Uno sguardo ai migliori videogiochi brevi disponibili per tutte le piattaforme

Come ulteriore prova della vacuità della luogo comune che vede una stretta correlazione fra il valore di un videogioco e la sua lunghezza, dopo i consigli a tema supereroi, abbiamo deciso di stilare questo prontuario d’occasione con alcuni dei migliori videogiochi brevi mai usciti per tutte le piattaforme. D’altra parte l’estate è la stagione perfetta per dedicarsi a esperienze meno impegnative ma non per questo meno entusiasmanti da provare!

One Chance

Migliori videogiochi brevi

One Chance è un indie browser game sviluppato da Dean Moynihan e pubblicato da Newgrounds a fine 2010. La premessa narrativa ci pone nei panni dello scienziato John Pilgrim, inventore di una portentosa cura contro il cancro che, dopo essere stata rilasciata nell’aria sotto forma di gas, inaspettatamente inizia ad aggredire le cellule viventi invece di quelle tumorali. Da questo momento avremo sei giorni per realizzare una contro-cura e, a seconda delle nostre scelte, per raggiungere uno dei tanti finali disponibili.

La peculiarità di One Chance, come suggerisce il titolo, oltre la brevità, risiede proprio nel suo configurarsi come esperienza una tantum (anche se, attraverso dei semplici accorgimenti è possibile eludere questa forma di “blocco”); ovvero, nel suo porsi come un percorso fruibile una volta soltanto e non rigiocabile infinite volte per riuscire a scoprire tutti gli snodi narrativi e le conseguenze delle nostre azioni (il gioco, infatti, registra l’uso sul vostro browser e ne impedisce il riavvio).

Un’esperienza che, seguendo il pensiero dello sviluppatore, vuole amplificare all’ennesima potenza il peso delle scelte compiute e l’inesorabilità del rapporto causale all’interno di una dimensione lineare del tempo. Una vera e propria simulazione-sintesi di uno scenario apocalittico che non può che rendere One Chance uno dei migliori videogiochi brevi di sempre.

Migliori videogiochi brevi – Gorogoa

Sviluppato da Buried Signal, studio di sviluppo composto da un unico membro (lo sviluppatore e artista Jason Roberts), Gorogoa è un affascinante quanto bizzarro piccolo puzzle-game bidimensionale. Interamente disegnato a mano, il titolo si sviluppa su vari livelli che incastrano e combinano fra di loro elementi surreali frutto di una fantasia davvero ispirata. Data la sua natura, ogni schermata ci pone di fronte a dei rompicapo che dovremo risolvere (non tutti facilissimi da decodificare data la logica astratta sottesa all’intera produzione) per permettere al protagonista di proseguire nella sua missione (ovvero trovare 5 frutti di diversi colori nei vari mondi dipinti che scopriremo).

Pensiero laterale e immaginazione alle stelle si rendono perciò strumenti necessari per affrontare Gorogoa, un’esperienza creativa che fa della piacevolezza estetica un proprio tratto distintivo, senza dimenticare di lasciare il giusto spazio a una narrativa non lineare (anzi, nascosta nelle pieghe del codice) tutt’altro che banale e superficiale.

Minit

Migliori videogiochi brevi

Disponibile per console, PC, Linux, macOS e smartphone (sia Android che iOS), Minit è un piccolo adventure game che mette il giocatore di fronte a tanti piccoli enigmi e rompicapo. La particolarità risiede nel fatto che ogni partita dura 60 secondi: sì, soltanto 60 secondi entro i quali dovremo raccogliere indizi, collezionare armi e oggetti, incontrare personaggi misteriosi, sconfiggere i nemici di turno (gli item raccolti durante le varie partite non verranno resettati ma potranno essere accumulati e portati avanti partita dopo partita) per arrivare finalmente a interrompere la maledizione che limita la durata delle giornate al fantomatico minuto.

Sviluppato da Jan Willem Nijman, Kitty Calis, Jukio Kallio e Dominik Johann, e pubblicato da Devolver Digital, Minit propone, attraverso uno stile retrò e minimalista, una sfida allettante e impegnativa, con rompicapo complessi e capaci di mettere a dura prova il giocatore di turno. Il fattore ansiogeno costituito dal ricatto dello scorrere del tempo chiude il cerchio di un prodotto tanto bizzarro quanto unico nella sua laboriosa semplicità.

Migliori videogiochi brevi – Limbo

Migliori videogiochi brevi

Opera prima dello studio indipendente Playdead, Limbo è un puzzle-platform bidimensionale pubblicato nel 2010 in esclusiva su Xbox Live Arcade e negli anni successivi anche su Playstation Network, Steam e OnLive.

Protagonista di quest’avventura è un ragazzo di cui non conosciamo il nome che si trova a vagare in una foresta estremamente pericolosa caratterizzata da un’atmosfera tetra e macabra alla ricerca della sorella maggiore scomparsa. L’uso del bianco e nero, mediato da particolari giochi di luce e da un effetto che ripropone la granulosità della pellicola, contribuisce al mood generale aumentando l’impianto scenico horror.

D’altra parte, bastano alcuni minuti di gioco per capire cosa dovremo aspettarci da questa foresta: mossi i primi passi, un enorme ragno ci si pone davanti nel tentativo di ucciderci. Sfruttando l’ambiente circostante, il motore fisico e l’ingegno, potremo attivare una trappola capace di metterlo momentaneamente K.O. e permetterci di proseguire nel nostro viaggio.

Il concept di Limbo è tutto qui: un susseguirsi intermittente di trial and error che fanno della ripetizioni un mantra che non ci abbandonerà mai. Fortunatamente, un comparto artistico di assoluto livello, enigmi mai tropo banali e dei controlli sempre reattivi permettono al titolo di meritarsi una posizione di tutto rispetto all’interno di questa raccolta dei migliori videogiochi brevi.

Gone Home

Migliori videogiochi brevi

All’interno di Gone Home, avventura grafica in prima persona sviluppata e pubblicata da Fullbright Company nel 2013, la vera protagonista è una magione che si trova ad Arbor Hill a Portland, nell’Oregon.

La trama ha inizio nel 1995, quando Kaitlin Greenbriar decide appunto di tornare a casa dopo un lungo viaggio ma non trova nessuno. Ha inizio così la “nostra” avventura che ci permetterà di guidare Kaitlin nella sua esplorazione e investigazione dell’abitazione alla ricerca di risposte, fino ad arrivare a scoprire i segreti celati al suo interno e il destino dei suoi familiari.

La componente narrativa, che emerge grazie agli indizi ambientali e alla presenza di una voce narrante, è uno degli elementi di maggiore qualità di questa produzione. Tale da dare vita a una storia realistica, coinvolgente e perfettamente credibile, nonché dotata di una profondità non così scontata in questo settore. Anche le musiche, grazie al contributo di alcune band come Riot grrl, Heavens to Betsy, Bratmobile e la locale The Youngins (alter ego dei Girlscout, la band immaginaria presente nel gioco), e al lavoro di Chris Remo (compositore della colonna sonora che ci accompagna durante l’esplorazione), concorrono a impreziosire il quadro generale elevando Gone Home a titolo imperdibile per tutti gli amanti del genere.

Migliori videogiochi brevi – Journey

Sviluppato da Thatgamecompany, autori di Flow, Flower e del più recente Sky: Children of the light, Journey è una particolare ed evocativa avventura originariamente uscita per Playstation 3 nel 20212.

Nel gioco controlleremo una misteriosa figura che, avvolta in un mantello che sembra dargli corpo, si ritrova a vagare in uno sconfinato deserto senza punti di riferimento o ulteriori informazioni, se non la sola presenza di un’alta montagna irradiante una colonna di luce che si erge in lontananza al di là dell’orizzonte. Sarà proprio quella montagna la meta del nostro cammino: un pellegrinaggio nomade, fra dune di sabbia, resti di antiche civiltà, indecifrabili glifi e creature sconosciute ad aprirci la strada verso la vetta.

Un viaggio esperienziale alla scoperta di storie e di identità perse nella memoria del tempo che, alternando puzzle a basilari fasi platform, si dà come un’archeologia del possibile rendendo vivo il ricordo del passato, addensando di significato il nostro magico cammino e mettendoci di fronte a minacce mostrifere e all’impervia risalita resa difficoltosa da agenti atmosferici apparentemente ostili.

Un comparto artistico allo stato dell’arte e una colonna sonora evocativa, con i suoi malinconici e crepuscolari archi, si fondono alle semplici meccaniche di gioco per essere impreziositi da un singolare utilizzo dell’online, in grado di ridefinire il concetto di condivisione e di collaborazione non violenta.

Una somma di positività tale da rendere indispensabile la presenza di una produzione come Journey fra i migliori videogiochi brevi della storia.

Superhot

Nato come prototipo, sostenuto successivamente attraverso una campagna su Kickstarter, Superhot è un titolo indipendente pubblicato per la prima volta nel 2016 per computer e in seguito anche per le altre piattaforme (da sottolineare l’uscita di una versione, chiamata Superhot VR, compatibile con la Realtà Virtuale e la tecnologia Windows Mixed Reality).

È vero, la presenza di una trama di stampo metanarrativo, che sostanzialmente riflette in merito al rapporto e all’interdipendenza fra l’atto del giocare, l’io giocatore e l’avatar come simulacro e riflesso di una presenza mobile all’interno di un codice prestabilito, è un aspetto che contribuisce ad aumentare il fascino di questo sparatutto in prima persona, ma è nel gameplay che Superhot dà il meglio di sé.

Interamente basato sulla meccanica del bullet time, compito del giocatore è quello di sconfiggere i nemici di colore rosso che compaiono nel corso dei livelli (circa una trentina in totale). Il tempo, dunque, che progredisce solamente a seguito di specifici input, gioca un ruolo fondamentale nell’economia dei movimenti e delle scelte da compiere per azzeccare il giusto tempismo con cui raccogliere un’arma, spostarsi e sparare. Evitando nel frattempo i colpi degli avversarsi.

Quello che avremo, allora, è un ritmo sincopato, frammentato, con un’azione che procede mescolando scatti repentini a brevi e fluidi passaggi di camera. Una alchimia vibrante che si unisce al minimalismo grafico scelto per l’occasione (che ci dà l’idea di essere dentro un vero e proprio simulatore virtuale) e contribuisce a rendere Superhot uno dei migliori videogiochi brevi attualmente sul mercato.

Migliori videogiochi brevi – Oxenfree

Migliori videogiochi brevi

Titolo di debutto della software house Night School, Oxenfree è un’avventura grafica, più precisamente una ghost story, punta e clicca ambientata su un’isola in passato sede di una base militare.

È notte e i protagonisti, un gruppo di amici intenti a festeggiare la fine della scuola superiore, con un semplice e innocuo gesto sintonizzano la radiolina portatile (che scopriranno essere una sorta di antenna occulta capace di captare e restituire messaggi e informazioni sul mondo di gioco) su una frequenza proibita. Un’azione che comporta l’apertura di una specie di portale dimensionale da cui emergeranno i segreti e i fantasmi oscuri celati nell’isola (o, forse, dall’isola stessa).

L’atmosfera da teen horror movie anni Ottanta, il citazionismo fatto di rimandi ed echi alle più famose produzioni dell’intrattenimento mondiale, contribuiscono a plasmare l’architettura narrativa che, ispirandosi alle produzioni Telltale, fa della solidità della scrittura e della ramificazioni delle possibilità la sua arma vincente. Una storia spettrale che si fonde con il più tipico dei romanzi di formazioni e si fa intreccio labirintico in base alle nostre scelte. Il lascito? Molteplici punti interrogativi da riscoprire e approfondire e il desiderio di provare e riprovare per colmare i vuoti di senso di questo racconto interattivo.

The Stanley Parable

The Stanley Parable, nato nel 2011 come mod gratuita per Half-Life 2 dalla mente di Davey Wreden, trova la sua compiutezza nella versione sviluppata e pubblicata da Galactic Cafe nel 2013 (una sorta di remake con tanto di riscrittura da zero del motore grafico e con l’aggiunta di nuovi contenuti).

In questo titolo, un po’ avventura dinamica e un po’ walking simulator, impersoniamo un uomo di nome Stanley. Stanely è un dipendente di azienda che lavora davanti al computer e il suo lavoro consistente nell’eseguire le istruzioni che gli vengono impartite. L’incipit narrativo prende il via proprio da qui: un giorno come un altro, non ricevendo più le consuete istruzioni, Stanley si accorge che il suo ufficio è vuoto e decide perciò di lasciare la sua stanza per capire cosa sia successo.

Da questo momento in poi sarà compito del giocatore guidare il cammino di Stanley, decidendo e scegliendo i percorsi da prendere in totale autonomia o seguendo le indicazioni della voce narrante. Ed è proprio il narratore, colui che racconta la “nostra” storia e che sostanzia l’ambiente surreale in cui ci troviamo, uno degli elementi di design più interessanti e singolari di questo titolo: attraverso il suo racconto veniamo a conoscenza delle informazioni e degli elementi che caratterizzano il mondo di gioco e i suoi abitanti, e veniamo guidati verso un percorso prestabilito che potremo decidere di rispettare o meno.

La dialettica che si produce a ogni bivio decisionale, non si limita a impattare nell’espansione e diversificazioni delle situazioni, con tanto di finali multipli, ma innesca una riflessione (come dichiarato dallo stesso Wreden, il quale rivela di aver riversato parte del proprio vissuto biografico nel presentare la triste quotidianità di Stanley) in merito all’effettiva libertà offerta al giocatore in un contesto in cui vi è una scrittura che gestisce e ordina gli avvenimenti che si susseguono (e, di norma, non si susseguono se non per come sono stati pensati) all’interno di mondo immaginario pre-esistente.

Migliori videogiochi brevi – The Unfinished Swan

Prima del capolavoro What Remains of Edith Finch del 2017 (titolo bonus da inserire in questo elenco dei migliori videogiochi brevi), Giant Sparrow, grazie a una collaborazione con Playstation, pubblicò il meraviglioso The Unfinished Swan. Un’avventura che, accarezzando delicatamente temi quali il concetto di perdita e di incompiutezza, ci mette nei panni di un ragazzo che, grazie al pennello ereditato dalla defunta madre, interagisce ricolorando il mondo di gioco e di fatto scoprendone la forma e facendo emergere il paesaggio dal bianco assoluto che nasconde ogni cosa.

L’immaginazione, dunque, trasferita in una brillante meccanica che con colpi di pennello ci permette di superare i vari puzzle e la fasi platform che incontreremo nella nostra ricerca, si fa trucco e arte performativa di un level design che si dà e si trasforma grazie alla nostra presenza attiva.

La colonna sonora, morbida e accogliente, contribuisce nel far immergere ancora di più il giocatore in queste fantasticherie pittoriche e a rafforzare l’atmosfera da sogno che permea e avvolge un’opera incantevole come The Unfinished Swan.

 

Andrea Bollini
Vivacchia fra i monti della Sibilla coltivando varie passioni, alcune poco importanti, altre per niente. Da anni collabora con diverse realtà (riviste, associazioni e collettivi) legate alla cultura e all'intrattenimento a 360 gradi. Ama l'arte del raccontare, meno Assassin's Creed.