Robert De Niro, la Mary Poppins del 21esimo secolo

Prime due sorprese che riserva questa pellicola targata Warner Bros: Lo Stagista Inaspettato non è un film sulla crisi del lavoro e sulla disoccupazione; Lo Stagista Inaspettato non è un film sulla terza età. E tali, in un panorama già fornito di titoli del genere, con un pubblico fin troppo abituatoci, sono due belle notizie.

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Il film parte in quarta rombante. Un De Niro sempre in forma si lancia nel ruolo di Ben Whitaker (probabilmente uno dei cinque cognomi americani più usati in film, libri e serie tv), 70enne pensionato e vedovo che, per riempire le proprie giornate, nient’affatto infelici ma ad alto rischio di noia, decide di tornare a lavorare attraverso uno stage per lavoratori senior. Ben fa subito buona impressione a tutti: preparato, simpatico e vecchio soltanto nei dati anagrafici. Viene addirittura assegnato come stagista personale di Jules Ostin, ovvero Anne Hathaway, una sorta di Boss da Diavolo veste Prada (il film con Meryl Streep, in cui il ruolo della “Stagista” era toccato proprio a una più giovane Hathaway) in versione radical chic. Dall’incontro di queste due anime, quella calma e saggia di Ben e quella fragile e stressata di Jules, deriva il conflitto al centro dell’opera.

A proposito, il film è una commedia ben strutturata, solida, equilibrata, leggera e contemporaneamente sentimentale. Sono un sacco di complimenti, e se li merita tutti. La pellicola mette in scena un incontro tra generazioni, vecchia e nuova, e lo fa in maniera originale. Niente stereotipi, anzi, De Niro si diverte a rovesciarli tutti, uno per uno, insieme alla Hathaway, che gli viene incontro dall’altra parte: Ben Whitaker è un 70enne in pensione che non fatica a lavorare con gli strumenti tecnologici del terzo millennio, mentre Jules Ostin è una giovane donna in carriera che ha successo soprattutto per la passione e la cura che ripone nel suo lavoro, fatto quasi “alla vecchia maniera”.

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Vengono toccati molti temi trasversali, comuni alle passate e future generazioni, e tutti con il giusto mix di ironia e sentimento. Non si scade mai nel trash, forse flirtando un paio di volte con il confine, ma di sicuro senza mai esagerare. È infatti nella risata spontanea che il film trova uno dei suoi punti di forza, ricevendo un gigantesco aiuto sia dai due esperti attori protagonisti, che dal Cast allargato (per chi vede Modern Family: rincontrerete sul grande schermo qualcuno dei volti comprimari della serie).

Regia, Colonna Sonora e Fotografia sono perfette per questo tipo di film. Brillano nel non facile né impossibile compito di far innamorare lo spettatore di New York, del suo verde e del suo cemento. Io, personalmente, ho una cotta adolescenziale per la grande mela, ma sono sicuro che un paio di inquadrature, tra panoramiche e dettagli dell’ambiente, colpiranno anche i più cinici losangelini.

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La Sceneggiatrice-Regista Nancy Meyers (Genitori in Trappola; What women want; L’amore non va in vacanza; È complicato), espertissima nel suo campo, riesce a dare voce credibile, e quindi divertente, a ogni personaggio, anche al più marginale. La citazione registica, palese, ai film alla Ocean’s è un tocco di classe. Forse, volendo proprio essere severi, un paio di eventi del film avvengono un po’ troppo per caso, troppo comodamente. E già che siamo in tema di difetti, si ha la sensazione che la pellicola, innamorata della sua stessa leggerezza, risparmi ai suoi personaggi e ai suoi spettatori parte del dramma che potrebbe invece scatenare. È chiaro fin da subito, se andiamo a vedere una commedia, che entreremo e usciremo dalla sala con un sorriso, quindi perché evitarci il necessario su-e-giù emotivo nel mezzo?

Altro consiglio: non cercate nel ruolo di De Niro le caratteristiche narrative di un protagonista. Sì, il film inizia con lui. Sì, è presente quasi in ogni scena. No, non è lui il vero protagonista. La vera protagonista è Anne Hathaway, perché è lei che cambia di più dall’inizio alla fine, è la sua storia che si risolve all’ultima scena. L’arco narrativo di Ben Whitaker, comunque presente, si conclude quasi invisibilmente alla fine del secondo atto. Ma il suo personaggio, sostanzialmente, rimane l’impavido tuttofare alla Mary Poppins amato e ascoltato da tutti. È Jules che si evolve e cambia nel profondo. Classico effetto Titanic: tutti pensano che il protagonista sia Jack, e invece è Rose. Forse è anche un po’ effetto De Niro, nel senso che, assegnando a lui la parte, viene da sé che nel film il suo personaggio acquisirà più peso, sia per ragioni di bravura dell’attore che (inutile mentirsi) meramente di mercato.

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Insomma: ironia e sentimento, originalità nel trattare temi trasversali, grande Cast, regia tipica ed efficace nel suo genere. Di contro: un paio di eventi casuali un po’ troppo comodi, qualche chilo di dramma risparmiato troppo caritatevolmente. Tutto sommato, da questa lista di pro e contro, Lo Stagista Inaspettato ne esce solidissimo. Se cercate un film divertente e capace di profondità, senza impegnarvi troppo, De Niro e la Hathaway sono lì per voi.