prostitute”. Va da sé che quando, molto presto, il killer iniziò a colpire anche un’altra tipologia di donne, la confusione crebbe così come il timore della gente nello Yorkshire e non solo, dato che in alcuni casi il killer si spinse pure oltre i “confini”.

The Ripper, una docuserie per gli amanti del crime

Di certo la docuserie Lo Squartatore (The Ripper) è una vera e propria garanzia per gli utenti Netflix che amano il crime, presentandosi in un formato giusto, con soli quattro episodi, che scorrono via agevolmente grazie a un adeguato mix di interviste alle vittime sopravvissute, ai familiari delle donne uccise, agli agenti di polizia, ai reporter, e materiale d’archivio di quegli anni, che ci lascia comprendere sia – come detto – la portata del fenomeno ma soprattutto i “progressi”, se così vogliamo chiamarli, di un’indagine ad ogni modo sicuramente complicata, che tuttavia presenta tantissimi errori. Il semplice fatto che Sutcliffe venne interrogato ben nove volte dalla polizia, corrispondendo perfettamente all’identikit, ma fu escluso dalla lista dei “40 principali sospettati” ci fa capire molto a riguardo.

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È degno di nota senza dubbio anche il modo in cui i registi Jesse Vile ed Ellena Wood ci raccontano la vita e il background delle vittime, senza additare le prostitute come venne fatto all’epoca delle vicende, attuando quello che oggi chiameremmo victim blaming, ma invece evidenziando la crisi di una nazione e in particolare di una regione, con donne dalla vita comune costrette in un certo qual modo a trovare attraverso la prostituzione la maniera di portare soldi in casa.

Lo Squartatore – The Ripper su Netflix ci offre di certo una visione più razionale e comunque più professionale rispetto a quanto accaduto con la stampa britannica degli anni ’70, e la docuserie restituisce anche in parte un po’ di dignità a quelle vittime che hanno avuto la sola di colpa di finire tra le mani di un folle.

Per gli appassionati del crime queste puntate scorreranno piuttosto velocemente, sebbene gli episodi più “puri” in tal senso sono gli ultimi due, con l’investigazione che entra nel vivo e ci si avvia alla cattura del killer, mentre i primi sono destinati al racconto delle origini della storia e la sua narrazione.
Anche dopo la morte di Peter Sutcliffe, avvenuta nel novembre 2020, e a distanza di oltre quarant’anni, la storia dello Squartatore dello Yorkshire sembra non perdere quel fascino macabro che, per tornare alle parole di Tony Harney, attrae molta gente.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.