Malcolm & Marie, il nuovo film di Sam Levinson è su Netflix e ci porta all’interno di un’accesa discussione tra un regista e la sua compagna, in cui emerge di tutto dall’amore al rancore, passando per dissertazioni sul cinema, sulla critica e molto altro

Dopo il grande successo di Euphoria, la serie TV HBO arrivata in Italia grazie alla distribuzione su Sky, il figlio d’arte Sam Levinson torna a mostrarci i frutti del suo lavoro sul piccolo schermo, stavolta però su quello di Netflix e con un film (il terzo da regista), scrivendo e dirigendo Malcolm & Marie, che può fregiarsi del titolo di primo lungometraggio ad esser stato completato dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19.
Protagonista dell’opera è la fedelissima Zendaya (Marie), insieme a John David Washington (Malcolm), due attori quindi sulla cresta dell’onda e – come suggerisce l’esplicativo titolo – unici interpreti del film di Levinson.

Malcolm ha realizzato il suo primo film da regista e insieme a Marie torna a casa dopo l’anteprima, che è stata apparentemente un successo, ma quell’euforia straripante che emerge dall’atteggiamento ultra gasato di Malcolm farà presto i conti con un muro di improvvisa freddezza e risentimento della compagna Marie, che non ha digerito alcune dinamiche avvenute nella serata e che diventano il pretesto per un’accesa discussione tra i due.

In sostanza tutto il film verte sul dialogo, a tratti rovente e in altri più misurato dei due partner che si lanciano l’un l’altro accuse sui loro comportamenti, sulle mancanze che emergono nel rapporto e non solo.

Due attori al centro di tutto

Va da sé che più di un’ora e quaranta di film ambientato in una casa, con due soli attori e basato quasi esclusivamente sulla loro discussione necessita in primo luogo di una sceneggiatura impeccabile nei dialoghi e poi – forse ancor più importante – di una magistrale interpretazione da parte dei protagonisti. È senza dubbio per questo che Sam Levinson si affida a un’attrice che conosce benissimo come Zendaya e a un interprete altrettanto eccezionale come JD Washington, ma per farci immergere il più possibile nelle loro dinamiche di coppia è necessario azzerare le distrazioni, e così interviene la fotografia in bianco e nero di Marcell Rév, a impedire che si frappongano ostacoli tra il pubblico e una fedele attenzione.

malcolm marie

Il risultato senza dubbio è convincente, e buona parte del merito è proprio dei due attori, con un John David Washington abilissimo nel mostrare tutto un ventaglio di sentimenti e soprattutto peculiarità caratteriali del suo personaggio, dalle sue insicurezze, al suo egoismo, ai suoi difetti fino a una irrefrenabile voglia di vendicarsi punzecchiando spesso con eccessiva cattiveria la sua compagna, andando oltre il necessario, come gli fa notare la stessa Marie. Lei, dal canto suo, non è da meno. Il background complicato di una donna che ha vissuto un’adolescenza e una gioventù difficile in cui emerge un passato di tossicodipendenza, fanno di lei una persona fragile che ha la necessità di sentirsi amata dal suo uomo e messa al di sopra di tutto e tutti, e quando percepisce che questo non avviene esplode prima di rancore e poi di rabbia.
È bravo Levinson in tutto ciò a indugiare spesso sui volti del partner nei momenti in cui è l’altro a sfogarsi, e sono in egual modo bravi gli attori a evidenziare con le loro espressioni i propri sentimenti.

Tuttavia è altrettanto vero che questi dialoghi sono rivestiti di un’eccessiva teatralità e un’esagerazione che alla lunga diventa un po’ snervante, salvata solo in parte dai momenti di calma che ogni tanto Levinson concede agli attori ma soprattutto a noi. La sensazione, già da metà film e confermata poi al termine dalla visione è che Malcolm & Marie, con un sapiente lavoro di taglia e cuci, sarebbe potuto essere più semplicemente un bellissimo cortometraggio, confezionato con alcuni dialoghi memorabili e senza altri tutto sommato ridondanti.

Del resto, se proviamo a immaginare un corto fantastico fatto di dialoghi e di sguardi profondi ed evocativi non possiamo non pensare a Hotel Chevalier del maestro Wes Anderson, e probabilmente Malcolm & Marie, sebbene non avrebbe mai potuto sfiorare i livelli di un capolavoro come quello con Jason Schwartzman e Natalie Portman, sarebbe stato comunque memorabile.

malcolm marie

Parlare di cinema

Ovviamente, pur con le sue imperfezioni, il lungometraggio di Levinson si lascia apprezzare per i motivi finora esposti, ma anche per altri che forse non affascineranno tutti gli spettatori ma hanno un target ben definito: i critici cinematografici. Chi fa il nostro lavoro e lo fa da un bel po’ di anni non può non sorridere di fronte ai discorsi di Malcolm sulle recensioni, sulle modalità e le meccaniche delle stesse, e in fondo anche sull’importanza che queste rivestono sulla carriera e sull’inquadramento di un regista, in particolar modo a certi livelli, quando si cita Variety o LA Times. Ed è qui che Malcolm & Marie diventa anche un film sul cinema, coadiuvato dalla sottotrama da cui la discussione prende il via, o ancora da una sorta di provino in cui Marie si esibisce magistralmente durante il litigio. La colonna sonora di Labirinth poi, tra jazz e R&B ci regala un’atmosfera da grande classico hollywoodiano, avvalorata dalla già menzionata fotografia senza tempo e in bianco e nero di Rév.

malcolm marie

Nonostante qualche difetto e una teatralità in alcuni frangenti smodata, di motivi per vedere Malcolm & Marie su Netflix ce ne sono quindi un bel po’, e a quelli citati potremmo aggiungerne altri come le interessanti discussioni su cinema e razzismo o quelle sul ruolo della donna, ancora troppo ai margini di un mondo che non ringrazia sufficientemente gli sforzi dell’altra metà del cielo.
Magari non è un film per tutti, ma merita di essere visto, e in particolare gli addetti ai lavori e gli amanti del cinema non dovrebbero lasciarsi sfuggire il nuovo audace lavoro di Sam Levinson.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.