Bentornati nel mondo stampato in esacromia

Se dovessimo descrivere Lumina con una sola parola, quella parola sarebbe “ambizione”. È un fumetto, è una storia, è un mondo, ma anche un modo di fare le cose, di allargare il proprio sguardo e sognare in grande, è stato un fenomeno in movimento, ancora e sempre vivissimo, è ambizione su carta. Gli autori, Linda Cavallini e Emanuele Tenderini, ci consegnano oggi un altro pezzo della loro epica, nata da quel Tatai Lab che si poneva, e si pone, tanti degli obiettivi di cui sopra, dimostrando che si può superarli senza compromessi, tranne forse gettare ettolitri di sudore della fronte ed energia in quantità. Ma andiamo con ordine…

Lumina è nato sotto la stella di un crowdfunding da record, diventando produzione sì indipendente ma dotata anche di tutti i crismi. Hardcover enormi, con carta lucida di altissima qualità, colonne sonore, artbook, spin-off… Insomma, Tatai Lab non ha davvero rinunciato a niente, nel presentarci il suo immaginifico universo fatto di rituali, colori e religione, regole sacre da rispettare e altre da infrangere, un cosmo che tende al caos dentro al quale non è mai facile distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato. Un mondo che forse vuole dirci che tale distinzione non sempre ha senso.

Ad ogni modo, siamo arrivati al secondo volume, un volume che, nel bene e nel male, conserva tutte le caratteristiche principali del primo. Graficamente, l’impatto è impressionante. Non soltanto per i disegni, o solo per il loro stile, ma anche perché questi tradiscono una fattura diversa dal canone di produzioni ben più in alto di “gerarchia” e budget. Il formato e il tipo di carta privilegiano la qualità e valorizzano la fatica, l’amore e l’impegno profusi dagli autori nel progetto, rinnovati ora per questo secondo grande appuntamento, attraverso tecniche di rappresentazione digitale all’avanguardia che, credeteci, sono perfettamente percepibili, oltre il proprio essere comprensibili. Cerchiamo di spiegarci meglio: stiamo parlando del feeling che Lumina comunica, che “tradisce” e “trasuda” sensazioni positive, da un lato all’altro della produzione. È come se, dopo essere nato e sviluppatosi tramite crowdfunding, Lumina chiuda il cerchio così, dicendo “grazie” ai suoi lettori-produttori a modo suo. Un modo che vi colpirà i sensi: dal tatto di due dita che accarezzano le tavole, all’olfatto di un odore di carta lucida inebriante, alla naturale ubriachezza visiva dei vostri occhi. E volendo, per l’udito, c’è la colonna sonora di Remo Baldi. Praticamente l’unica cosa che non potete fare è mangiarlo.

Ma allora cosa intendiamo, quando diciamo “nel bene e nel male”? Beh, intendiamo che anche Lumina, al netto di tutto quanto detto sopra (che, ci mancherebbe, influisce attivamente su qualsivoglia giudizio), si porta dietro anche qualche difetto, forse per genetica o per la sua stessa ambizione. Lumina è, e vuole essere, ben più di una storia, vuole essere un intero universo, pieno di sfaccettature, personaggi, regole, coerenze, eccezioni, sorprese, e via dicendo. Il problema è che, per fare tutto questo, ha bisogno di molto, moltissimo tempo da devolvere alla spiegazione. Il testo, fatta eccezione per sequenze mute dall’ampio respiro grafico, peraltro stupende, è spesso soverchiante. La narrazione, sovente indiretta. Questo tende, talvolta, a disarmonizzare anche la distribuzione visiva delle immagini, che nonostante la tavola alla francese, e lo stile euro-manga, possono farsi compresse e confuse, o magari semplicemente poco sincroniche con quanto viene intanto detto dai protagonisti, il cui “roster” è sterminato. Capita persino che loro stessi, dall’interno (e meta-narrativamente?), se ne rendano conto, e mettano in scena l’obiezione, con un laconico “Basta con gli spiegoni, Shani, per pietà”.

Questo stesso ampio respiro, che di per sé è lungi dall’essere male, finisce anche per influire sul ritmo della storia, che si evolve a passi sì decisi, ma rarefatti. Si ha subito l’impressione di stare assistendo a qualcosa di grande, che richiede fisiologicamente tempo e spazio per evolversi e, infine, esplodere verso la propria spettacolare conclusione. Forse, anche a noi lettori è richiesta un po’ di quella pazienza e impegno emanati dagli autori. Forse, persino chi non ha contribuito economicamente alla formazione di Lumina, può farlo così, al suo sviluppo e maturazione. Per fortuna, non è una cosa difficile, grazie a un aspetto davvero fuori scala. Abbiamo già detto delle sequenze mute, che comunicano (neanche troppo) paradossalmente quanto e più di quelle testo-munite, con fotogrammi da cinema che scandiscono un tempo lento e panoramico capace di catturare una vastissima gamma di emozioni, consce e inconsce. Graficamente non si può davvero appuntare niente a un fumetto che, all’interno del suo genere visivo ben delineato, può ben sedersi all’apice della categoria. Il formato, il modo di raccontare un po’ francese un po’ orientale, si combinano a tecniche digitali innovative ed efficaci, oltre alla stessa esacromia (vale a dire, volgarmente, l’uso in stampa di più colori come “fondamentali” e la conseguente crescita di combinazioni di “secondo grado”) contro la classica quadricromia del medium fumetto, che ormai tendiamo a dare per scontata da Lumina e dal suo mondo, ma che tanto scontata poi non è.

Verdetto:

Se fate già parte di quel fenomeno fumettistico che è Lumina, allora non avete bisogno del nostro consiglio, in occasione di questo Volume 2, siete già dei “fedeli”. Quel che vorremmo testimoniare, però, è che per apprezzare una storia come questa, ambiziosa, epica, letteralmente universale, non servono grandi atti di fede. Certo, a volte la lettura richiede qualche momento di più per essere assorbita, spesso i diversi personaggi parleranno in modo strano di cose che non conoscete, o che non ricordate. Ma cosa vi aspettate, da eroi di una dimensione tanto diversa? Roma non è stata costruita in un giorno, e Lumina non può essere compreso in meno tempo. Quel che vi aspetta dall’altro lato, comunque, è un corrispettivo più che adeguato, un racconto appassionato e appassionante, pieno di emozioni messe in scena come pochi romanzi grafici possono, visivamente parlando. Vi piace l’euro-manga, o il fumetto francese, o la fantascienza? Avete tutti almeno un motivo per dare una chance al mito di Tatai Lab. Potreste scoprire di volerne di più.